ESCAVAZIONI NEI FIUMI PIEMONTESI Secondo programma di interventi di manutenzione idraulica con asportazione di materiale litoide
Varie Associazioni spiegano in una lettera perché il Secondo Programma di interventi di manutenzione idraulica con asportazione di materiale litoide è un approccio profondamente sbagliato.
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Oggetto: D.G.R. 20 maggio 2022, n. 20-5076 - Secondo programma di interventi di
manutenzione idraulica con asportazione di materiale litoide: perché è un approccio
profondamente sbagliato
La recente D.G.R. della Regione Piemonte di cui in oggetto definisce il secondo programma di
interventi di manutenzione dei corsi d'acqua con asportazione di materiale litoide, nel rispetto dei
criteri previsti dall'articolo 37, comma 2 della L.R. n. 15/2020, da realizzarsi da parte di imprese o
altri soggetti privati, previa pubblicazione di avvisi di manifestazione di interesse alla redazione del
progetto definitivo/esecutivo e alla realizzazione con canone base pari a zero
(https://bandi.regione.piemonte.it/avvisi-beni-regionali/secondo-programma-interventimanutenzione-
idraulica-asportazione-materialelitoide?
fbclid=IwAR3kNNON0ge8KbV3lI4FuqOX79V_6Td7jhj4I2xh9du9zSOHWMQ00-fKKsE).
Si tratta complessivamente di 144 interventi in alveo consistenti nell’asportazione di materiale
litoide, di cui 37 con contestuale movimentazione/ripascimento di sedimenti, come da schede
descrittive.
A questi interventi è associata l’escavazione di un totale di 926.750 m3 di sedimenti dai corsi d’acqua
piemontesi, su una lunghezza di aste fluviali direttamente interessate dai lavori stimata
approssimativamente tra 80 e 83 km, ovvero circa 11.500 m3/km.
Il programma di interventi di manutenzione trova le sue origini nella D.G.R. 14 gennaio 2002, n. 44-
5084, evidentemente precedente alla deliberazione n. 9 del 2006 del Comitato Istituzionale
dell’Autorità di Bacino del Fiume Po, che regola la programmazione degli interventi di gestione dei
sedimenti, e la sua implementazione su vasta scala è stata recentemente catalizzata dalle disposizioni
di cui all’art. 37 della L.R. 15/2020. Questo strumento gestionale si colloca in un contesto
essenzialmente avulso dalla pianificazione di bacino di cui alle direttive europee 2007/60/EC e
2000/60/EC, che mai sono citate nei provvedimenti associati a quanto in oggetto.
Come specificato nella D.G.R. 5 marzo 2021 n. 4-2929, “la “Direttiva tecnica per la
programmazione degli interventi di gestione dei sedimenti degli alvei” allegata alla deliberazione n.
9 del 2006 del Comitato Istituzionale dell’Autorità di Bacino del Fiume Po prevede, al punto 5,
procedure transitorie per gli interventi comportanti asportazione di materiale litoide, anche in
assenza di programma generale di gestione dei sedimenti, riguardante esclusivamente specifiche
situazioni locali: situazioni in corrispondenza di opere trasversali o restringimenti di sezione d’alveo
in cui risultano presenti locali depositi che non possono essere presi in carico dalla corrente a causa
della presenza della stessa opera trasversale o del restringimento; tratti di corso d’acqua in
corrispondenza di centri abitati, in cui per motivate e verificate esigenze di carattere idraulico è
necessario ripristinare la geometria d’alveo di progetto necessaria per il deflusso delle piene”.
Inoltre, limitatamente ai nodi idraulici puntualmente individuati nell'Accordo “tra Regione Piemonte,
AIPo e Autorità di Bacino del Fiume Po, sottoscritto in data 20/02/2007 ed il cui schema è stato
approvato con D.G.R. n. 29-5268 del 12/02/2007, per la ’”Attuazione della D.G.R. n. 44-5084 del
14/01/2002 attraverso il Programma generale di gestione dei sedimenti degli alvei dei corsi d’acqua
della Regione Piemonte, ai sensi della Direttiva dell’Autorità di bacino adottata dal Comitato
Istituzionale con deliberazione n.9 in data 05/04/2006”” non vi sono “limitazioni al quantitativo di
materiale litoide estratto in quanto sarà il raggiungimento delle originarie condizioni di progetto a
stabilirne i volumi”.
