La natura è piena d'infinite ragioni che non furon mai in isperienza. Leonardo da Vinci, Codice I, 1492-1516
mercoledì 27 febbraio 2019
#FRIDAYSFORFUTURE: PARTECIPAZIONE E SUPPORTO AL MOVIMENTO INTERNAZIONALE DEI GIOVANI STUDENTI PER IL CLIMA
FIRMA L'APPELLO! http://globalclimatestrikeforfutur.wesign.it/en
Oggi la sfida del Clima è la più ampia, globale e importante che abbiamo davanti. Servono strategie coordinate tra i diversi Paesi per rispettare gli impegni presi, a partire dall’Accordo di Parigi, e per mettere in campo politiche adeguate allo scenario che il cambiamento climatico ci impone già oggi. E perché i Governi si attivino serviamo noi, con una spinta sempre più pressante e incisiva dal basso. Diverse sono le azioni messe in campo in questi anni dalla nostra associazione e altre ne svilupperemo nei prossimi mesi, sulle quali avrete presto aggiornamenti.
Da soli non si può, ed è quindi importante intercettare, unirci e contribuire alla nascita di un movimento il più ampio e trasversale possibile che porti sempre più persone a chiedere ai Governi un impegno serio e tangibile.
Gli eventi dei #fridaysforfuture sono manifestazioni ed eventi no logo, nati dalla protesta/sciopero di Greta a Stoccolma in occasione della COP24 e che in queste settimane sta prendendo sempre più piede in tantissime piazze del mondo, anche italiane. Gli appuntamenti vengono organizzati in maniera trasversale e dal basso e vedono come protagonisti gli studenti delle scuole superiori, ma coinvolgono anche quelli delle scuole medie, fino ai più piccoli.
Importante! Tutte le iniziative di queste settimane confluiranno in una grande sciopero previsto per il prossimo 15 marzo, il GLOBAL STRIKE FOR FUTURE, evento a cui vi invitiamo fin da subito ad aderire e partecipare in modo da essere in tanti e ben visibili.
Anche il nostro circolo aderisce all'iniziativa e supporta tutte le ragazze e ragazzi che vogliano attivarsi per questo importantissimo appuntamento.
Siamo a disposizione ai nostri recapiti
legambiente.vallemme@gmail.com
https://www.facebook.com/LegambienteValLemme/
Instagram: https://www.instagram.com/lvlemme/
Twitter : @LVallemme
martedì 26 febbraio 2019
DIRETTIVA ACQUE - COMUNICATO COALIZIONE LIVING RIVERS ITALIA SUL REPORT DELLA COMMISSIONE EUROPEA
Segnaliamo il comunicato relativo alla Direttiva quadro Acque e cogliamo l’occasione per segnalarvi il link della consultazione europea sulla direttiva acqua (attenzione: la consultazione scade il 4 marzo e vi possono partecipare sia organizzazioni che cittadini): https://ec.europa.eu/info/law/better-regulation/initiatives/ares-2017-5128184/public-consultation_it
Qui di seguito il link segnalatoci da Cipra Internazionale dove sono formulate le risposte al questionario elaborate da un gruppo di organizzazioni ambientaliste europee coordinate dal WWF www.wwf.eu/campaigns/protect_water
Comunicato stampa
I PAESI UE INADEMPIENTI SULLA DIRETTIVA QUADRO ACQUE:
La denuncia nel report della Commissione Europea pubblicato oggi
La denuncia nel report della Commissione Europea pubblicato oggi
In Italia solo il 43% dei fiumi sono in buona salute - A rischio 40 specie ittiche
Per la Coalizione Living Rivers Italia che sostiene la Campagna europea #ProtectWater, il report della CE evidenzia come gli Stati Membri manchino ai propri impegni in attuazione della normativa europea, mettendo a rischio la disponibilità d’acqua per la natura e per le persone
Per la Coalizione Living Rivers Italia che sostiene la Campagna europea #ProtectWater, il report della CE evidenzia come gli Stati Membri manchino ai propri impegni in attuazione della normativa europea, mettendo a rischio la disponibilità d’acqua per la natura e per le persone
I fiumi europei stanno soffrendo. Nonostante l’Europa sia dotata di una forte normativa sull’acqua, nel suo ultimo report, pubblicato oggi, la Commissione Europea fa un ritratto a tinte fosche sull’applicazione della Direttiva europea Acque (2000/60/CE): gli Stati Membri non sono sulla buona strada per conseguire, entro il 2027, l’obiettivo del “buono stato ecologico”, previsto dalla normativa comunitaria per i fiumi, i laghi, le zone umide, i corsi d’acqua, le acque sotterranee e le acque di transizione e costiere.
Per la *Coalizione Living Rivers Italia, formata da 24 associazioni che sostiene la Campagna europea #ProtectWater
https://water-protect.eu/ il report della CE rende evidente come gli Stati Membri stiano seriamente mancando ai propri impegni in attuazione della normativa europea, mettendo così a rischio la disponibilità della risorsa acqua per la natura e per le persone.
Il Quinto Report della Commissione Europea sull’implementazione della Direttiva Acque prende in considerazione i Piani di gestione di Bacino 2015-2021. I Piani di Bacino, previsti dalla Direttiva, sono lo strumento più efficace per il miglioramento dei nostri ecosistemi acquatici e per garantire un uso plurimo sostenibile delle acque dolci europee. Alla luce di quanto emerge dalla valutazione effettuata sui singoli Piani, la Commissione Europea ha definito delle raccomandazioni per gli Stati Membri in cui chiede di migliorare la gestione delle acque e rileva come sia urgente un cambiamento significativo nel modo con cui i Paesi della UE affrontano i principali fattori di pressione sulle acque (come l’inquinamento derivante dall’agricoltura e l’uso eccessivo della risorsa idrica), anche perché questo limita fortemente le funzioni ecologiche del capitale naturale e dei relativi servizi ecosistemici.
“Con solo il 40% dei fiumi, laghi e zone umide europee che possono considerarsi oggi in un ‘buono stato ecologico’, è veramente deludente se non irresponsabile constatare come lo strumento più efficace per tutelare e ripristinare gli ambienti acquatici non sia ancora oggi utilizzato pienamente”, commenta la Coalizione europea Living Rivers, che ha promosso la campagna #ProtectWater. “Aggiungendo al danno la beffa, molti Stati Membri stanno cercando di individuare il modo più facile per depotenziare la Direttiva Quadro Acque, sulla quale è in atto una consultazione pubblica. Più di 300mila cittadini europei hanno dato un segnale sull’importanza della Direttiva aderendo alla Campagna #ProtectWater. Si vorrà dare ascolto ai cittadini europei o si vorrà ignorarli?”.
La Coalizione osserva che in Italia la situazione delle acque dolci è grave e l’inadeguata applicazione della Direttiva è testimoniata dal fatto che solo il 43% dei 7.494 fiumi avrebbero raggiunto un “buono stato ecologico”, come richiesto dalla Direttiva Quadro Acque (2000/60/CE), mentre il 41% è ben al di sotto dell’obiettivo di qualità e un 16% non è stato nemmeno classificato. Per i 347 laghi del nostro Paese, invece, la situazione è ancora più grave visto che appena il 20% è “in regola” con la normativa europea.
“La Commissione Europea ha avviato procedure istruttorie Eu Pilot per violazione del diritto comunitario nei confronti del nostro Paese, rispettivamente: per l’indiscriminato sfruttamento delle acque a scopo idroelettrico e per la non corretta applicazione della Direttiva Quadro Acque. Purtroppo, anche la biodiversità delle acque dolci è fortemente in crisi in Italia, come testimonia la grave situazione in cui versano le oltre 40 specie di pesci autoctoni, 24 delle quali endemiche, tra cui la Trota marmorata, il Carpione del Garda e il Carpione del Fibreno, mentre il solo Cavedano appare fuori pericolo”, concludono le associazioni.
