Articolo tratto da Giornale 7 del 27 luglio 2022
https://www.giornale7.it/nei-fiumi-pile-dei-ponti-scalzate-e-difese-spondali-che-crollano-ma-si-prende-altra-ghiaia/

Il ponte sul Lemma a Francavilla con le pile scalzate
Piloni dei ponti scalzati e difese spondali che crollano per lo
stesso motivo: la carenza di ghiaia. Eppure la Regione ha autorizzato
altri prelievi di materiali dal corsi d’acqua, compresi quelli
alessandrini. In tutta la Regione sono previsti 144 interventi per
movimentare e asportare un totale di oltre 920 mila metri cubi di
ghiaia, che fa ovviamente gola al settore edile. In provincia di
Alessandria i prelievi autorizzati sono una ventina per totale di 115
mila metri cubi. Tre sono nel Borbera: uno nella frazione di
Persi, l’altro in località Morasca, entrambi e Borghetto, per 10 mila
metri cubi ciascuno, il terzo a Cabella, in prossimità del concentrico
del paese, per 8 mila metri cubi. In Val Lemme: 4 mila cubi da prelevare
nel rio Riasco a Basaluzzo, a monte del ponte della strada 160; 10 mila
metri cubi a Francavilla Bisio presso il ponte sul Lemme per cascina
Biutta; a Gavi 6 mila metri cubi nel rio Ardana e 10 mila nel Lemme a
monte del paese. A Ovada prelievi da 6 mila metri cubi ciascuno
nell’Orba alla confluenza con lo Stura e nello Stura presso il ponte di
via Novi. Stesso quantitativo a Silvano, sempre nell’Orba, in località
Guastarina, e a Capriata, a ridosso del ponte di Strada Oltre Orba. Lo
Scrivia è interessato dall’asportazione di 10 mila meri cubi alla
confluenza con il Borbera tra Serravalle, Arquata e Vignole. Altri
prelievi sono programmati nell’Acquese, lungo la Bormida e l’Erro. La
Regione ha pubblicato un bando al quale possono partecipare le imprese
edili proponendo una cifra per il pagamento del canone. Stessa
operazione avvenuta nel 2021, quando furono autorizzati trentatré
interventi sul territorio alessandrino, alcuni dei quali riproposti
quest’anno. Il metodo adottato dalla giunta Cirio punta a
“sburocratizzare” i prelievi di ghiaia rendendo “molto più veloce dare
il via alle operazioni vitali per il buon mantenimento dei corsi
d’acqua, necessario ora quanto mai alla luce dell’emergenza climatica
che provoca ingrossamenti repentini di fiumi e torrenti moltiplicando i
danni quando questi sono privi di manutenzione”, come hanno spiegato gli amministratori regionali.
