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giovedì 16 febbraio 2017

AMMONIZIONE DELLA COMMISSIONE EUROPEA IN SEGUITO AI RIPETUTI SFORAMENTI IN MATERIA DI QUALITÀ DELL'ARIA


La Commissione europea invia un ultimo avvertimento a Germania, Francia, Spagna, Italia e Regno Unito perché non hanno affrontato le ripetute violazioni dei limiti di inquinamento dell'aria per il biossido di azoto (NO 2). 

L'inquinamento da NO 2 costituisce un grave rischio per la salute. La maggior parte delle emissioni provengono dal traffico stradale, ma anche la combustione con finalità energetiche non è da trascurare ...
Il Dossier Mal'Aria è consultabile qui





domenica 15 gennaio 2017

SUL TEMA DELLE GRANDI OPERE: UN CONTRIBUTO DI ANNA DONATI


Dal sito di Eddyburg.it un articolo di Anna Donati sul tema delle Grandi Opere

Grandi opere, quali opportunità e quali rischi


Anna Donati 30 dicembre 2016 | Sezione: Alter, Ambiente, Italie, Lavoro, Società


I fatti dimostrano che le “grandi opere” solo occasionalmente producono utilità sociale. Un convegno della Fondazione Basso e della Fondazione Culturale Responsabilità Etica

Davvero un appuntamento ricco di contenuti quello promosso di recente dalla Fondazione Basso e dalla Fondazione Culturale Banca Etica sul tema delle grandi opere, per ragionare non solo sugli aspetti ambientali, ma soprattutto sulla partecipazione dei cittadini, la vitalità dei territori, le regole del gioco deformate dalla Legge Obiettivo e dalle misure di semplificazione. Regole che non aiutano a scegliere le opere utile alla rigenerazione delle città, alla tutela del paesaggio ed alla cura contro il dissesto idrogeologico, come ha sottolineato Nicoletta Dentico della Fondazione Basso, concludendo i lavori e proponendo che questo dialogo e questa rete prosegua e diventi sempre più serrata ed innovativa. Una rete di associazioni e comitati capace anche di progetto e di alternative concrete, come dimostrano le tante esperienze di impegno e partecipazione nei territori.

Un evento a cui ha collaborato Giulio Marcon, Deputato e Segretario della Commissione Bilancio, animatore della campagna Sbilanciamoci, che ha ricordato come sia Pierluigi Vigna nel 2001 ed oggi Raffaele Cantone hanno definito le regole della Legge obiettivo potenzialmente “criminogene” e di come la Legge di Bilancio 2017 sia ancora nel solco delle grandi opere invece che sulla manutenzione del territorio e di servizi ai cittadini/e.

Il nuovo codice appalti approvato ad aprile 2016 prevede il superamento della Legge Obiettivo ma il regime transitorio rischia di essere lungo ed incerto, per questo occorre vigilanza in Parlamento ed azioni sul territorio per raggiungere l’obiettivo. A questo si è aggiunto di recente un regolamento Madia di semplificazione che ripropone la logica della lista e l’accentramento delle decisioni a Palazzo Ghigi.

Ma in realtà è un clima generale e la visione intorno alle grandi opere che deve cambiare. Il binomio grande opera/grande evento è spesso evocato come una irrinunciabile opportunità per le comunità, un sogno di sviluppo capace di generare nuove energie, nuove potenzialità di convivenza. I fatti dimostrano che, in realtà, questo binomio solo occasionalmente produce utilità sociale, mentre si accompagna sovente a prassi autoritarie e poco rispettose delle comunità coinvolte, a forzature gestionali e amministrative, talora non disgiunte da profili di opacità se non di illegittimità e illiceità.
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sabato 23 gennaio 2016

INVERSIONE DI TENDENZA NELLA PRODUZIONE DI ENERGIA DA FONTI RINNOVABILI

 DAL SITO DI GREEN ITALIA

L’Italia in retromarcia: cala l’energia prodotta da rinnovabili, mentre è record nel mondo