La piena attuazione della Direttiva richiede impegno e fondi adeguati, ma un ampio numero di Stati Membri sta continuando ad usare (e ad abusare) dei diversi tipi di deroghe consentite dalla Direttiva. Circa la metà dei corpi idrici (superficiali e sotterranei) sono in esaurimento. E la cosa ancora più preoccupante è che alcuni tipi di deroghe, come quelle che consentono agli Stati membri di fissare standard più bassi o di continuare a realizzare interventi dannosi (come impianti idroelettrici, opere di difesa dalle alluvioni e per la navigazione), sono utilizzate più frequentemente che nel passato, senza alcuna vera giustificazione. Si aggiunga che il report della CE rileva anche una mancanza di fondi adeguati per attuare le misure che consentono di controllare la stessa attuazione della Direttiva.
Quello che emerge chiaramente dalla valutazione della CE, conclude la Coalizione Living Rivers, è che i piani definiti dagli Stati Membri per tutelare e ripristinare gli ecosistemi acquatici risultano essere senza alcuna ambizione e non dimostrano alcuna intenzione di affrontare la terribile condizione in cui versano le acque europee.
Roma, 26 febbraio 2019
La Coalizione LIVING RIVERS ITALIA è costituita dalle seguenti associazioni:
AIPIN – Associazione Italiana per l’Ingegneria Naturalistica, APR - Alleanza Pescatori Ricreativi, ARCI, Associazione Watergrabbing, CATAP - Coordinamento Associazioni Tecnico-scientifiche per l'Ambiente ed il Paesaggio, CIRF – Centro Italiano per la Riqualificazione Fluviale, Federazione Pro Natura, FIPSAS, Gruppo 183, INU – Istituto Nazionale di Urbanistica, Italia Nostra, Kyoto Club, Legambiente, LIPU, SIEP – Società Italiana di Ecologia del Paesaggio, SIGEA, Slow Food, Spinning Club Italia, TCI – Touring Club Italiano, WWF Italia, AIAPP – Associazione Italiana di Architettura del Paesaggio, Società Idrologica Italiana, Centro Italiano di Studi di Biologia Ambientale (CISBA), Coordinamento Nazionale Tutela Fiumi Free Rivers Italia
CHIMICA IN AGRICOLTURA - SEZZADIO 1 MARZO 2019
Un nostro socio ci segnala questo appuntamento che si terrà venerdì 1 marzo presso la Pro Loco di Sezzadio.

Il tema è importante perché riguarda la nostra salute. Pochi giorni fa è stato infatti presentato il dossier di Legambiente sui residui di pesticidi negli alimenti, scaricabile al link
https://www.legambiente.it/wp-content/uploads/Dossier_Stop-pesticidi_2019.pdf
Qui di seguito pubblichiamo il comunicato stampa
Legambiente presenta il dossier Stop pesticidi
18 Febbraio 2019
Comunicati stampa
Agricoltura , Alimentazione , Pesticidi
Al convegno sull’Agricoltura libera da pesticidi, Legambiente presenta il dossier Stop pesticidi. Solo 1,3% i campioni alimentari fuorilegge ma 34% dei campioni regolari è contaminato da uno o più residui di fungicidi e insetticidi: il record è di un campione di peperone con 25 residui.
Boscalid, Chlorpyrifos, Fludioxonil, Metalaxil, Imidacloprid, Captan, Cyprodinil sono i pesticidi più diffusi negli alimenti campionati in Italia. Fungicidi e insetticidi utilizzati in agricoltura. Se li conosci, sei libero di evitarli? Forse no. Perché non si vedono e non si sentono, ma troppo spesso sono lì, nonostante il nostro Paese abbia adottato un Piano d’Azione Nazionale che mira a una sensibile riduzione del rischio associato ai pesticidi per la tutela della salute dell’uomo e dell’ambiente. Stop Pesticidi di Legambiente racconta come il 61% dei campioni analizzati risulti regolare e privo di residui di pesticidi: un risultato positivo, che da solo però non basta a far abbassare l’attenzione su quanti e quali residui di prodotti fitosanitari si possono rintracciare negli alimenti e permanere nell’ambiente. A preoccupare non sono tanto i campioni fuorilegge, che non superano l’1,3% del totale, quanto quel 34% di campioni regolari che presentano uno o più residui di pesticidi.
Il quadro della presenza, in Italia, di residui di pesticidi negli alimenti e nell’ambiente è stato restituito questa mattina da Legambiente con la presentazione del suo dossier annuale, in occasione del convegno Agricoltura libera da pesticidi organizzato dall’associazione stessa in collaborazione con Alce Nero. La quantità di residui derivanti dall’impiego dei prodotti fitosanitari in agricoltura, che i laboratori pubblici regionali hanno rintracciato in campioni di ortofrutta e prodotti trasformati, resta elevata. Ma il problema vero è il multiresiduo, che la legislazione europea non considera come non conforme se ogni singolo livello di residuo non supera il limite massimo consentito, benché sia noto da anni che le interazioni di più e diversi principi attivi tra loro possano provocare effetti additivi o addirittura sinergici a scapito dell’organismo umano. Il multiresiduo è più frequente del monoresiduo: è stato ritrovato nel 18% del totale dei campioni analizzati, rispetto al 15% dei campioni con un solo residuo.
Come negli anni passati, la frutta è la categoria dove si concentra la percentuale maggiore di campioni regolari multiresiduo. È privo infatti di residui di pesticidi solo il 36% dei campioni analizzati, mentre l’1,7% è irregolare e oltre il 60%, nonostante sia considerato regolare, presenta uno o più di un residuo chimico. Il 64% delle pere, il 61% dell’uva da tavola e il 57% delle pesche sono campioni regolari con multiresiduo. Le fragole, spiccano per un 54% di campioni regolari con multiresiduo e anche per un 3% di irregolarità. Alcuni campioni di fragole, anche di provenienza italiana, hanno fino a 9 residui contemporaneamente. Situazione analoga per l’uva da tavola, che è risultata avere fino a 6 residui. I campioni di papaya sono risultati tutti irregolari per il superamento del limite massimo consentito del fungicida carbendazim.
Per la verdura il quadro è contraddittorio. Da un lato, il 64% dei campioni risulta senza alcun residuo. Dall’altro, si riscontrano significative percentuali di irregolarità in alcuni prodotti, come l’8% di peperoni, il 5% degli ortaggi da fusto e oltre il 2% dei legumi, rispetto alla media degli irregolari per gli ortaggi (1,8%). Ad accomunare la gran parte dei casi di irregolarità è il superamento dei limiti massimi di residuo consentiti per i fungicidi, tra cui il più ricorrente è il boscalid. Inoltre, alcuni campioni di pomodoro provenienti da Sicilia e Lazio presentano fino a 6 residui simultaneamente, e un campione di lattuga proveniente dal Lazio addirittura 8.
Passando ai prodotti di origine animale, 11 campioni di uova italiane (il 5% del totale campionato) risultano contaminate dall’insetticida fipronil.
Le sostanze più presenti nei campioni analizzati sono, nell’ordine: il boscalid, il chlorpyrifos e il fludioxonil. Al quarto e quinto posto troviamo il metalaxil e il captan, entrambi fungicidi, mentre in sesta posizione l’imidacloprid, insetticida neonicotinoide di cui, per tutelare gli impollinatori, è entrato in vigore il divieto di utilizzo a partire dal 2019.
In generale, nel confronto tra i campioni esteri e italiani, quelli a presentare più irregolarità e residui sono quelli esteri: sono irregolari infatti il 3,9% dei campioni esteri rispetto allo 0,5% di quelli nazionali, e presenta almeno un residuo il 33% dei campioni di provenienza estera rispetto al 28% di quelli italiani. Anche nei campioni di provenienza estera è la frutta la categoria in cui si osserva la percentuale più alta di residui: il 61% di tali campioni di frutta presenta almeno un residuo. Tra gli ortaggi, il 51% dei pomodori e il 70% dei peperoni esteri contengono almeno un residuo. Oltre alla percentuale più alta di multiresiduo, pomodori e peperoni presentano anche il maggior numero di irregolarità, rispettivamente il 7% e il 4% del totale analizzato.
