giovedì 11 aprile 2019

TURISMO INSOSTENIBILE: LETTERA AL MINISTERO DELL'AMBIENTE A TUTELA DELLE VALLI DI COMELICO





Alla c.a.
Ministero dei Beni e delle Attività Culturali (MiBAC)
Ministro dott. Alberto Bonisoli
ministro.segreteria@beniculturali.it

Gentile Signor Ministro,
lo scopo della presente lettera è quello di sollecitare la Sua autorevole attenzione sul
problema delle trasformazioni ambientali che minacciano l’integrità paesaggistica ed
ecologica di un importante settore delle Dolomiti Orientali, contro le quali si sono mosse
da tempo le nostre associazioni, coinvolgendo anche la Soprintendenza competente.

Nel gennaio 2017, lo studio Plan Team di Bolzano su incarico della società “Drei Zinnen”
ha realizzato uno studio di fattibilità per un progetto di valorizzazione sciistica dei pendii della valle del Comelico, che salgono verso il confine altoatesino, per collegare alcuni impianti di risalita del versante veneto con l’estesa rete degli impianti sciistici di
quella Provincia a statuto speciale. Le Autorità amministrative del Veneto e dell’Alto Adige hanno previsto di reperire le ingenti risorse finanziarie necessarie, attingendo a una parte del Fondo comuni confinanti (ex Fondo Odi). 

Il collegamento sciistico progettato verrebbe finanziato per il 70% dalla Provincia di Bolzano con 26 milioni di Euro, allo scopo di far tracimare nel Veneto la rete degli impianti della val Pusteria,ormai stracolma.

Il progetto prevede:
a) due nuovi impianti di risalita in territorio bellunese: la cabinovia Popera, che sale da Campotrondo in Valgrande (1306 m s.l.m.) fino alla Cima dei Colesei (1972 m s.l.m.) e la seggiovia Valgrande, che da Campotrondo sale verso il Col d'la Tendla (1600 m s.l.m.);
b) tre nuove piste che collegano la Cima dei Colesei al Passo di Monte Croce Comelico (Popera I); la pista Popera II, che dal Passo di Monte Croce Comelico
scende a Campotrondo, e la pista Valgrande che scende sotto l'omonimo impianto in progetto.

Inoltre è previsto un ampio bacino per l'innevamento artificiale nei pressi di Bagni di Valgrande, in prossimità delle sorgenti sulfuree. Infatti, la quota modesta delle previste stazioni d’arrivo, unita all’orientamento meridionale dei percorsi, rende
necessario un costante e costoso uso dei cannoni per l’innevamento artificiale.

Senza tenere in conto la progressiva scarsità di precipitazioni nevose dovute al riscaldamento del Pianeta.

Come riportato nel Rapporto Ambientale del Piano Regionale Neve (PRN) della Regione
Veneto, le nuove piste da sci e i nuovi impianti intersecherebbero aree di notevolissimo
e documentato pregio naturalistico e ambientale. 
Tra queste zone si annoverano aree
Natura 2000, tra cui la ZPS IT3230089 “Dolomiti del Cadore e del Comelico” e la ZSC
IT3230078 “Gruppo del Popera, Dolomiti di Auronzo e del Comelico”. 
L’intero versante occidentale della valle del Comelico rientra nei confini della “buffer zone” stabiliti
dall’UNESCO, quando ha riconosciuto a una parte del territorio delle Dolomiti la qualità necessaria per essere inserito nei Monumenti Naturali del Mondo (World Heritage).

L'iscrizione delle aree citate a Patrimonio Mondiale Dolomiti UNESCO si basa sulla stesura di una Strategia di Gestione che garantisca la tutela e la salvaguardia dell'integrità del territorio. In modo particolare vengono sottolineati il divieto di
intensificare le infrastrutture e la necessità di gestire in modo sostenibile il maggior flusso turistico derivante dal riconoscimento stesso. 

In altre parole stiamo parlando di un
ambiente naturale di spettacolare fascino, che fino ad oggi si è conservato pressoché integro. Lo stesso rapporto prosegue classificando la valle del Comelico (Padola) di medio-basso pregio sciistico potenziale. Il testo evidenzia infine come la realizzazione di
questo progetto comporti un incremento della cementificazione e una ulteriore pressione sulle risorse idriche già fortemente messe in crisi dagli impianti idroelettrici presenti (centrali di Sopalù, Campolongo e Pelos).

I tracciati degli impianti a fune e delle piste da sci proposti in questo progetto intersecano la zona buffer Dolomiti UNESCO, precedentemente menzionata. Il rapporto che sancisce tale riconoscimento (Report of decisions of the 33rd session WHC-
09/33.COM/20, p. 188 of the World Heritage Committee; Seville, 2009) pone come
elementi fondamentali l'esistenza e il mantenimento dell'integrità di porzioni di territorio non ancora antropizzati, nei quali ricadono anche siti di Natura 2000.