È evidente quindi che l’estrazione di materiale litoide dagli alvei al di fuori della programmazione
della gestione dei sedimenti deve essere effettuata in via straordinaria e in poche particolari fattispecie
definite dalla normativa vigente.
Dal programma di cui in oggetto e dalle relative schede di descrizione degli interventi si evince quanto
segue:
- Il 75% degli interventi non si trova in corrispondenza di centri abitati; il 60% non è in
corrispondenza di opere trasversali o canalizzazioni o pare complessivamente esteso ben oltre
la singola struttura; il 50% non si trova presso centri abitati né nelle adiacenze di opere
trasversali o canalizzazioni.
- Numerosi interventi, in questo programma come nel precedente, prevedono l’asportazione di
singole barre anche di dimensioni molto piccole o l’asportazione di barre che si alternano ai
lati di un canale di scorrimento sinuoso. Un tale approccio, che assimila i corsi d’acqua a
condotte statiche, risulta anacronistico, semplicistico, inefficace ed effimero, e
evidentemente non considera la complessità dei sistemi fluviali, costituiti da acqua,
sedimento e materiale legnoso che, muovendosi verso valle, plasmano le forme del paesaggio
fluviale piena dopo piena. A tal proposito è bene ricordare che “le barre sono in equilibrio
con la dinamica dell’alveo, perciò si rivelano pretestuose e incongruenti le istanze, presentate
dai vari enti o corpi sociali, volte all’eliminazione delle barre, indicate incautamente come
ostacoli pericolosi al regolare deflusso delle portate di piena” (Gisotti e Zarlenga, 2004).
- Vi sono interventi distinti, ovvero previsti ciascuno in una propria scheda, ubicati nelle
immediate adiacenze l’uno dell’altro; una tale frammentazione di cantieri, e di quantitativi di
materiale litoide estratto, si traduce evidentemente in un solo esteso intervento
caratterizzato da decine di migliaia di metri cubi di materiale estratto da un unico
continuo tratto di corso d’acqua, in contrasto con quanto previsto dalle norme sopra
menzionate.
- La caratterizzazione delle dinamiche morfologiche attuali e recenti rappresenta una base
conoscitiva essenziale per definire le opportune misure gestionali; nessuna relazione tecnica,
tuttavia, accompagna le schede descrittive degli interventi e non vi è alcun riferimento
ai dati sulla base dei quali gli interventi, ovvero i volumi di materiale litoide da estrarre
e mobilizzare, sono stati definiti. In riferimento ai volumi di materiale da movimentare in
alveo, nella maggior parte dei casi non vi è alcuna indicazione sulle modalità di effettuazione
di tali interventi. Inoltre, Alcune schede riportano unicamente il quantitativo da mobilizzare,
altre specificano il quantitativo da asportare e quello associato alla “necessità di
ripascimento”. Pare evidente il controsenso nel prevedere l’asportazione di materiale
unitamente al ripascimento; non è chiaro se il materiale associato al ripascimento debba essere
introdotto in alveo in maniera indipendente rispetto a quello che viene estratto o sia in qualche
modo connesso al materiale rimosso (che, asportato, viene ricollocato). Alcune schede
mostrano, infine, interventi di estrazione che interessano tratti caratterizzati da
affioramento diffuso del substrato, il che è particolarmente grave e sintomo di assoluta
mancanza di attenzione ai processi morfologici in gioco e all’effettiva connessione tra
tendenze evolutive dell’alveo e pericolosità geomorfologica. Si rammenta che il progressivo
abbassamento della quota dell’alveo è causa di problemi di instabilità delle sponde e di
eventuali attraversamenti con pile fondate in alveo, il che risulta in danni e relativi costi per
correre ai ripari.