Se lo scorso anno era un campione di foglie di tè verde, di origine cinese, a contenere il più alto numero di residui, ben 21, quest’anno il record è di un campione di peperone di provenienza cinese, con 25 residui di pesticidi. Al secondo posto c’è un campione di pepe, proveniente dal Vietnam, con 12 residui, seguito da una pomacea prodotta in Colombia con 15 residui diversi. In particolare, 14 campioni presentano da 6 a 25 residui contemporaneamente. Di questi uno arriva dalla Grecia e 13 sono di provenienza extra-UE.
Sul fronte dell’agricoltura biologica, i 134 campioni analizzati risultano regolari e senza residui, ad eccezione di un solo campione di pere, di cui non si conosce l’origine, che risulta irregolare per la presenza di fluopicolide. Non è possibile, allo stato attuale, sapere se l’irregolarità è da imputare a una contaminazione accidentale, all’effetto deriva o a un uso illegale del fungicida. L’ottimo risultato è ottenuto anche grazie all’applicazione di ampie rotazioni colturali e pratiche agronomiche preventive, che contribuiscono a contrastare lo sviluppo di malattie e a potenziare la lotta biologica tramite insetti utili nel campo coltivato.
In Italia, la percentuale di prodotti irregolari è passata dall’1% del 2007 all’1,3% del 2017, una leggera crescita, in linea con la percentuale europea di campioni irregolari, che l’Efsa stima nell’1,5% del totale. La media dei campioni analizzati in Italia nell’ultimo decennio, risultati regolari senza residuo è del 63% a fronte di una media europea del 54%. Fare un confronto sul multiresiduo rimane impossibile, perché Efsa non fa ancora la distinzione tra campioni regolari con un solo residuo e campioni con più residui.
“Solo una modesta quantità del pesticida irrorato in campo raggiunge in genere l’organismo bersaglio. Tutto il resto si disperde nell’aria, nell’acqua e nel suolo, con conseguenze che dipendono anche dal modo e dai tempi con cui le molecole si degradano dopo l’applicazione – dice il direttore generale di Legambiente Giorgio Zampetti -. Le conseguenze si esplicano nel rischio di inquinamento delle falde acquifere e nel possibile impoverimento di biodiversità vegetale e animale. Effetti ai quali ancora oggi non si dà il giusto peso, nonostante numerosi studi scientifici abbiano dimostrato le conseguenze che l’uso non sostenibile dei pesticidi produce sulla biodiversità e sul suolo. Per questo auspichiamo che il futuro Piano d’azione nazionale sull’uso sostenibile dei pesticidi preveda obiettivi ambiziosi e tempi rapidi per la loro riduzione; il rafforzamento del sistema dei controlli sugli alimenti e l’adozione di misure a tutela della salute delle persone”.
“Anche la qualità delle acque è fortemente a rischio – aggiunge Daniela Sciarra, responsabile delle filiere agroalimentari di Legambiente e curatrice del dossier Stop Pesticidi – come conferma l’Ispra nel suo ultimo rapporto, secondo cui i pesticidi sono presenti in oltre il 60% nelle acque superficiali e in oltre 30% di quelle sotterranee. Esiste pertanto una buona corrispondenza tra i residui riscontrati nelle derrate alimentari e quelli che si rinvengono nelle acque superficiali e sotterranee. Molto si può fare per ridurre i rischi e le conseguenze negative che un utilizzo non corretto dei pesticidi ha determinato e continua a determinare sull’ambiente. Va incentivato il rispetto di fasce tampone, non soggette a trattamenti, dai corpi idrici per minimizzare il rischio di inquinamento dei corsi d’acqua, la diffusione di tecniche alternative al mezzo chimico e la tutela della biodiversità, che può determinare un miglioramento della resilienza e dell’equilibrio biologico nell’ambiente coltivato”.
Infine, la revisione imminente del Pan per l’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari deve prevedere l’applicazione delle misure già fissate, ancora oggi spesso inattuate, mettendo al centro la tutela dell’ambiente e della salute, le produzioni di qualità, le competenze che derivano dal modello agro-ecologico e dall’agricoltura biologica e la sfida del cambiamento climatico. Oltre a essere il settore più vulnerabile, l’agricoltura è una fonte importante di gas climalteranti, in particolare metano (CH4) e protossido di azoto (N2O). Secondo dati recenti dell’UNFCCC (la Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici), questi due gas serra fanno insieme il 16,1% delle emissioni totali di gas a effetto serra e sono rispettivamente 10,6% e 5,5%.
Legambiente evidenzia inoltre l’importanza di dare sostegno alle iniziative volte al contrasto del caporalato. Da alcune indagini condotte sul territorio italiano, si evince come il fenomeno sia molto diffuso, così come sono rilevanti i rischi per la salute dei braccianti non regolarizzati derivanti dall’esposizione diretta ai pesticidi, in assenza dei più elementari dispositivi di protezione individuale, previsti dalla normativa vigente in materia di sicurezza sul lavoro, e dagli stessi obiettivi del Pan. Obiettivi importanti da raggiungere, perché dove non c’è rispetto del lavoro e della legalità è assai difficile che ci sia rispetto della salute dei cittadini e dell’ambiente.
Un impegno forte sul fronte dei pesticidi è necessario anche da parte del Parlamento, dove è in discussione al Senato la proposta di legge sul biologico, approvata a dicembre alla Camera dei deputati. Alla Camera, una forte riduzione dell’uso dei pesticidi e la promozione e il sostegno dell’agricoltura biologica sono al centro della mozione presentata da Rossella Muroni come prima firmataria e in discussione in questi giorni insieme ad altre mozioni sul tema.
Il dossier di Legambiente Stop Pesticidi riporta i dati elaborati nel 2017 dai laboratori pubblici italiani accreditati per il controllo ufficiale dei residui di prodotti fitosanitari negli alimenti. Tali strutture hanno inviato i risultati di 9.939 campioni di alimenti di origine vegetale e animale, di provenienza italiana ed estera, genericamente etichettati dai laboratori come campioni da agricoltura non biologica. L’elaborazione dei dati prevede la loro distinzione in frutta, verdura e trasformati. In questa edizione sono stati inseriti anche i dati sui campioni di origine animale, tra cui carne, latte, uova e omogeneizzati.

L’ufficio stampa Legambiente 06 86268399 – Alice Scialoja 339 3945428

Il tema è importante perché riguarda la nostra salute. Pochi giorni fa è stato infatti presentato il dossier di Legambiente sui residui di pesticidi negli alimenti, scaricabile al link
https://www.legambiente.it/wp-content/uploads/Dossier_Stop-pesticidi_2019.pdf
Qui di seguito pubblichiamo il comunicato stampa
Legambiente presenta il dossier Stop pesticidi
18 Febbraio 2019
Comunicati stampa
Agricoltura , Alimentazione , Pesticidi
Al convegno sull’Agricoltura libera da pesticidi, Legambiente presenta il dossier Stop pesticidi. Solo 1,3% i campioni alimentari fuorilegge ma 34% dei campioni regolari è contaminato da uno o più residui di fungicidi e insetticidi: il record è di un campione di peperone con 25 residui.
