martedì 7 giugno 2022

NO a nuovi inceneritori in Regione e NO all'ipotesi Novi Ligure

 6 giugno 2022                                                                                           Comunicato stampa

 Legambiente: “NO a nuovi inceneritori in Regione e NO all'ipotesi Novi Ligure” 

Il 24 maggio le dichiarazioni del neo-Presidente di TRM Alessandro Battaglino su La Stampa di Torino, ieri 5 giugno quelle del presidente del Consorzio servizi rifiuti del Novese, Tortonese, Acquese e Ovadese, Angelo Ravera : “A questo punto direi che sia evidente: il termovalorizzatore si farà sul nostro territorio”. 

Di evidente c'è solo una classe politica sorda alle necessità ambientali e pronta a percorrere la strada che apparentemente sembra più semplice. Il Consorzio Rifiuti Novese ed il suo presidente devono fare un passo indietro perché la pianificazione dei termovalizzatori non spetta a loro. 

Inoltre il Piemonte non ha bisogno di nuovi impianti di incenerimento: una Regione ampiamente inadempiente alle norme europee, nazionali e allo stesso piano regionale, non può basare sulle proprie inefficienze nuove progettualità impiantistiche per lo smaltimento, né può accollarsi le esigenze liguri. Il Basso Piemonte non può essere perennemente al servizio della Liguria! 

E soprattutto non è accogliendo rifiuti da fuori regione che migliorerà la situazione ambientale novese. Di seguito alcune frasi del comunicato di Legambiente Piemonte che condividiamo in pieno e riproponiamo per dire NO a nuovi inceneritori in Piemonte. 

Con i progetti ad oggi avanzati si andrebbe verso un sovradimensionamento impiantistico importante, a tutto discapito di una gestione sostenibile dei rifiuti e del percorso di economia circolare che l’Europa ci chiede. Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta assiste con sgomento alla corsa all’incenerimento partita da Roma ed ora arrivata in pompa magna anche nella nostra Regione dove da tempo covava sotto le ceneri. 

Le parole del neo-Presidente di TRM Alessandro Battaglino nell’intervista a La Stampa del 24 maggio scorso ci lasciano abbastanza esterrefatti, nella forma e nella sostanza. Nella forma perché Battaglino è Presidente di una società che di incenerimento si occupa, nominato dal Comune di Torino; nella sostanza perché, al solito, si parte dall’elemento (lo smaltimento dei rifiuti) in fondo a tutte le indicazioni di priorità d’azione dettate dalle norme nazionali ed europee. 

La programmazione impiantistica è in capo alla Regione e ricordiamo come ad oggi siano presenti sul territorio piemontese almeno 3 progetti in differente stato di avanzamento per altrettanti nuovi impianti di incenerimento con valorizzazione energetica: l’impianto proposta da A2A a Cavaglià in provincia di Biella (280.000 tonn/anno); l’impianto proposto e presentato alle amministrazioni locali la scorsa settimana da SMAT per la valorizzazione energetica dei fanghi da depurazione a Settimo Torinese (100.000 tonn /anno); l’impianto a cui spesso l’amministrazione regionale ha fatto riferimento da creare nel sud della regione, con ogni probabilità a Novi Ligure. 

Si va verso un sovradimensionamento impiantistico impressionante in una Regione che non solo non rispetta le direttive nazionali sulla gestione rifiuti, ma che nemmeno rispetta gli obiettivi auto-imposti dal piano regionale al 2020 (474 kg/abitante e 64% di raccolta differenziata contro i target dei 465 kg/abitante e il 65% di RD) . 

Se solo si rispettassero gli obiettivi (modesti) fissati dal piano vigente al 2025 (425 kg e 70% di RD in ogni ATO) il Piemonte avrebbe una necessità di smaltimento pari a 545.000 tonn/anno di RSU, ampiamente coperta dall’impianto del Gerbido (che nel 2021 ha bruciato 560.000 tonnellate di rifiuti). 

Obiettivi che, come affermato al nostro Ecoforum 2021 da funzionari regionali, saranno rivisti e resi decisamente ambiziosi dalla nuova pianificazione, sia in tema di raccolta differenziata che in tema di riduzione. “La gestione dei rifiuti – continua Giorgio Prino, Presidente di Legambiente Piemonte – ha ricadute importanti anche sul tema della decarbonizzazione. In questo momento il Gerbido è il maggior punto di emissione di gas climalteranti della Città di Torino.  Ci chiediamo come possa la Città di Torino, per bocca di un suo nominato, pensare ad un nuovo impianto di incenerimento, visto che ha assunto il gravosissimo impegno di una decarbonizzazione totale entro il 2030 con la partecipazione al programma europeo “100 Climateneutral Cities by 2030 – by and for the Citizens”. 