- Le schede illustrative presentano una marcata disomogeneità in termini di descrizione delle
informazioni alla scala di ufficio competente. Alcune, per esempio, descrivono l’intervento
come “intervento di manutenzione straordinaria” senza specificare ulteriormente; altre
riportano la dicitura “lavori di manutenzione idraulica”; altre mostrano due schemi di sezione
trasversale senza fornire indicazioni specifiche; altre ancora riportano “lavori di manutenzione
idraulica con ricalibratura”; altre, infine, forniscono maggiori dettagli come “intervento di
ripristino dell’officiosità della sezione idraulica mediante apertura di un canale di deflusso
in centro alveo con asportazione di materiale litoide e movimentazione di materiale da
collocare ad imbottimento della sponda sinistra”.
Le schede mostrano l’ubicazione degli interventi in varie modalità: alcune raffigurano punti
che potrebbero essere gli estremi del tratto interessato o i siti puntuali di intervento; altre
riportano l’estensione lineare del tratto; altre l’estensione areale della porzione di alveo
interessata; altre ancora non riportano alcun segno di perimetrazione del cantiere. Le
coordinate fornite, tuttavia, non delimitano in dettaglio aree né tratti in quanto sono riferite ad
un singolo punto. I tratti che saranno interessati dai lavori sono definiti su elaborati
cartografici anche molto diversi a seconda delle singole schede, quali fotografie aeree, anche
con risoluzione molto bassa, carta tecnica e altre carte. In questi ultimi casi evidentemente
non è possibile la definizione/individuazione delle unità geomorfologiche interessate.
Infine, non tutte le schede illustrative riportano i vincoli esistenti; per esempio, alcune schede
non specificano che l’intervento ricade in un sito della RN2000.
- I progetti sono redatti da imprese e soggetti privati, il che pare azzardato, considerato che le
informazioni riportate nelle schede di descrizione degli interventi sono decisamente esigue e
che, con ogni probabilità, il privato non può conoscere, né è tenuto a farlo, le criticità
idromorfologiche del sistema fluviale, pubblico, di tutti, su cui si trova ad operare.
- Non è chiara la motivazione per cui in riferimento alla gestione degli alvei nelle premesse
della D.G.R. 20 maggio 2022, n. 20-5076 venga citato l’interesse privato: “Premesso, inoltre,
che: l’articolo 37 della legge regionale 15/2020, ha previsto, al verificarsi di determinate
condizioni, procedure atte a conciliare l’interesse pubblico e privato per addivenire ad una
più agevole procedura e modalità di esecuzione degli interventi di manutenzione idraulica
con estrazione ed asportazione di materiali litoidi dai corsi d’acqua demaniali e loro
pertinenze”.
- Il programma pare del tutto avulso da qualsiasi valutazione in termini di programmazione e
pianificazione di area vasta, da una effettiva valutazione dei costi e dei benefici in senso lato
degli interventi previsti, nonché dalla procedura di consultazione pubblica, di cui anche al
Contratto di Fiume vigente in alcuni dei corsi d’acqua interessati; nella documentazione
disponibile non vi è alcun riferimento a valutazioni circa la bontà degli interventi in
riferimento al perseguimento degli obiettivi di cui alle direttive 2000/60/CE e 2007/60/CE, il
che costituisce un aspetto di non secondaria importanza considerato che l’Italia è stata, in
particolare, oggetto di diverse procedure di infrazione comunitaria per l’inadeguata
applicazione della Direttiva Quadro Acque.
- La continua implementazione di misure gestionali per vie parallele, indipendenti e
disomogenee rispetto al filone principale della pianificazione della gestione dei sedimenti alla
scala appropriata (si pensi agli interventi del programma di cui in oggetto, a quelli del primo
programma di manutenzione, a quelli relativi a procedure di somma urgenza e a quelli, per
esempio, dei bandi regionali per la riqualificazione morfologica dei corpi idrici) porta ad avere
molteplici interventi totalmente disconnessi e talvolta sovrapposti, anche motivati da ragioni
diametralmente opposte.
- Pare, infine, del tutto mancante la valutazione degli effetti degli interventi stessi, in forma
singola o cumulata, nonché incongruente la definizione di numerosi interventi che sono
evidentemente ben lontani dai contesti di cui alle procedure transitorie previste dalla suddetta
deliberazione n. 9 del 2006 del Comitato Istituzionale dell’Autorità di Bacino del Fiume Po.