Boscalid, Chlorpyrifos, Fludioxonil, Metalaxil, Imidacloprid, Captan, Cyprodinil sono i pesticidi più diffusi negli alimenti campionati in Italia. Fungicidi e insetticidi utilizzati in agricoltura. Se li conosci, sei libero di evitarli? Forse no. Perché non si vedono e non si sentono, ma troppo spesso sono lì, nonostante il nostro Paese abbia adottato un Piano d’Azione Nazionale che mira a una sensibile riduzione del rischio associato ai pesticidi per la tutela della salute dell’uomo e dell’ambiente. Stop Pesticidi di Legambiente racconta come il 61% dei campioni analizzati risulti regolare e privo di residui di pesticidi: un risultato positivo, che da solo però non basta a far abbassare l’attenzione su quanti e quali residui di prodotti fitosanitari si possono rintracciare negli alimenti e permanere nell’ambiente. A preoccupare non sono tanto i campioni fuorilegge, che non superano l’1,3% del totale, quanto quel 34% di campioni regolari che presentano uno o più residui di pesticidi.
Il quadro della presenza, in Italia, di residui di pesticidi negli alimenti e nell’ambiente è stato restituito questa mattina da Legambiente con la presentazione del suo dossier annuale, in occasione del convegno Agricoltura libera da pesticidi organizzato dall’associazione stessa in collaborazione con Alce Nero. La quantità di residui derivanti dall’impiego dei prodotti fitosanitari in agricoltura, che i laboratori pubblici regionali hanno rintracciato in campioni di ortofrutta e prodotti trasformati, resta elevata. Ma il problema vero è il multiresiduo, che la legislazione europea non considera come non conforme se ogni singolo livello di residuo non supera il limite massimo consentito, benché sia noto da anni che le interazioni di più e diversi principi attivi tra loro possano provocare effetti additivi o addirittura sinergici a scapito dell’organismo umano. Il multiresiduo è più frequente del monoresiduo: è stato ritrovato nel 18% del totale dei campioni analizzati, rispetto al 15% dei campioni con un solo residuo.
Come negli anni passati, la frutta è la categoria dove si concentra la percentuale maggiore di campioni regolari multiresiduo. È privo infatti di residui di pesticidi solo il 36% dei campioni analizzati, mentre l’1,7% è irregolare e oltre il 60%, nonostante sia considerato regolare, presenta uno o più di un residuo chimico. Il 64% delle pere, il 61% dell’uva da tavola e il 57% delle pesche sono campioni regolari con multiresiduo. Le fragole, spiccano per un 54% di campioni regolari con multiresiduo e anche per un 3% di irregolarità. Alcuni campioni di fragole, anche di provenienza italiana, hanno fino a 9 residui contemporaneamente. Situazione analoga per l’uva da tavola, che è risultata avere fino a 6 residui. I campioni di papaya sono risultati tutti irregolari per il superamento del limite massimo consentito del fungicida carbendazim.
Per la verdura il quadro è contraddittorio. Da un lato, il 64% dei campioni risulta senza alcun residuo. Dall’altro, si riscontrano significative percentuali di irregolarità in alcuni prodotti, come l’8% di peperoni, il 5% degli ortaggi da fusto e oltre il 2% dei legumi, rispetto alla media degli irregolari per gli ortaggi (1,8%). Ad accomunare la gran parte dei casi di irregolarità è il superamento dei limiti massimi di residuo consentiti per i fungicidi, tra cui il più ricorrente è il boscalid. Inoltre, alcuni campioni di pomodoro provenienti da Sicilia e Lazio presentano fino a 6 residui simultaneamente, e un campione di lattuga proveniente dal Lazio addirittura 8.
Passando ai prodotti di origine animale, 11 campioni di uova italiane (il 5% del totale campionato) risultano contaminate dall’insetticida fipronil.
Le sostanze più presenti nei campioni analizzati sono, nell’ordine: il boscalid, il chlorpyrifos e il fludioxonil. Al quarto e quinto posto troviamo il metalaxil e il captan, entrambi fungicidi, mentre in sesta posizione l’imidacloprid, insetticida neonicotinoide di cui, per tutelare gli impollinatori, è entrato in vigore il divieto di utilizzo a partire dal 2019.
In generale, nel confronto tra i campioni esteri e italiani, quelli a presentare più irregolarità e residui sono quelli esteri: sono irregolari infatti il 3,9% dei campioni esteri rispetto allo 0,5% di quelli nazionali, e presenta almeno un residuo il 33% dei campioni di provenienza estera rispetto al 28% di quelli italiani. Anche nei campioni di provenienza estera è la frutta la categoria in cui si osserva la percentuale più alta di residui: il 61% di tali campioni di frutta presenta almeno un residuo. Tra gli ortaggi, il 51% dei pomodori e il 70% dei peperoni esteri contengono almeno un residuo. Oltre alla percentuale più alta di multiresiduo, pomodori e peperoni presentano anche il maggior numero di irregolarità, rispettivamente il 7% e il 4% del totale analizzato.
Se lo scorso anno era un campione di foglie di tè verde, di origine cinese, a contenere il più alto numero di residui, ben 21, quest’anno il record è di un campione di peperone di provenienza cinese, con 25 residui di pesticidi. Al secondo posto c’è un campione di pepe, proveniente dal Vietnam, con 12 residui, seguito da una pomacea prodotta in Colombia con 15 residui diversi. In particolare, 14 campioni presentano da 6 a 25 residui contemporaneamente. Di questi uno arriva dalla Grecia e 13 sono di provenienza extra-UE.
Sul fronte dell’agricoltura biologica, i 134 campioni analizzati risultano regolari e senza residui, ad eccezione di un solo campione di pere, di cui non si conosce l’origine, che risulta irregolare per la presenza di fluopicolide. Non è possibile, allo stato attuale, sapere se l’irregolarità è da imputare a una contaminazione accidentale, all’effetto deriva o a un uso illegale del fungicida. L’ottimo risultato è ottenuto anche grazie all’applicazione di ampie rotazioni colturali e pratiche agronomiche preventive, che contribuiscono a contrastare lo sviluppo di malattie e a potenziare la lotta biologica tramite insetti utili nel campo coltivato.
In Italia, la percentuale di prodotti irregolari è passata dall’1% del 2007 all’1,3% del 2017, una leggera crescita, in linea con la percentuale europea di campioni irregolari, che l’Efsa stima nell’1,5% del totale. La media dei campioni analizzati in Italia nell’ultimo decennio, risultati regolari senza residuo è del 63% a fronte di una media europea del 54%. Fare un confronto sul multiresiduo rimane impossibile, perché Efsa non fa ancora la distinzione tra campioni regolari con un solo residuo e campioni con più residui.
“Solo una modesta quantità del pesticida irrorato in campo raggiunge in genere l’organismo bersaglio. Tutto il resto si disperde nell’aria, nell’acqua e nel suolo, con conseguenze che dipendono anche dal modo e dai tempi con cui le molecole si degradano dopo l’applicazione – dice il direttore generale di Legambiente Giorgio Zampetti -. Le conseguenze si esplicano nel rischio di inquinamento delle falde acquifere e nel possibile impoverimento di biodiversità vegetale e animale. Effetti ai quali ancora oggi non si dà il giusto peso, nonostante numerosi studi scientifici abbiano dimostrato le conseguenze che l’uso non sostenibile dei pesticidi produce sulla biodiversità e sul suolo. Per questo auspichiamo che il futuro Piano d’azione nazionale sull’uso sostenibile dei pesticidi preveda obiettivi ambiziosi e tempi rapidi per la loro riduzione; il rafforzamento del sistema dei controlli sugli alimenti e l’adozione di misure a tutela della salute delle persone”.