Torino non ha bisogno di un nuovo impianto di smaltimento. 

Il Piemonte non ha bisogno di un nuovo impianto di smaltimento. 

Novi Ligure ed il Basso Piemonte non hanno bisogno di un nuovo impianto di smaltimento. 

Si percorra senza preclusioni ideologiche la strada dettata dall’Europa e si segua un reale percorso verso l’economia circolare: prevenzione, riduzione, riuso e raccolta differenziata.

Legambiente Ovadese Valli Orba e Stura

Legambiente Val Lemme

giovedì 2 giugno 2022

L’EVENTO ALLUVIONALE DEL 2 -3 OTTOBRE 2020 IN PIEMONTE

Il 25 maggio scorso, nel corso di un convegno a Torino, ricercatori del CNR IRPI di Torino e di altre Università, funzionari dell’Arpa Piemonte e della Regione Piemonte, con la collaborazione di professori universitari e liberi professionisti hanno analizzato l’evento atmosferico del 2 e il 3 ottobre 2020. 

Evento che diede origine alle intense piogge, legate alla tempesta atlantica “Alex”, che interessarono una zona del cuneese con la confinante area francese e una zona a nord del Piemonte.

I tecnici hanno affrontato prima aspetti meteorologici e idrologici, per poi toccare tematiche più prettamente geologiche e geomorfologiche, con una corposa analisi storica degli eventi pregressi e con inevitabili considerazioni legislative ed urbanistiche.

Trattandosi di analisi scientifiche nessun accenno è stato fatto circa la necessità di escavazioni generalizzate dei fiumi, tranne un breve cenno sulla loro inutilità. Su questo argomento, sempre nell’ottobre 2020, avevamo pubblicato il post:

https://circololegambientevallemme.blogspot.com/search/label/%23ALLUVIONI  )

Il lavoro svolto dai ricercatori è pubblicato nel volume L’EVENTO ALLUVIONALE DEL 2 -3 OTTOBRE 2020 IN PIEMONTE (supplemento al n. 4/2021 del periodico della Società Italiana di Geologia Ambientale) che si può scaricare dal sito:


Nelle Conclusioni, a firma di Fabio Luino e Laura Turconi dell’IRPI-CNR, si legge:

…anche questo evento ha dimostrato che se da un lato gli episodi pluviometrici intensi che hanno provocato danni sono sempre più frequenti (in media uno ogni due giorni nel 2021 sull’intera penisola), dall’altra paghiamo a caro prezzo il poderoso sviluppo edilizio dei decenni precedenti, come ben si è descritto nel paragrafo 4.7. Ancora oggi i mass media utilizzano il termine “calamità naturale”, un luogo comune che ha consentito per anni di creare un alibi alle responsabilità oggettive esistenti. I danni causati dai fenomeni alluvionali sono il risultato di una politica di gestione territoriale che fino agli anni ‘90, non ha tenuto in considerazione le caratteristiche geomorfologico-idrauliche del territorio e i dati storici sulle piene del passato. Ad evento accaduto, è possibile constatare i danni, talvolta annoverare anche le vittime, scrivere relazioni tecniche, fotografare situazioni drammatiche: sono la diretta conseguenza di decisioni prese, diversi anni fa, da molti responsabili della cosa pubblica, ma anche sorrette da una vasta parte degli amministrati, colpevoli di non aver voluto capire quel che andava fatto ed incapaci di riconoscere i dovuti meriti agli amministratori più previdenti. Il risultato, oltre ai danni irreversibili al paesaggio, è stato in particolare il mancato rispetto di quell’area vitale del corso d’acqua, la cosiddetta “area di pertinenza fluviale”. Negli ultimi anni la sensibilità ambientale è per fortuna aumentata e ci si augura che anche la corretta pianificazione del territorio possa degnamente svolgere il suo compito. La speranza, per tutti coloro che operano in questo ambiente, è che gli studi approfonditi e mirati condotti da decenni sul territorio non finiscano nel cassetto, ma vengano presi in considerazione e applicati alla realtà anche se comporteranno necessariamente scelte drastiche ed impopolari. Perché ciò accada è necessario che chi ha il potere decisionale ed amministrativo sulla delicata materia “ambientale” e sul territorio si affidi a tecnici qualificati che siano in grado di identificare azioni rapide ed efficaci da intraprendere in tema di prevenzione di ogni tipo di rischio.