- Nel 2021 con la D.G.R. n. 7-3538 del 16 luglio 2021 è stato approvato il primo programma
di interventi di manutenzione il quale era caratterizzato da molteplici criticità assimilabili a
quelle documentate in riferimento al bando di cui in oggetto e già segnalate agli enti
competenti. Numerosi interventi del secondo programma erano già previsti dal primo, in
parte con gli stessi quantitativi di sedimenti e in parte con quantitativi differenti.
È ormai ampiamente riconosciuto che una corretta gestione dei sedimenti fluviali deve basarsi sulla
definizione di obiettivi espliciti a scala di bacino e sulla conoscenza delle tendenze evolutive degli
alvei fluviali.
Come documentato in ampia letteratura scientifica, interventi di rimozione della vegetazione e dei
sedimenti, spesso promossi dalla popolazione e dai comuni e giustificati come misure per la riduzione
della pericolosità idraulica, in realtà sono privi di fondamento scientifico e possono portare a un
aumento del rischio invece che a una sua riduzione; o comunque il loro rapporto costi-benefici è
molto discutibile (Cencetti et al., 2017; Comiti et al., 2011); inoltre gli effetti negativi delle
escavazioni in alveo sono ormai ampiamente conosciuti (Bravard et al., 1999; Kondolf, 1997; Surian
et al., 2009), unitamente al fatto che tali effetti non si limitano al sito interessato bensì si propagano
lungo l’asta fluviale, anche a grande distanza dal suddetto sito, sia in fase di cantiere, causando
generalmente pesanti ripercussioni sulla biocenosi acquatica, che successivamente, con possibili
conseguenze in termini idromorfologici ed ecologici, come da riferimenti sopra menzionati.
“Pare troppo semplicistico l’attribuire, ed in via esclusiva, alla mancata (e burocraticamente
impedita) pulizia ordinaria degli alvei dei fiumi e dei torrenti la causa principale degli ingenti danni
e disastri” (Lettera aperta del Consiglio dell'Ordine Regionale dei Geologi del Piemonte, ottobre
2019) associati alle alluvioni. La tendenza alla generalizzata escavazione puntuale che caratterizza
gli ultimi anni e il programma di cui in oggetto offende decenni di progressivo sviluppo delle
conoscenze in materia di idromorfologia fluviale e non può certamente divenire una prassi ordinaria
di “programmazione extra-programmazione” parallela ed avulsa da qualsiasi tipo di efficace e
sostenibile pianificazione di misure gestionali alla scala spaziale appropriata, ovvero quella di bacino
idrografico.
Ad oggi in Regione Piemonte il programma di gestione dei sedimenti è disponibile per le seguenti
aste fluviali: torrente Orco (D.G.R. di approvazione n. 49-1306 del 23.12.2010); torrenti Pellice e
Chisone (D.G.R. di approvazione n. 49-3650 del 28.03.2012); torrente Maira (D.G.R. di approvazione
n. 24-5793 del 13.05.2013); fiume Po (tre stralci: Stralcio “intermedio”, da confluenza Tanaro a
confluenza Arda all’incile del Po di Goro, deliberazione del Comitato Istituzionale n. 20 del 5 aprile
2006; Stralcio “di valle”, da confluenza Arda all’incile del Po di Goro, deliberazione del Comitato
Istituzionale n.1 del 24 gennaio 2008; Stralcio “di monte” da confluenza Stura di Lanzo a confluenza
Tanaro, deliberazione del Comitato Istituzionale n. 3 del 18 marzo 2008).
Tutto ciò considerato, è auspicabile innanzi tutto applicare le norme nazionali esistenti, colmando la
rilevante lacuna associata ai programmi di gestione dei sedimenti, che sono obbligatori ai sensi della
normativa vigente (art. 117 D.lgs 152/06 e s.m.i.).