“Anche la qualità delle acque è fortemente a rischio – aggiunge Daniela Sciarra, responsabile delle filiere agroalimentari di Legambiente e curatrice del dossier Stop Pesticidi – come conferma l’Ispra nel suo ultimo rapporto, secondo cui i pesticidi sono presenti in oltre il 60% nelle acque superficiali e in oltre 30% di quelle sotterranee. Esiste pertanto una buona corrispondenza tra i residui riscontrati nelle derrate alimentari e quelli che si rinvengono nelle acque superficiali e sotterranee. Molto si può fare per ridurre i rischi e le conseguenze negative che un utilizzo non corretto dei pesticidi ha determinato e continua a determinare sull’ambiente. Va incentivato il rispetto di fasce tampone, non soggette a trattamenti, dai corpi idrici per minimizzare il rischio di inquinamento dei corsi d’acqua, la diffusione di tecniche alternative al mezzo chimico e la tutela della biodiversità, che può determinare un miglioramento della resilienza e dell’equilibrio biologico nell’ambiente coltivato”.
Infine, la revisione imminente del Pan per l’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari deve prevedere l’applicazione delle misure già fissate, ancora oggi spesso inattuate, mettendo al centro la tutela dell’ambiente e della salute, le produzioni di qualità, le competenze che derivano dal modello agro-ecologico e dall’agricoltura biologica e la sfida del cambiamento climatico. Oltre a essere il settore più vulnerabile, l’agricoltura è una fonte importante di gas climalteranti, in particolare metano (CH4) e protossido di azoto (N2O). Secondo dati recenti dell’UNFCCC (la Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici), questi due gas serra fanno insieme il 16,1% delle emissioni totali di gas a effetto serra e sono rispettivamente 10,6% e 5,5%.
Legambiente evidenzia inoltre l’importanza di dare sostegno alle iniziative volte al contrasto del caporalato. Da alcune indagini condotte sul territorio italiano, si evince come il fenomeno sia molto diffuso, così come sono rilevanti i rischi per la salute dei braccianti non regolarizzati derivanti dall’esposizione diretta ai pesticidi, in assenza dei più elementari dispositivi di protezione individuale, previsti dalla normativa vigente in materia di sicurezza sul lavoro, e dagli stessi obiettivi del Pan. Obiettivi importanti da raggiungere, perché dove non c’è rispetto del lavoro e della legalità è assai difficile che ci sia rispetto della salute dei cittadini e dell’ambiente.
Un impegno forte sul fronte dei pesticidi è necessario anche da parte del Parlamento, dove è in discussione al Senato la proposta di legge sul biologico, approvata a dicembre alla Camera dei deputati. Alla Camera, una forte riduzione dell’uso dei pesticidi e la promozione e il sostegno dell’agricoltura biologica sono al centro della mozione presentata da Rossella Muroni come prima firmataria e in discussione in questi giorni insieme ad altre mozioni sul tema.
Il dossier di Legambiente Stop Pesticidi riporta i dati elaborati nel 2017 dai laboratori pubblici italiani accreditati per il controllo ufficiale dei residui di prodotti fitosanitari negli alimenti. Tali strutture hanno inviato i risultati di 9.939 campioni di alimenti di origine vegetale e animale, di provenienza italiana ed estera, genericamente etichettati dai laboratori come campioni da agricoltura non biologica. L’elaborazione dei dati prevede la loro distinzione in frutta, verdura e trasformati. In questa edizione sono stati inseriti anche i dati sui campioni di origine animale, tra cui carne, latte, uova e omogeneizzati.

L’ufficio stampa Legambiente 06 86268399 – Alice Scialoja 339 3945428
domenica 17 febbraio 2019
#M6NTHS: IL VIDEO CHE SENSIBILIZZA SUI METODI APPLICATI NEGLI ALLEVAMENTI INTENSIVI
Il mondo attraverso gli occhi di un maialino. Un cortometraggio toccante e commovente che mostra l'assurdità dell'allevamento intensivo e il disagio degli animali nel vivere in capannoni sporchi e bui, separati dalle proprie mamme da sbarre metalliche. Dal 5 al 18 febbraio IN ESCLUSIVA anche sul nostro sito. Vi aspettiamo! #M6NTHS -> https://www.legambiente.it/m6nths-cortometraggio-sulla-vit…/
Dopo averlo visto, anche tu vorrai firmare la nostra petizione per terminare l'allevamento crudele in gabbia. #EndTheCageAge
martedì 5 febbraio 2019
LE RISORSE IDRICHE AI TEMPI DELL'AUTONOMIA DIFFERENZIATA
Pubblichiamo l'articolo di Edoardo Zanchini, Vicepresidente di Legambiente, relativo al trasferimento alle Regioni delle centrali idroelettriche oggi in concessione e le conseguenze in termini di solidarietà territoriale
lunedì 4 febbraio 2019
#NONTISCORDARDIME' 2019: LA SCUOLA E' DI TUTTI, PRENDIAMOCENE CURA
Carissimi,
i prossimi 15 e
16 marzo torna #Nontiscordardimè-Operazione scuole pulite,
la nostra campagna per la cura, sicurezza e vivibilità degli edifici scolastici.
La XXI edizione arriva dopo un autunno in cui abbiamo assistito a episodi di
discriminazione dei minori nella scuola pubblica come quelli di Lodi e di
Monfalcone, a cui per fortuna c'è stata una reazione di tanti cittadini che non
si sono arresi alle decisioni di queste Amministrazioni e hanno costruito reti
di solidarietà che hanno permesso a tutti i bambini di usufruire dei servizi
scolastici.
Questo ci fa ben sperare nelle tante sparse risorse positive del nostro
Paese, che come noi, considerano la scuola il luogo centrale per l'inclusione ed
il dialogo all'interno di una comunità e un baluardo contro marginalità ed
esclusione.
L'edificio scolastico
rappresenta un luogo, infatti, in cui gli spazi sono destinati alla convivenza:
si impara, si mangia, si gioca, si cresce insieme ciascuno nella sua diversità.
Sarà proprio la parola CONVIVENZA
quella che caratterizza la XXI edizione di Nontiscordardimè - Operazione scuole
pulite, a cui abbiamo dato il titolo La scuola
di tutti, chiedendo alle scuole di riqualificare, pulire, rigenerare gli
spazi comuni come aule, mense e cortili e di farne un momento per promuovere i
valori legati alla convivenza e alle azioni di cambiamento da portare dentro
alla scuola per promuoverla in pieno.
La rigenerazione, la riqualificazione e la cura degli spazi saranno
centrali per ricostruire legami e relazioni positivi, sia per riconoscersi come
comunità scolastica, sia per migliorare i luoghi: liberiamo un cortile dai
rifiuti e restituiamolo al gioco, ripensiamo un'aula mettendo i banchi in
modalità circolare, abbelliamo gli spazi comuni interni all'edificio perché
siano accoglienti e luogo di incontro, promuoviamo azioni di cambiamento degli
stili di vita a scuola, facendola diventare ad esempio #plasticfree,....
Come è accaduto per le altre campagne come PIM e Festa dell'Albero anche di
Nontiscordardimè dobbiamo farne un
momento di mobilitazione anche sociale per ricostruire legami positivi
all'interno delle comunità. Per questo chiederemo quest'anno di sostenere la
campagna alle associazioni dei genitori e degli studenti, con i quali vi
metteremo in contatto e ai numerosi comitati dei genitori che cercheremo di
intercettare attraverso i social.
Il forte coinvolgimento dei genitori sarà centrale anche per valorizzare il
messaggio che intende dare il partner di questa edizione della campagna che è la
C&A Foundation (https://www.candafoundation.
org) : il ruolo dei genitori nelle scelte sostenibili
nella vita dei figli dall'abbigliamento all'alimentazione, all'impegno nel
volontariato per migliorare gli spazi scolastici, come è il caso della nostra
campagna.
Per ogni
chiarimento e confronto potete contattare l'ufficio scuola allo 06.86268350
oppure a scuola.formazione@
legambiente.it .
Un caro saluto.