Piloni dei ponti scalzati e difese spondali che crollano per lo
stesso motivo: la carenza di ghiaia. Eppure la Regione ha autorizzato
altri prelievi di materiali dal corsi d’acqua, compresi quelli
alessandrini. In tutta la Regione sono previsti 144 interventi per
movimentare e asportare un totale di oltre 920 mila metri cubi di
ghiaia, che fa ovviamente gola al settore edile. In provincia di
Alessandria i prelievi autorizzati sono una ventina per totale di 115
mila metri cubi. Tre sono nel Borbera: uno nella frazione di
Persi, l’altro in località Morasca, entrambi e Borghetto, per 10 mila
metri cubi ciascuno, il terzo a Cabella, in prossimità del concentrico
del paese, per 8 mila metri cubi. In Val Lemme: 4 mila cubi da prelevare
nel rio Riasco a Basaluzzo, a monte del ponte della strada 160; 10 mila
metri cubi a Francavilla Bisio presso il ponte sul Lemme per cascina
Biutta; a Gavi 6 mila metri cubi nel rio Ardana e 10 mila nel Lemme a
monte del paese. A Ovada prelievi da 6 mila metri cubi ciascuno
nell’Orba alla confluenza con lo Stura e nello Stura presso il ponte di
via Novi. Stesso quantitativo a Silvano, sempre nell’Orba, in località
Guastarina, e a Capriata, a ridosso del ponte di Strada Oltre Orba. Lo
Scrivia è interessato dall’asportazione di 10 mila meri cubi alla
confluenza con il Borbera tra Serravalle, Arquata e Vignole. Altri
prelievi sono programmati nell’Acquese, lungo la Bormida e l’Erro. La
Regione ha pubblicato un bando al quale possono partecipare le imprese
edili proponendo una cifra per il pagamento del canone. Stessa
operazione avvenuta nel 2021, quando furono autorizzati trentatré
interventi sul territorio alessandrino, alcuni dei quali riproposti
quest’anno. Il metodo adottato dalla giunta Cirio punta a
“sburocratizzare” i prelievi di ghiaia rendendo “molto più veloce dare
il via alle operazioni vitali per il buon mantenimento dei corsi
d’acqua, necessario ora quanto mai alla luce dell’emergenza climatica
che provoca ingrossamenti repentini di fiumi e torrenti moltiplicando i
danni quando questi sono privi di manutenzione”, come hanno spiegato gli amministratori regionali. Un metodo contestato
dal Centro Italiano per la Riqualificazione Fluviale, associazione
creata da tecnici di diversa estrazione disciplinare e professionale, da
Cipra (Commissione internazionale per la protezione delle Alpi) e dalle
associazioni Free Rivers Italia, Legambiente, Pro Natura, WWF e ad
alcune associazioni di pescatori. Nella lettera inviata alla Regione e
ad altri enti si rileva che le asportazioni di ghiaia previste sono al
di fuori dalla pianificazione di bacino prevista dalla direttive europee
e dell’Autorità di Bacino del Fiume Po.

La difesa spondale lungo l'Orba a Retorto (Predosa) crollata
Un metodo contestato
dal Centro Italiano per la Riqualificazione Fluviale, associazione
creata da tecnici di diversa estrazione disciplinare e professionale, da
Cipra (Commissione internazionale per la protezione delle Alpi) e dalle
associazioni Free Rivers Italia, Legambiente, Pro Natura, WWF e ad
alcune associazioni di pescatori. Nella lettera inviata alla Regione e
ad altri enti si rileva che le asportazioni di ghiaia previste sono al
di fuori dalla pianificazione di bacino prevista dalla direttive europee
e dell’Autorità di Bacino del Fiume Po. Secondo queste ultime, i
prelievi dovrebbero essere pianificati vicino al centri abitati o in
corrisponde dei opera trasversali, come i ponti. Invece, “il 75% degli
interventi non si trova in corrispondenza di centri abitati; il 60% non è
in corrispondenza di opere trasversali o canalizzazioni o pare
complessivamente esteso ben oltre la singola struttura. Il 50% non si
trova presso centri abitati né nelle adiacenze di opere trasversali o
canalizzazioni”. Inoltre, i prelievi sono spesso previsti l’uno
accanto all’altro, diventando così “un solo esteso intervento da decine
di migliaia di metri cubi di materiale estratto da un unico continuo
tratto di corso d’acqua, in contrasto con la normativa”. L’asportazione
di ghiaia e di vegetazione dall’alveo, sostengono i firmatari della
lettera, “spesso promossi dalla popolazione e dai comuni e
giustificati come misure per la riduzione della pericolosità idraulica,
in realtà sono privi di fondamento scientifico e possono portare a un
aumento del rischio invece che a una sua riduzione”. Lo dimostra la
situazione del ponte sul Lemme a Francavilla Bisio, con le pile
scalzate, e la difesa spondale dell’Orba a Retorto (Predosa), crollata.
E’ la prova, secondo gli autori della lettera, che la ghiaia in questi
fiumi manca.
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