Torino, 30 gennaio 2019 Comunicato stampa
Legambiente presenta
Pendolaria, il Rapporto sullo stato del trasporto ferroviario in
Italia
Treni,
in Piemonte scende il numero dei pendolari.
Legambiente:
“Servono risorse per il servizio ferroviario regionale. I dati dimostrano che la
Tav è una falsa priorità”
Legambiente:
“Nel 2019 si rischia un taglio del servizio. Basta parlare di Tav; qual è la
strategia di Governo e Regione per i pendolari?”
C’è
un’Italia in movimento, che aspetta il treno. Il trasporto ferroviario è un po’
lo specchio del Paese e delle sue contraddizioni, con segnali di straordinaria
innovazione e regioni dove, invece, il degrado del servizio costringe centinaia
di migliaia di persone a rinunciare a prendere il treno per spostarsi. A
raccontare quanto succede sulle ferrovie italiane è il rapporto
Pendolaria di Legambiente, che dal 2008 analizza ogni anno
la situazione del trasporto ferroviario in Italia, con numeri e storie e il
duplice obiettivo di illustrare i risultati di politiche e investimenti e di
dare forza alla costruzione di un paese più sostenibile.
Il
numero dei passeggeri a livello nazionale aumenta, toccando quota 5,59
milioni e segnando un nuovo record rispetto al 2012 (+7,9% in 4 anni). Sono
infatti 2 milioni e 874 mila coloro che ogni giorno usufruiscono del servizio
ferroviario regionale e 2 milioni e 716 mila quelli che prendono ogni giorno le
metropolitane, presenti in 7 città italiane, in larga parte pendolari. E per
entrambi i numeri sono in crescita, come per l’alta velocità. Ma il paradosso
c’è: diminuiscono i chilometri di linee disponibili e la crescita nasconde
differenze rilevanti nell’andamento tra le diverse Regioni e tra i diversi
gestori.
In alcune parti del Paese la situazione è migliorata, mentre in
altre è peggiorata e si è ampliata la differenza nelle condizioni di servizio.
Se tra Firenze e Bologna, per esempio, l’offerta di treni non ha paragoni al
mondo, con 162 treni che sfrecciano a 300 km/h nei due sensi di marcia ogni
giorno, in diverse parti del Piemonte migliaia di persone non prendono
più il treno per via dei tagli e del degrado del servizio. Il trasporto
ferroviario soffre in particolar modo della riduzione dei finanziamenti
statali, con una diminuzione delle risorse stanziate tra il 2009 e il
2018 pari a -20,4%, a cui si potrebbe aggiungere nel 2019 un ulteriore
taglio di 300 milioni, per una clausola di salvaguardia nella legge di
Bilancio che ha buone probabilità di scattare vista la situazione economica. A
quel punto le risorse in meno sarebbero oltre il 6%, rispetto allo scorso anno,
con la conseguenza di vedere meno treni nelle Regioni.
“In
Piemonte i dati indicano che l’emorragia di pendolari degli anni scorsi non si è
ancora arrestata. Per questo ci auguriamo che la riapertura ad inizio anno della
linea Saluzzo-Savigliano non resti una notizia positiva ma isolata, e che
vengano gettate le basi per la riapertura di tutte le linee tagliate nel 2011
-dichiara Fabio Dovana, presidente di Legambiente Piemonte e Valle
d’Aosta-. Quella delle grandi opere è una falsa priorità e i numeri lo
dimostrano in modo lampante. Il vero deficit da colmare è nelle città e in un
servizio ferroviario regionale con troppe carenze. Più che di una sterile e
inopportuna campagna pro-Tav il Piemonte ha bisogno di affrancarsi dal ruolo di
fanalino di coda tra le regioni del Nord Italia, investendo con forza a favore
di un trasporto ferroviario pendolare di qualità”.