Giorgio Zampetti, Direttore generale Legambiente
Vanessa Pallucchi, Responsabile nazionale Legambiente Scuola e Formazione
MAL'ARIA 2019: ITALIA DEFERITA ALLA CORTE DI GIUSTIZIA EUROPEA
Strettamente collegato al rapporto Pendolaria 2018, Legambiente pubblica i dati sull'inquinamento rilevati nei capoluoghi di provincia del Paese: Alessandria è al quinto posto a livello nazionale mentre Genova è la seconda città non ubicata in Pianura.
Mal'aria 2019
Città soffocate dallo smog e invase dalle auto. Nel 2018 superati i limiti di legge in ben 55 capoluoghi di provincia.

Città soffocate dallo smog, dove l’aria è irrespirabile sia d’inverno sia d’estate. Tra le principali fonti di emissione il traffico, il riscaldamento domestico, le industrie e le pratiche agricole. I questo contesto l’auto privata continua ad essere di gran lunga il mezzo più utilizzato, se ne contano 38 milioni e soddisfano complessivamente il 65,3% degli spostamenti.
È quanto emerge da Mal’aria 2019, il dossier annuale di Legambiente sull’inquinamento atmosferico in Italia che restituisce un quadro puntuale del 2018. Un anno da codice rosso per la qualità dell’aria, segnato anche dal deferimento dell’Italia alla Corte di giustizia europea in merito alle procedure di infrazione per qualità dell’aria e che costerà multe salate alla Penisola.
scarica il dossier Mal'aria 2019
Nel 2018 in ben 55 capoluoghi di provincia sono stati superati i limiti giornalieri previsti per le polveri sottili o per l’ozono (35 giorni per il Pm10 e 25 per l’ozono). In 24 dei 55 capoluoghi il limite è stato superato per entrambi i parametri, con la conseguenza diretta, per i cittadini, di aver dovuto respirare aria inquinata per circa 4 mesi nell’anno.
La città che lo scorso anno ha superato il maggior numero di giornate fuorilegge è Brescia (Villaggio Sereno) con 150 giorni (47 per il Pm10 e 103 per l’ozono), seguita da Lodi con 149 (78 per il Pm10 e 71 per l’ozono), Monza (140), Venezia (139), Alessandria (136), Milano (135), Torino (134), Padova (130), Bergamo e Cremona (127) e Rovigo (121). Tutte le città capoluogo di provincia dell’area padana (ad eccezione di Cuneo, Novara, Verbania e Belluno) hanno superato almeno uno dei due limiti.
La prima città non ubicata nella pianura padana è Frosinone, nel Lazio, con 116 giorni di superamento (83 per il Pm10 e 33 per l’ozono), seguita da Genova con 103 giorni (tutti dovuti al superamento dei limiti dell’ozono), Avellino con 89 (46 per il Pm10 e 43 per l’ozono) e Terni con 86 (rispettivamente 49 e 37 giorni per i due inquinanti).
Comunicato stampa e tabelle
Comunicato stampa e tabelle
domenica 3 febbraio 2019
PRESENTAZIONE DOSSIER "CONSUMO DI SUOLO, SERVIZI ECOSISTEMICI E GREEN INFRASTRUCTURES" - VOLTAGGIO, 9 FEBBRAIO 2019
Il Circolo Legambiente Val
Lemme,
in collaborazione
con
l'Ente Aree
protette dell'Appennino piemontese
hanno il piacere di invitarVi
alla presentazione del
rapporto
"Consumo di
suolo, servizi ecosistemici e green
infrastructures"
in programma sabato 9 febbraio 2019, alle 21
a Palazzo Gazzolo, in
via Anfosso 2 – Voltaggio (AL)
Il
suolo è una risorsa non rinnovabile che va protetto per garantire il nostro
cibo,
la tutela della biodiversità, la protezione dal rischio idrogeologico e per lottare contro i cambiamenti climatici.
la tutela della biodiversità, la protezione dal rischio idrogeologico e per lottare contro i cambiamenti climatici.
Partendo dal dossier redatto dal Centro di Ricerca sul Consumo di Suolo – CRCS, faremo il punto della situazione sul territorio nazionale e analizzeremo il ruolo fondamentale del suolo per l’ecosistema.
Alla serata saranno
presenti Damiano Di
Simine,
responsabile scientifico sul Suolo di Legambiente e membro del Centro di ricerca
sui consumi di suolo, Stefano Salata, Tecnologo TD del Politecnico di
Torino e collaboratore del Centro Ricerca sui Consumi di Suolo
e Matilde Casa, Sindaca di Lauriano (To), premiata
Ambientalista dell’Anno 2016, che porterà la sua esperienza di amministratrice
comunale nella fattiva azione di tutela del suolo e del
paesaggioConduce la
serata, Flavia Bianchi, architetto
urbanista e membro del consiglio di presidenza di Legambiente Piemonte e Valle
d’Aosta.
La
serata è aperta a tutti e l’ingresso libero
Per informazioni
LEGAMBIENTE CIRCOLO VAL LEMME
Casa Certosini, 76 – 15060 Voltaggio
(AL)
legambiente.vallemme@gmail.com
legambientevallemme@pec.it
Tel 0143392161 – Cell. 349 67 24 348
Sabato 9 febbraio 2019, nell'ambito della rassegna Inverno a Voltaggio, organizzata
dall'ente Aree protette dell’appennino piemontese in collaborazione con
l’Ostello di Voltaggio, il circolo Legambiente Val Lemme ha proposto l’incontro
su Consumo di suolo, green
infrastructures e servizi ecosistemici. I relatori invitati a parlare sono
stati Damiano Di Simine, responsabile
scientifico sul suolo di Legambiente e membro del Centro di Ricerca sui Consumi
di Suolo, Stefano Salata,
Pianificatore e Tecnologo TD del Politecnico di Torino nonché collaboratore del
Centro Ricerca sui Consumi di Suolo e Matilde
Casa, Sindaca di Lauriano (To), premiata Ambientalista dell’Anno 2016.
Benché piccola, la sala gentilmente messa a disposizione dal
gestore dell’Ostello era stracolma.
Grazie agli interventi di Di Simine, Salata e Casa, espressi
in modo compiuto e semplice e supportati da dati estremamente chiari, il
pubblico ha potuto comprendere il grande servizio reso alla comunità dal suolo
libero e sano e ha potuto apprezzare quanto sia importante l’argomento a
livello mondiale e non solo locale.
Damiano Di
Simine ha descritto l’ecosistema presente nel terreno e ha spiegato al
pubblico, attraverso tabelle e infografiche, i dati forniti dal Ministero
dell’Ambiente (Ispra) relativi al consumo del territorio in Piemonte e in
Italia, con un approccio comparato rispetto ai paesi europei. Ha spiegato cosa
sono i servizi ecosistemici offerti dal suolo, vale a dire, secondo la
definizione elaborata nel 2005
dal Millennium Ecosystem
Assessment, "i
benefici multipli forniti dagli ecosistemi al genere umano", evidenziando il ruolo
fondamentale del suolo libero in termini di conservazione della biodiversità,
produzione del cibo e impollinazione, cattura della co2, assorbimento e
depurazione dell’acqua, prevenzione e mitigazione dei fenomeni climatici
estremi nonché benefici di natura culturale, fra cui il valore paesaggistico, educativo e
ricreativo.
L’esempio del comune di Lauriano presentato da Matilde casa ha
destato interesse in quanto si tratta di un piccolo comune piemontese con
fenomeni di spopolamento e edifici non utilizzati e problemi di assetto del
territorio del tutto simili a quanto si rileva nella nostra zona. La Sindaca è
salita alla ribalta, suo malgrado, in quanto responsabile della modifica di
destinazione d’uso di un terreno edificabile in area agricola, attraverso una
variante al Piano regolatore. La decisione della sua amministrazione è stata
oggetto di una denuncia da parte del proprietario del terreno e ha costretto
Matilde Casa a dover affrontare un processo penale con l’accusa di abuso
d’ufficio per aver, come lei stessa dice, riportando le parole del pubblico
ministero, “impedito la costruzione di quaranta belle villette” su un terreno,
peraltro adiacente ad un’area franosa.
