La natura è piena d'infinite ragioni che non furon mai in isperienza. Leonardo da Vinci, Codice I, 1492-1516
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martedì 3 aprile 2018
giovedì 21 dicembre 2017
PUBBLICATO LO STUDIO DELL'ENEA SUGLI IMPATTI DEI COMBUSTIBILI NEL RISCALDAMENTO RESIDENZIALE
A cura di Maria Rosa Virdis, Maria Gaeta, Umberto Ciorba e Ilaria D’Elia - 2017
INTRODUZIONE
Le politiche nazionali ed europee degli ultimi anni sono orientate ad una progressiva decarbonizzazione del sistema energetico. Negli usi termici un sostituto dei combustibili fossili è costituito dalla biomassa la cui combustione convenzionalmente è considerata carbon neutral. Di recente una revisione delle statistiche sui consumi di alcune fonti energetiche, riconsiderate sulla base di indagini campionarie (come l’indagine sui consumi delle famiglie) effettuate dall’ISTAT (2014)3 ha rivelato per l’Italia un consumo molto più cospicuo di biomasse legnose per uso riscaldamento di quanto precedentemente stimato . Il presente studio, condotto su incarico di Assogasliquidi/Federchimica, si prefigge di valutare l’impatto sul sistema energetico, e in particolare sul settore del riscaldamento domestico, di politiche di decarbonizzazione e di sostegno alle fonti rinnovabili come quelle sulle biomasse e i prodotti derivanti da biomasse previste dalla Strategia Energetica Nazionale (SEN 2013). Tali intenti politici e le corrispondenti misure di incentivo alle biomasse si presuppone avranno impatti energetici, impatti economici sul mercato per combustibili impiegati per gli stessi usi, ed effetti ambientali, in particolare sulla qualità dell’aria. Pertanto si rende necessario accompagnare lo studio con valutazioni integrate dell’impatto in termini energetici, ambientali ed economici. Nello specifico, l’analisi deve necessariamente guardare, oltre che alle emissioni di CO2, anche agli apporti di altri inquinanti come il particolato (PM), gli ossidi di azoto (NOx), i composti organici volatili non metanici (COVNM), e dunque agli effetti sulla qualità dell’aria. Questo studio dunque analizza in maniera approfondita gli aspetti tecnologici e ambientali delle suddette politiche, mediante l’utilizzo di strumenti modellistici per la simulazione di scenari energetico ambientali. Lo studio esamina anche le ricadute economiche delle politiche di sostegno alla biomassa soprattutto in relazione al trattamento fiscale ad esse accordato e gli impatti sugli introiti dello Stato. Dopo una ampia sezione di inquadramento del problema (capitoli da 1 a 3), il presente rapporto espone la valutazione sugli impatti futuri (all’orizzonte 2020 e 2030) di diversi scenari condotta con l’ausilio di strumenti modellistici...
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INTRODUZIONE
Le politiche nazionali ed europee degli ultimi anni sono orientate ad una progressiva decarbonizzazione del sistema energetico. Negli usi termici un sostituto dei combustibili fossili è costituito dalla biomassa la cui combustione convenzionalmente è considerata carbon neutral. Di recente una revisione delle statistiche sui consumi di alcune fonti energetiche, riconsiderate sulla base di indagini campionarie (come l’indagine sui consumi delle famiglie) effettuate dall’ISTAT (2014)3 ha rivelato per l’Italia un consumo molto più cospicuo di biomasse legnose per uso riscaldamento di quanto precedentemente stimato . Il presente studio, condotto su incarico di Assogasliquidi/Federchimica, si prefigge di valutare l’impatto sul sistema energetico, e in particolare sul settore del riscaldamento domestico, di politiche di decarbonizzazione e di sostegno alle fonti rinnovabili come quelle sulle biomasse e i prodotti derivanti da biomasse previste dalla Strategia Energetica Nazionale (SEN 2013). Tali intenti politici e le corrispondenti misure di incentivo alle biomasse si presuppone avranno impatti energetici, impatti economici sul mercato per combustibili impiegati per gli stessi usi, ed effetti ambientali, in particolare sulla qualità dell’aria. Pertanto si rende necessario accompagnare lo studio con valutazioni integrate dell’impatto in termini energetici, ambientali ed economici. Nello specifico, l’analisi deve necessariamente guardare, oltre che alle emissioni di CO2, anche agli apporti di altri inquinanti come il particolato (PM), gli ossidi di azoto (NOx), i composti organici volatili non metanici (COVNM), e dunque agli effetti sulla qualità dell’aria. Questo studio dunque analizza in maniera approfondita gli aspetti tecnologici e ambientali delle suddette politiche, mediante l’utilizzo di strumenti modellistici per la simulazione di scenari energetico ambientali. Lo studio esamina anche le ricadute economiche delle politiche di sostegno alla biomassa soprattutto in relazione al trattamento fiscale ad esse accordato e gli impatti sugli introiti dello Stato. Dopo una ampia sezione di inquadramento del problema (capitoli da 1 a 3), il presente rapporto espone la valutazione sugli impatti futuri (all’orizzonte 2020 e 2030) di diversi scenari condotta con l’ausilio di strumenti modellistici...