Articolo di Roberto Della Seta e Francesco Ferrante su Greenreport – 
Notizia clamorosa e negativa è arrivata oggi da Terna: in Italia nel 2015 si è ridotto rispetto all’anno precedente il contributo da fonti rinnovabili alla produzione di energia elettrica, passando da più del 43% raggiunto nel 2014 al 39,8% del 2015.
Vero è che il motivo principale della riduzione – anche in percentuale sul totale – è il combinato disposto della (seppur lieve: 1,5%) ripresa dei consumi e del brusco calo della produzione idroelettrica dovuta a fenomeni meteorologici, ma il fatto è che mentre in tutto il mondo gli investimenti nelle energie rinnovabili sono aumentati, arrivando alla cifra record di 329 miliardi di dollari lo scorso anno, il nostro Paese volge lo sguardo da un’altra parte. Per fare due esempi europei, la Danimarca ha raggiunto il 42% dei consumi elettrici da eolico e la Germania ha aumentato, nel 2015, di cinque punti percentuali la quota di rinnovabili sui consumi elettrici!
La spiegazione è però purtroppo semplice: nel mondo si fa avanti la convinzione che la strada per il futuro sia quella che porta a società low carbon se non addirittura fossil free, e anche la Cop21 ha indicato quella direzione. Nel nostro Paese invece si fa di tutto per mettere i bastoni tra le ruote e cercare di far sopravvivere in qualche maniera il fossile, con una pervicacia degna di miglior causa.
Mettere in fila le scelte anche solo di questo governo (che non si distingue per nulla in questo campo da chi lo ha preceduto) è impressionante: il nuovo conto termico è stato emanato ieri dopo oltre un anno di attesa (incomprensibile); il Decreto che avrebbe dovuto rinnovare gli incentivi per le rinnovabili non fotovoltaiche lo attendiamo ormai da più di un anno e quando finalmente tra qualche settimana (auspicabilmente) tornerà indietro dall’Europa avremo uno strumento comunque poco utile in quanto presenta riduzioni drastiche per quasi tutte le fonti,salvaguardando però quelle false – sia le riconversioni degli zuccherifici sia gli inceneritori. Nel frattempo il Gse decide di lanciare una campagna contro i titoli di efficienza energetica anche in maniera retroattiva (vecchio vizio reiterato dopo lo spalmaincentivi) e l’Autorità vara una riforma delle tariffe elettriche che nei fatti penalizza l’autoconsumo.
Infine appena pochi giorni fa il ministero dello Sviluppo economico annuncia la sua intenzione di far pagare gli oneri di sistema anche a chi autoconsuma l’energia elettrica che si produce da fonti rinnovabili come se la prelevasse dalla rete.
Se poi ci aggiungiamo la nota volontà di trivellare (che lo spauracchio del referendum forse impedirà) e la voglia matta di bruciare i rifiuti (con il decreto del ministero dell’Ambiente che prevede 9 nuovi inceneritori) cui come abbiamo visto il Mise garantisce anacronistici incentivi, il quadro è completo: dal governo italiano le rinnovabili sembrano essere considerate un impaccio invece che – come in tutto il resto del mondo – un’occasione per rilanciare l’economia, oltre che un obbligo per combattere i cambiamenti climatici (la Nasa ci ha appena confermato che il 2015 è stato l’anno più caldo registrato nella storia).
Che fare? I fatti hanno la testa dura: il futuro è rinnovabile. E i fossili che prendono queste decisioni saranno sconfitti dalla Storia. Rimbocchiamoci le maniche, insieme al Coordinamento Free (Fonti rinnovabili ed efficienza energetica), le associazioni ambientaliste, gli imprenditori della green economy, affinché la svolta necessaria avvenga al più presto e che sia radicale. Altrimenti il nostro Paese avrà perso un altro treno. Un peccato imperdonabile.