L’esperienza di Matilde Casa, al suo terzo mandato nel comune
di Lauriano, testimonia come l’applicazione delle buone regole e del buon senso
possa rendere virtuosa un’amministrazione comunale nella gestione del territorio
a livello pratico e non solo teorico.
La serata si è conclusa con l’intervento di Stefano Salata,
che ha illustrato le nuove tecniche di valutazione e mappatura biofisica dei Servizi
Ecosistemici forniti dal suolo libero, utili a sviluppare corrette politiche
del territorio a differenti scale. Il ricercatore del Politecnico di Torino ha descritto
i parametri che permettono di classificare il suolo a seconda dei servizi ecosistemici
che offre alla comunità, nell'ottica di fornire strumenti molto precisi e utili
agli amministratori per una migliore gestione del territorio in una prospettiva
di lungimiranza e non di risultato immediato e per poter procedere a eventuali
varianti, come nel caso di Lauriano, supportate da evidenze scientifiche, che
aiutino gli amministratori a tutelarsi anche contro eventuali contestazioni.
Il ricercatore ha illustrato nel dettaglio la metodologia di raccolta
dei dati seguita da Ispra, non perfettamente chiara agli amministratori
presenti che inizialmente avevano ritenuto i dati non corretti.
PUBBLICHIAMO I LINK PER PARTECIPARE ALLA CONSULTAZIONE PUBBLICA SULLA DIRETTIVA QUADRO ACQUE
Nel 2019 ci attende una
grande sfida: salvare la Direttiva Quadro Acque!
E' in
corso da parte della Commissione Europea un processo di valutazione
dell’adeguatezza della Direttiva 2000/60/CE e delle direttive ad essa associate,
che include una consultazione pubblica, aperta a tutti i cittadini
europei.
Molti
portatori di interesse e diversi Paesi Membri stanno facendo pressione perché il
livello di ambizione della Direttiva venga sostanzialmente ridotto. Secondo il
CIRF, così come per oltre 100 associazioni europee che hanno costituito la
coalizione Living Rivers Europe, la Direttiva Quadro Acque è una normativa di
fondamentale importanza, e non solo i suoi obiettivi devono essere mantenuti, ma
deve essere attuata con molta più decisione. Per tutelare gli ecosistemi e per
aumentare la qualità della vita dei cittadini italiani ed europei.
Per
questo ti invitiamo a far sentire la tua voce, partecipando alla consultazione
pubblica sulla Direttiva Quadro Acque:
- Se non sei un esperto di acque e/o hai solo pochi secondi da dedicare al questionario, sottoscrivi QUI le risposte della coalizione Living Rivers Europe.
- Se vuoi dare una risposta personalizzata, o sei un esperto di acque e vuoi rispondere anche alla parte tecnica della consultazione, compila il questionario direttamente nel sito della CE al seguente link
—–> QUI trovi
le risposte suggerite dal CIRF per la Parte 1, destinate al pubblico generale,
specifiche per il contesto italiano.
PENDOLARIA 2018: CONTINUA L'EMORRAGIA DEI PENDOLARI
Torino, 30 gennaio 2019 Comunicato stampa
Legambiente presenta
Pendolaria, il Rapporto sullo stato del trasporto ferroviario in
Italia
Treni,
in Piemonte scende il numero dei pendolari.
Legambiente:
“Servono risorse per il servizio ferroviario regionale. I dati dimostrano che la
Tav è una falsa priorità”
Legambiente:
“Nel 2019 si rischia un taglio del servizio. Basta parlare di Tav; qual è la
strategia di Governo e Regione per i pendolari?”
C’è
un’Italia in movimento, che aspetta il treno. Il trasporto ferroviario è un po’
lo specchio del Paese e delle sue contraddizioni, con segnali di straordinaria
innovazione e regioni dove, invece, il degrado del servizio costringe centinaia
di migliaia di persone a rinunciare a prendere il treno per spostarsi. A
raccontare quanto succede sulle ferrovie italiane è il rapporto
Pendolaria di Legambiente, che dal 2008 analizza ogni anno
la situazione del trasporto ferroviario in Italia, con numeri e storie e il
duplice obiettivo di illustrare i risultati di politiche e investimenti e di
dare forza alla costruzione di un paese più sostenibile.
Il
numero dei passeggeri a livello nazionale aumenta, toccando quota 5,59
milioni e segnando un nuovo record rispetto al 2012 (+7,9% in 4 anni). Sono
infatti 2 milioni e 874 mila coloro che ogni giorno usufruiscono del servizio
ferroviario regionale e 2 milioni e 716 mila quelli che prendono ogni giorno le
metropolitane, presenti in 7 città italiane, in larga parte pendolari. E per
entrambi i numeri sono in crescita, come per l’alta velocità. Ma il paradosso
c’è: diminuiscono i chilometri di linee disponibili e la crescita nasconde
differenze rilevanti nell’andamento tra le diverse Regioni e tra i diversi
gestori.
In alcune parti del Paese la situazione è migliorata, mentre in
altre è peggiorata e si è ampliata la differenza nelle condizioni di servizio.
Se tra Firenze e Bologna, per esempio, l’offerta di treni non ha paragoni al
mondo, con 162 treni che sfrecciano a 300 km/h nei due sensi di marcia ogni
giorno, in diverse parti del Piemonte migliaia di persone non prendono
più il treno per via dei tagli e del degrado del servizio. Il trasporto
ferroviario soffre in particolar modo della riduzione dei finanziamenti
statali, con una diminuzione delle risorse stanziate tra il 2009 e il
2018 pari a -20,4%, a cui si potrebbe aggiungere nel 2019 un ulteriore
taglio di 300 milioni, per una clausola di salvaguardia nella legge di
Bilancio che ha buone probabilità di scattare vista la situazione economica. A
quel punto le risorse in meno sarebbero oltre il 6%, rispetto allo scorso anno,
con la conseguenza di vedere meno treni nelle Regioni.
“In
Piemonte i dati indicano che l’emorragia di pendolari degli anni scorsi non si è
ancora arrestata. Per questo ci auguriamo che la riapertura ad inizio anno della
linea Saluzzo-Savigliano non resti una notizia positiva ma isolata, e che
vengano gettate le basi per la riapertura di tutte le linee tagliate nel 2011
-dichiara Fabio Dovana, presidente di Legambiente Piemonte e Valle
d’Aosta-. Quella delle grandi opere è una falsa priorità e i numeri lo
dimostrano in modo lampante. Il vero deficit da colmare è nelle città e in un
servizio ferroviario regionale con troppe carenze. Più che di una sterile e
inopportuna campagna pro-Tav il Piemonte ha bisogno di affrancarsi dal ruolo di
fanalino di coda tra le regioni del Nord Italia, investendo con forza a favore
di un trasporto ferroviario pendolare di qualità”.
In
Piemonte nel 2017 sono state in media 166.445 le persone che ogni giorno
hanno preso un treno, in diminuzione rispetto al 2016 quando si
attestavano a 167.556 mila. Per tornare almeno ai 175.400 viaggiatori del
2011, anno in cui sono state cancellate 14 linee cosiddette “minori”, per
Legambiente servono maggiori investimenti. In Piemonte gli
stanziamenti per il servizio ferroviario si attestano a 5,51 milioni di
euro l’anno, appena lo 0,05% del bilancio regionale. Il paragone con le vicine
regioni del Nord Italia non regge: la Lombardia stanzia per il servizio
ferroviario 176 milioni di euro, l’Emilia Romagna 37 milioni di euro, il Veneto
16,7 milioni.
L’Italia,
insomma, è spaccata a metà, con
9 Regioni e le due Province autonome in cui i passeggeri sono aumentati e
10 in cui sono diminuiti o rimasti invariati.