Si auspica inoltre che l’Autorità di Bacino Distrettuale verifichi che tutti gli interventi di asportazione
dei sedimenti rispettino quanto previsto dalla “Direttiva tecnica per la programmazione degli
interventi di gestione dei sedimenti degli alvei”, e che ci sia un ripensamento da parte della Regione
che, a fronte delle rilevanti criticità emerse, potrebbe rivalutare sia l’istituto del Programma nel suo
complesso, che i singoli interventi previsti.
Nel 1995 un articolo pubblicato sulla pagina locale alessandrina del quotidiano La Stampa era
intitolato “Disalvei, soluzioni spesso solo illusorie” e riportava le dichiarazioni dell’allora Segretario
Generale dell’Autorità di Bacino del fiume Po, Ing. Passino, secondo il quale “durante un evento di
piena come quello del Tanaro (il riferimento è al 1994) la sezione bagnata di alveo può raggiungere
anche 30 o 50 volte quella normalmente occupata dal fiume; spesso è perciò illusorio pensare che si
possa con l’escavazione creare un letto sufficientemente ampio da potersi difendere dagli eventi di
piena, specie se le aree di naturale espansione sono state occupate con interventi edilizi o
industriali”. Dopo quasi trent’anni occorre ancora ribadire che è necessario non alimentare questa
illusione; serve promuovere una presa di coscienza della popolazione in merito alla gestione fluviale,
ovvero un aumento di consapevolezza unitamente alla diffusione di una cultura scientifica oggi tanto
decantata a parole ma ignorata nei fatti.
Certi dell’attenzione che si vorrà dare alla presente e restando a disposizione per un confronto sul
tema, si porgono i più cordiali saluti.
20 luglio 2022
Centro Italiano per la Riqualificazione Fluviale
Laura Marianna Leone, Presidente
Associazione per la Tutela degli Ambienti
Acquatici e dell’Ittiofauna ODV
Pierluigi Roncaglione Garoffo, Presidente
CIPRA Italia
Vanda Bonardo, Presidente
Comitato Pescatori Piemonte
Marco Ferrero Poschetto, Presidente
Comitato Tutela Fiumi di Biella
Daniele Gamba, Referente
Coordinamento Nazionale Tutela Fiumi - Free
Rivers Italia
Lucia Ruffato, Presidente
Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta
Giorgio Prino, Presidente
Pro Natura Piemonte
Mario Cavargna, Presidente
WWF Oasi e Aree Protette Piemontesi - ODV
Valentina Marangoni, Presidente
Bravard, J.P., Kondolf, G.M., Piégay, H. (1999). Environmental and societal effects of channel incision and remedial strategies, in: Darby, S.E., Simon,
A. (Eds.), Incised River Channels: Processes, Forms, Engineering and Management. Wiley, Chichester, UK, pp. 303–341.
Cencetti, C., De Rosa, P., Fredduzzi, A. (2017). Geoinformatics in morphological study of River Paglia, Tiber River basin, Central Italy. Environmental
Earth Sciences, 76(3), 128.
Comiti, F., Da Canal, M., Surian, N., Mao, L., Picco, L., Lenzi, M. A. (2011). Channel adjustments and vegetation cover dynamics in a large gravel
bed river over the last 200 years. Geomorphology, 125(1), 147-159.
Gisotti, G., Zarlenga, F. (2004). Geologia ambientale. Principi e metodi. Flaccovio editore.
Kondolf, G.M., (1997). Hungry Water: Effects of Dams and Gravel Mining on River Channels. Environmental Management 21, 533–551.
Surian, N., Rinaldi, M., Pellegrini, L., Audisio, C., Maraga, F., Teruggi, L., Turitto, O., Ziliani, L. (2009). Channel adjustments in northern and central
Italy over the last 200 years, in: James, L.A., Rathburn, S.L., Whittecar, G.R. (Eds.), Management and Restoration of Fluvial Systems with Broad
Historical Changes and Human Impacts, Geological Society of America Special Papers. Geological Society of America, pp. 83–95.
CIRF - Centro Italiano per la Riqualificazione Fluviale
Viale Garibaldi 44/A – 30173 Mestre
Mail: info@cirf.org, PEC: infocirf@pec.it, Web: www.cirf.org, Tel. 389 1104025
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