In
Piemonte nel 2017 sono state in media 166.445 le persone che ogni giorno
hanno preso un treno, in diminuzione rispetto al 2016 quando si
attestavano a 167.556 mila. Per tornare almeno ai 175.400 viaggiatori del
2011, anno in cui sono state cancellate 14 linee cosiddette “minori”, per
Legambiente servono maggiori investimenti. In Piemonte gli
stanziamenti per il servizio ferroviario si attestano a 5,51 milioni di
euro l’anno, appena lo 0,05% del bilancio regionale. Il paragone con le vicine
regioni del Nord Italia non regge: la Lombardia stanzia per il servizio
ferroviario 176 milioni di euro, l’Emilia Romagna 37 milioni di euro, il Veneto
16,7 milioni.
L’Italia,
insomma, è spaccata a metà, con
9 Regioni e le due Province autonome in cui i passeggeri sono aumentati e
10 in cui sono diminuiti o rimasti invariati.
Cresce
il
numero di persone che prende il treno al nord - come in Lombardia (750 mila), è triplicato dal 2001
in Alto Adige, raddoppiato in Emilia-Romagna, cresciuto di 60 mila in
Puglia. Analoghi i successi della
metropolitana a Milano (con più passeggeri delle altre 6 città italiane
dotate di metro), dei tram a Firenze e
a Bergamo. Molto diversa la situazione del Piemonte dove a causa delle linee
soppresse i passeggeri sono calati del
4,4% mentre è drammatica
in particolare la situazione in Sicilia, dove si è
passati da 50.300 a 37.600
viaggiatori (dal 2009 ad
oggi) in una Regione con 5 milioni di abitanti e grandi spostamenti pendolari, e
in Campania dove si è passati da
413.600 viaggiatori a 308.500 (ma con un trend in risalita negli ultimi
anni).
“Sono tanti i segnali
positivi dalle città e dalle Regioni -commenta Edoardo Zanchini, vicepresidente
nazionale di Legambiente- che mostrano una disponibilità delle persone a
usare treni e trasporto pubblico locale, confermata da tutte le indagini.
Quest’anno raccontiamo con tante storie proprio come ovunque siano arrivati
nuovi treni, sia stato migliorato il servizio e il numero dei passeggeri sia
cresciuto in modo esponenziale. Ma sono troppe le Regioni in cui, al contrario,
è stato ridotto il numero dei treni, sono diminuiti anche i pendolari che ne
usufruiscono e sono stati costretti a usare i mezzi privati. I risultati
prodotti dagli investimenti dimostrano che si può davvero migliorare la vita
delle persone, riducendo l'inquinamento e le emissioni di gas serra generate dai
trasporti, ma occorre avere una chiara idea dei problemi da affrontare, per
allargare il cambiamento a ogni parte d'Italia. Se si vuole davvero migliorare
la situazione per i pendolari, gli ambiti di intervento sono quattro: aumentare
le risorse, coordinare e controllare quanto avviene sulla rete, cambiare le
priorità infrastrutturali e fermare il taglio delle cosiddette linee secondarie.
Ad oggi -prosegue Zanchini- non si è
capito quale idea abbia il governo per il rilancio dell’offerta per i pendolari
e per il trasporto pubblico locale. Si fa un gran parlare di Tav, ma il rischio
è che come nelle precedenti legislature vadano avanti solo le autostrade, mentre
le opere che servono ai pendolari rimangono ferme, rinviate e
incompiute”.
Il
cambiamento avvenuto negli spostamenti nazionali è rilevante, con numeri
comunque inferiori rispetto alle tratte regionali: 40 mila
persone circa che prendono ogni giorno gli Intercity e 170 mila l’alta velocità
(tra Frecce di Trenitalia e Italo) per spostarsi su collegamenti nazionali.
Le persone che
prendono il treno ogni giorno aumentano sia sui treni a lunga percorrenza, in
particolare con il clamoroso successo dell’alta velocità, sia sui treni
regionali e sulle ferrovie metropolitane, purché ci siano. Perché se in questo
inizio di secolo sono state costruite nuove linee ad alta velocità per 1.213
chilometri, nel frattempo sono avvenute cancellazioni per 1.120 km è sospensioni
in altri 321 km, in territori rimasti ora senza collegamenti
ferroviari.