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martedì 28 marzo 2017
FUSIONE NUCLEARE: LASCIAMOLA SUL SOLE!
Per
Legambiente il modello energetico a cui tendere è ben altro, e prevede
l’utilizzo dell’energia solare che giunge a tutti noi, senza bisogno di
realizzare complessissime e costosissime centrali che oltretutto genereranno
inevitabilmente materiali radioattivi
pericolosi per la salute
La
proposta di realizzare a Casale Monferrato la macchina DTT (Divertor Tokamak
Test facility) per sperimentare la fusione nucleare ci lascia sgomenti.
Si
tratta di fusione nucleare “calda” e non di fusione nucleare “fredda”, come per
errore qualche giornale ha scritto.
La
fusione nucleare “calda”, per capirsi, è quella utilizzata da tempo (1952) nelle
bombe atomiche di tipo H, con l’utilizzo di Deuterio e di Trizio.
Si
tratta di vera e propria energia nucleare, non di altro, come si può facilmente
verificare cercando nel dizionario il termine “energia nucleare”: “energia contenuta nel nucleo atomico, che si
libera per sintesi di nuclei leggeri nel processo di fusione, o per scissione
di nuclei pesanti nel processo di fissione (Garzanti)”.
La
fusione nucleare di Deuterio e Trizio, che
si vorrebbe utilizzare per produrre energia con il progetto Iter e di
cui a Casale si vorrebbe sperimentare una parte (DTT), produce neutroni che rendono
radioattive le strutture e generano scorie radioattive: non le stesse scorie
radioattive che vengono generate dalle classiche centrali nucleari “a
fissione”, ma di altro tipo, meno durature, ma sempre radioattive.
Nel progetto stesso del
DTT che si vorrebbe realizzare a Casale Monferrato, ma solo nella versione in lingua
inglese, è previsto che dentro al DTT si formino sostanze radioattive non
trascurabili, anzi, di tutto rispetto:
4.7.5 Radioattività
indotta dai Neutroni
La radioattività
indotta dai neutroni ha un impatto sulle operazioni di manutenzione e sul
trattamento dei rifiuti. Dopo lo spegnimento del DTT e’ prevista una
radioattività da attivazione [ndr: attivazione
neutronica: induzione secondaria di radioattività in materiali sottoposti a un
flusso di neutroni, avviene quando i nuclei atomici catturano i neutroni
liberi, diventando così più pesanti e passando ad uno stato eccitato] non trascurabile in tempi corti-medi
specialmente nei componenti a contatto con il plasma. La dose stimata a
contatto dopo un giorno dalla fine delle attività del DTT è, infatti, di circa
100 mSv/h nel tungsteno. Dopo un maggior tempo di raffreddamento, la
radioattività più elevata è osservata negli acciai principalmente a causa
dell’attivazione del nichel e del tantalio (ad esempio 10 mSv/h nella camera a
vuoto ad un mese dallo spegnimento), pertanto è obbligatoria la manipolazione a
distanza. Il livello di radioattività può richiedere la predisposizione di un
deposito temporaneo ad hoc per collocare i componenti smontati attivati.
Comunque, entro 50 anni dallo spegnimento, la dose a contatto di tutti i
componenti dovrebbe essere inferiore a 10 microSv/h, e il livello di
radioattività non dovrebbe causare problemi nel trattamento dei rifiuti.
E,
infine, l’aspetto dei costi: ingentissimi e senza fine! Solo per l’esperimento DTT di Casale si
prevedono (per ora) 500 milioni di euro, di cui l’Italia deve contribuire per
50 milioni. Una sola considerazione, se tale cifra fosse spesa per migliorare
l’ambiente: quanti posti di lavoro si potrebbero generare e quanti tetti in eternit
si potrebbero bonificare?
Eppure
l’alternativa esiste: è quella di lasciare la fusione nucleare sul sole e
beneficiare dell’energia che il sole manda da sempre sulla terra, a ciascuno di
noi, senza pericolo di sostanze radioattive, senza la necessità di megacentrali
costosissime, e oltretutto senza l’utilizzo di tecnologie che sono state utilizzate
e che continuano ad essere utilizzabili anche nel settore militare.
27
marzo 2017
Legambiente
Casale - Vittorio Giordano
Legambiente
del Vercellese - Gian Piero Godio
Legambiente
Ovadese e Valle Stura - Michela Sericano
Legambiente
Val Lemme - Paola Lugaro
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