Cresce
il
numero di persone che prende il treno al nord - come in Lombardia (750 mila), è triplicato dal 2001
in Alto Adige, raddoppiato in Emilia-Romagna, cresciuto di 60 mila in
Puglia. Analoghi i successi della
metropolitana a Milano (con più passeggeri delle altre 6 città italiane
dotate di metro), dei tram a Firenze e
a Bergamo. Molto diversa la situazione del Piemonte dove a causa delle linee
soppresse i passeggeri sono calati del
4,4% mentre è drammatica
in particolare la situazione in Sicilia, dove si è
passati da 50.300 a 37.600
viaggiatori (dal 2009 ad
oggi) in una Regione con 5 milioni di abitanti e grandi spostamenti pendolari, e
in Campania dove si è passati da
413.600 viaggiatori a 308.500 (ma con un trend in risalita negli ultimi
anni).
“Sono tanti i segnali
positivi dalle città e dalle Regioni -commenta Edoardo Zanchini, vicepresidente
nazionale di Legambiente- che mostrano una disponibilità delle persone a
usare treni e trasporto pubblico locale, confermata da tutte le indagini.
Quest’anno raccontiamo con tante storie proprio come ovunque siano arrivati
nuovi treni, sia stato migliorato il servizio e il numero dei passeggeri sia
cresciuto in modo esponenziale. Ma sono troppe le Regioni in cui, al contrario,
è stato ridotto il numero dei treni, sono diminuiti anche i pendolari che ne
usufruiscono e sono stati costretti a usare i mezzi privati. I risultati
prodotti dagli investimenti dimostrano che si può davvero migliorare la vita
delle persone, riducendo l'inquinamento e le emissioni di gas serra generate dai
trasporti, ma occorre avere una chiara idea dei problemi da affrontare, per
allargare il cambiamento a ogni parte d'Italia. Se si vuole davvero migliorare
la situazione per i pendolari, gli ambiti di intervento sono quattro: aumentare
le risorse, coordinare e controllare quanto avviene sulla rete, cambiare le
priorità infrastrutturali e fermare il taglio delle cosiddette linee secondarie.
Ad oggi -prosegue Zanchini- non si è
capito quale idea abbia il governo per il rilancio dell’offerta per i pendolari
e per il trasporto pubblico locale. Si fa un gran parlare di Tav, ma il rischio
è che come nelle precedenti legislature vadano avanti solo le autostrade, mentre
le opere che servono ai pendolari rimangono ferme, rinviate e
incompiute”.
Il
cambiamento avvenuto negli spostamenti nazionali è rilevante, con numeri
comunque inferiori rispetto alle tratte regionali: 40 mila
persone circa che prendono ogni giorno gli Intercity e 170 mila l’alta velocità
(tra Frecce di Trenitalia e Italo) per spostarsi su collegamenti nazionali.
Le persone che
prendono il treno ogni giorno aumentano sia sui treni a lunga percorrenza, in
particolare con il clamoroso successo dell’alta velocità, sia sui treni
regionali e sulle ferrovie metropolitane, purché ci siano. Perché se in questo
inizio di secolo sono state costruite nuove linee ad alta velocità per 1.213
chilometri, nel frattempo sono avvenute cancellazioni per 1.120 km è sospensioni
in altri 321 km, in territori rimasti ora senza collegamenti
ferroviari.
Come poche
volte in passato, i pendolari sono stati al centro degli annunci del ministro
delle Infrastrutture in questo inizio di legislatura. E nel contratto di governo tra i
due partiti che compongono la maggioranza l’impegno è scritto con chiarezza.
Tuttavia, in questi mesi, anche in conseguenza del crollo del viadotto Morandi a
Genova, al centro dell’attenzione politica ci sono state le scelte sulle grandi
opere. Nella legge di bilancio ci sono alcune misure positive per interventi
nelle città e sulla rete ferroviaria. Inoltre è stato
istituito un fondo presso il ministero dell’Economia finalizzato al rilancio
degli investimenti
delle amministrazioni centrali dello Stato e allo sviluppo del Paese e una quota
del fondo è destinata alla realizzazione, allo sviluppo e alla sicurezza di
sistemi di trasporto pubblico di massa su sede propria. Purtroppo negativa e
in continuità con il passato è la scelta di destinare ingentissime risorse
all’autotrasporto anche in questa legge di bilancio. Sono stanziati 1,58
miliardi di euro per le esenzioni dell’accisa all’autotrasporto merci, a cui
si sommano 240 milioni di euro per rimborsi vari. Va ricordato poi che
nel decreto Genova sono stati previsti 20 milioni di euro per gli
autotrasportatori.
Secondo
Legambiente se il ministro Toninelli vuole davvero rilanciare il trasporto
ferroviario pendolare deve aumentare le risorse, perché quelle attuali sono
di oltre il 20% inferiori al 2009, e rischiano di ridursi ulteriormente se non
si blocca la clausola nella legge di bilancio. Il ministero delle Infrastrutture
deve poi esercitare un vero ruolo di coordinamento e controllo sulla rete, per
evitare che continuino tagli e disservizi in alcune Regioni. E occorre
cambiare le priorità infrastrutturali: mancano 10 miliardi di euro per le 26
incompiute che servono ai pendolari italiani, individuate da Legambiente,
mentre sono previste ingenti risorse per autostrade e altre strade. Secondo
Legambiente, la sfida per il rilancio
del servizio ferroviario in Italia consiste nel puntare sulle città,
che sono il cuore della domanda di trasporto nel nostro Paese, sul Sud, dove i ritardi e i problemi
sono incredibili, e su un progetto
di mobilità sostenibile per la grande area inquinata della Pianura Padana.
“Nel rapporto presentiamo proposte concrete che consentirebbero di
rilanciare le città e l’economia italiana. Ci auguriamo che il governo del
cambiamento scelga di percorrere questa strada” aggiunge
Zanchini.
Legambiente sottolinea come
nel bilancio dello Stato già esistano le risorse per realizzare un salto di
qualità nel servizio ferroviario. Il problema è di indirizzare le rilevanti
risorse presenti in maniera differente rispetto ad oggi, ridisegnando con chiari
obiettivi le entrate legate ai trasporti (accise, Iva, tariffe autostradali,
ecc.) e le voci di spesa (sussidi all’autotrasporto, servizio ferroviario,
infrastrutture). In particolare per rilanciare il trasporto ferroviario servono
risorse per: potenziare il servizio
ferroviario regionale, e per garantire che il numero di treni sulla rete
aumenti servono almeno 500 milioni di euro all’anno da destinare al fondo
per il TPL e il trasporto ferroviario regionale per potenziare il servizio al
sud con Intercity e Frecce; rilanciare
gli investimenti infrastrutturali davvero utili al sud e nelle città,
garantendo che almeno 2 miliardi di euro all’anno dei fondi introdotti con
le Leggi di Bilancio 2018 e 2019 per gli investimenti dello Stato siano
indirizzati a nuove linee di tram e metropolitane nelle città; acquistare nuovi treni per potenziare il
servizio regionale e intercity, aggiungendo agli investimenti previsti
almeno 600 milioni di euro all’anno per continuare il rinnovo del parco
regionale circolante.
Dossier
completo:
Ufficio stampa Legambiente Piemonte e Valle
d'Aosta: 011.2215851 – 349.2572806
www.legambientepiemonte.it – www.facebook.com/legambientepiemontevalledaosta
Iscriviti a:
Post (Atom)
-
LE UOVA DI AGOSTO Le uova di agosto si conservano facilmente, purché se ne abbia la giusta cura. Dai dati raccolti, ritengo che il m...
-
Basso corso dell’Orba – L’erosione del fondo dell’alveo scopre e incide gli antichi strati di sedimenti fini giallastri compatti rimasti p...
-
La promozione del turismo di un territorio passa anche attraverso la valorizzazione del suo patrimonio geologico che al pari di quello,...