A ragione dunque la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per l'area metropolitana di Venezia e per le Province di Belluno, Padova e Treviso, ha espresso più di una volta parere negativo (pareri negativi rilasciati il 14.01.2015 (Prot. n. 0000670), il 17.02.2015 (Prot. n. 0003533), il16.06.2015 (Prot. n. 0013652), il 27.02.2017 (Prot. n.0004167-VE-Re), il 01.09.2017 (Prot.n. 0018737-VE-Re), anche dopo che il progetto è
stato lievemente modificato dai proponenti (Prot. n. 0002754-VE-Re) a causa dell’inaccettabile impatto ambientale e paesaggistico del collegamento in oggetto.

Crediamo utile riportare alcuni passaggi dell’ultimo parere, in cui si riconosce la natura economica e di sviluppo turistico del progetto, ma si ritiene che: “sebbene modificata al fine di un miglior inserimento paesaggistico degli impianti, la proposta avanzata è
tuttora incompatibile con la conservazione delle valenze paesaggistiche incontaminate del sito, nonché con gli indirizzi di ordine generale dell'Unesco e della Regione del Veneto sulla possibilità di implementazione di nuovi impianti sciistici per l'area in oggetto.”

Per questo motivo la Soprintendenza del Veneto ora sta subendo gli attacchi pressanti,
spesso addirittura sguaiati e disinformati, di una parte dei media locali e nazionali, e di
una parte delle formazioni politiche alle quali gli elettori hanno affidato il compito di rappresentarli.

Dobbiamo affermarlo senza ambiguità: il paesaggio naturale italiano, tutelato dalla Costituzione (articolo nove), va considerato in tutti i sensi un bene comune che - proprio come tale – non può essere imprigionato nelle maglie degli interessi particolari e
esclusivi di questa o quella comunità e pertanto merita di essere difeso in modo strenuo.

Sempre secondo la Costituzione nessuno può pensare di essere il padrone assoluto di un bene materiale. Di conseguenza i diritti di coloro ai quali è capitato in sorte il destino di nascere e vivere nelle valli montane restano innegabili e devono essere tenuti in debito
conto; ma vanno armonizzati con la vocazione dei luoghi, così come essa è percepita, riconosciuta e difesa dall’intera collettività nazionale e sovranazionale. 

Solo accettando questa verità, che supera il groviglio delle convenienze puramente localistiche, sarebbe
possibile dare vita a un dialogo costruttivo tra i portatori dei diversi interessi in gioco.
Riconosciamo il valore delle iniziative intraprese dal Ministero da Lei validamente guidato per raggiungere tale meta.
Anche le scriventi associazioni sono consapevoli del drammatico problema della progressiva marginalizzazione delle comunità delle montagne venete e della necessità di creare nuova occupazione e apprezzano il fiero attaccamento degli abitanti alle proprie radici e la loro volontà di migliorare la propria qualità della vita senza essere costretti a
emigrare; neppure sottovalutano le difficoltà quotidiane derivate dalla scarsità dei servizi essenziali. 

Ma davvero il progetto in questione contribuirebbe a risolvere tali problemi? Noi abbiamo molte ragioni per non crederlo. Oggi non è lungimirante investire
in grandi impianti per lo sci di discesa e nelle pesanti infrastrutture che consumano la montagna e ne corrodono il fascino, portando spesso vantaggi irrisori. Troppe “cattedrali nel deserto”, abbandonate perché non sostenibili economicamente, o vistosamente sotto utilizzate rispetto agli investimenti iniziali, già deturpano le nostre Alpi. 

Bisogna avere il coraggio porre un freno ad iniziative che appaino ingiustificate non solo per le
loro ricadute ambientali ma anche alla luce del calcolo costi-benefici dal punto di vista economico. Pur comprendendo le speranze degli abitanti del Comelico, troviamo che sarebbe più lungimirante investire le risorse previste per la realizzazione di questo progetto in iniziative concrete, orientate verso un turismo di qualità, rispettoso dei valori ambientali del territorio, e capaci nel contempo di offrire nuovo respiro alla qualità della vita degli abitanti del Comelico.

Confidiamo, gentile Signor Ministro, di continuare a godere dell’appoggio del Dicastero da lei guidato, avvalendoci anche in futuro del costruttivo e efficace sostegno della competente e coraggiosa Soprintendenza veneta.


5/04/2019
In fede,

Mountain Wilderness Italia
Italia Nostra
LIPU
Federazione Nazionale ProNatura
Legambiente
WWF

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