Come poche
volte in passato, i pendolari sono stati al centro degli annunci del ministro
delle Infrastrutture in questo inizio di legislatura. E nel contratto di governo tra i
due partiti che compongono la maggioranza l’impegno è scritto con chiarezza.
Tuttavia, in questi mesi, anche in conseguenza del crollo del viadotto Morandi a
Genova, al centro dell’attenzione politica ci sono state le scelte sulle grandi
opere. Nella legge di bilancio ci sono alcune misure positive per interventi
nelle città e sulla rete ferroviaria. Inoltre è stato
istituito un fondo presso il ministero dell’Economia finalizzato al rilancio
degli investimenti
delle amministrazioni centrali dello Stato e allo sviluppo del Paese e una quota
del fondo è destinata alla realizzazione, allo sviluppo e alla sicurezza di
sistemi di trasporto pubblico di massa su sede propria. Purtroppo negativa e
in continuità con il passato è la scelta di destinare ingentissime risorse
all’autotrasporto anche in questa legge di bilancio. Sono stanziati 1,58
miliardi di euro per le esenzioni dell’accisa all’autotrasporto merci, a cui
si sommano 240 milioni di euro per rimborsi vari. Va ricordato poi che
nel decreto Genova sono stati previsti 20 milioni di euro per gli
autotrasportatori.
Secondo
Legambiente se il ministro Toninelli vuole davvero rilanciare il trasporto
ferroviario pendolare deve aumentare le risorse, perché quelle attuali sono
di oltre il 20% inferiori al 2009, e rischiano di ridursi ulteriormente se non
si blocca la clausola nella legge di bilancio. Il ministero delle Infrastrutture
deve poi esercitare un vero ruolo di coordinamento e controllo sulla rete, per
evitare che continuino tagli e disservizi in alcune Regioni. E occorre
cambiare le priorità infrastrutturali: mancano 10 miliardi di euro per le 26
incompiute che servono ai pendolari italiani, individuate da Legambiente,
mentre sono previste ingenti risorse per autostrade e altre strade. Secondo
Legambiente, la sfida per il rilancio
del servizio ferroviario in Italia consiste nel puntare sulle città,
che sono il cuore della domanda di trasporto nel nostro Paese, sul Sud, dove i ritardi e i problemi
sono incredibili, e su un progetto
di mobilità sostenibile per la grande area inquinata della Pianura Padana.
“Nel rapporto presentiamo proposte concrete che consentirebbero di
rilanciare le città e l’economia italiana. Ci auguriamo che il governo del
cambiamento scelga di percorrere questa strada” aggiunge
Zanchini.
Legambiente sottolinea come
nel bilancio dello Stato già esistano le risorse per realizzare un salto di
qualità nel servizio ferroviario. Il problema è di indirizzare le rilevanti
risorse presenti in maniera differente rispetto ad oggi, ridisegnando con chiari
obiettivi le entrate legate ai trasporti (accise, Iva, tariffe autostradali,
ecc.) e le voci di spesa (sussidi all’autotrasporto, servizio ferroviario,
infrastrutture). In particolare per rilanciare il trasporto ferroviario servono
risorse per: potenziare il servizio
ferroviario regionale, e per garantire che il numero di treni sulla rete
aumenti servono almeno 500 milioni di euro all’anno da destinare al fondo
per il TPL e il trasporto ferroviario regionale per potenziare il servizio al
sud con Intercity e Frecce; rilanciare
gli investimenti infrastrutturali davvero utili al sud e nelle città,
garantendo che almeno 2 miliardi di euro all’anno dei fondi introdotti con
le Leggi di Bilancio 2018 e 2019 per gli investimenti dello Stato siano
indirizzati a nuove linee di tram e metropolitane nelle città; acquistare nuovi treni per potenziare il
servizio regionale e intercity, aggiungendo agli investimenti previsti
almeno 600 milioni di euro all’anno per continuare il rinnovo del parco
regionale circolante.
Dossier
completo:
Ufficio stampa Legambiente Piemonte e Valle
d'Aosta: 011.2215851 – 349.2572806
www.legambientepiemonte.it – www.facebook.com/legambientepiemontevalledaosta
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