Pubblichiamo di seguito il comunicato stampa del circolo Legambiente Ovadese e Valle Stura e una sintesi degli interventi della serata.
Per informazioni in merito alla petizione annunciata nel corso della serata, è possibile rivolgersi al Presidente del Circolo Michela Sericano 349.5363809
(Circolo Progetto Ambiente, Legambiente Ovadese e Valle Stura)
Il dottor Tiziano Bo
(Professore presso il dipartimento di scienze e innovazione
tecnologica dell'università di Alessandria) ha parlato dell’impatto
dell’uomo sui sistemi fluviali: gli ambienti naturali
maggiormente modificati dall'attività dell'uomo nei secoli.
Continua movimentazione di materiale in alveo, dighe, escavazioni, prelievi idrici, inquinamento, immissioni di pesci alloctoni, sono solo alcune tra le pressioni che insistono sui fiumi.
Continua movimentazione di materiale in alveo, dighe, escavazioni, prelievi idrici, inquinamento, immissioni di pesci alloctoni, sono solo alcune tra le pressioni che insistono sui fiumi.
Le varie alterazioni dei
corsi d’acqua, divise in quattro categorie, sono morfologiche,
biologiche, chimico/fisiche e ideologiche.
Un corso d’acqua
integro ha una naturale capacità di depurare le sue acque grazie
alla presenza di organismi decompositori che vivono al suo interno e
che sono l’anello di una complessa catena alimentare.
La scomparsa di anche
solo uno degli anelli di questa catena porta a conseguenze ecologiche
decisamente negative che si riflettono in una totale perdita di
funzionalità del fiume stesso; tradotto in parole povere il fiume
perde la sua organizzazione ecologica, non riesce più a depurare le
sue acque e la qualità delle stesse peggiora sensibilmente, a danno
di tutti.
In merito alla
vegetazione in alveo, specialmente nei contesti naturali, risulta
difficile pensare, come tuttavia di solito accade, che piantine di
ridotte dimensioni costituiscano un ostacolo al deflusso delle acque.
Sulle sponde la
vegetazione di ripa è fondamentale perchè con le radici ripara la
sponda stessa dall’erosione e svolge la funzione di rastrelliera
per il materiale vegetale che dovesse arrivare da monte. Difficile
che salici e pioppi (selvatici) vengano asportati dalle piene poichè
hanno radici molto sviluppate atte a resistere a tali fenomeni. Al
contrario pioppi coltivati e piante alloctone, organismi non adatti,
o meglio non adattati, a vivere in tali contesti, verranno più
facilmente asportati e trasportati a valle.
Interventi di taglio
devono essere circoscritti a situazioni di rischio ben individuate
(ad esempio gli alberi cresciuti nelle immediate vicinanze delle luci
dei ponti).
Piero Mandarino ha approfondito gli aspetti
morfologici.
Nell’intero bacino del Po gli alvei
risultano nel complesso ancora oggi in erosione (abbassamento) a
causa dei forti prelievi effettuati nei decenni passati, dai quali
fiumi e torrenti non si sono ancora ripresi.
Tale abbassamento è provato dai
rilievi effettuati su Orba e Bormida nell’ambito degli studi
propedeutici alla redazione del Programma generale di gestione dei
sedimenti, parte della più ampia pianificazione di bacino.* Si
tratta di una questione esclusivamente tecnica come ben sanno i
geologi e gli esperti del CNR e delle Autorità idrauliche.
Con animazioni, foto e documenti ha
cercato di rendere comprensibili nozioni base di geomorfologia
(branca della geografia o della geografia, nei paesi nordici) e le grosse difficoltà che ha incontrato, e
incontra, l’emanazione di norme riguardanti la pianificazione
territoriale in Italia.
E’ fondamentale sapere quanto sia
importante evitare di manomettere l’equilibrio di un alveo, di cui
il materasso alluvionale (ghiaia, sabbia, ciottoli) è parte
integrante, al fine di mantenere protette e al riparo da
scalzamenti le pile dei ponti e le difese spondali utili.
Nozioni che, per dirla con Giuliano
Cannata, “la riforma scolastica del 1923 (Gentile) ha spazzato dai
licei” insieme a “ogni ambizione e dignità di scienza”.
L’opinione pubblica, di conseguenza,
è troppo spesso vittima dei luoghi comuni del Bar Sport dove si
favoleggia di pericolose montagne di ghiaia da togliere al più
presto.
Eppure basterebbe dare uno sguardo ai
manufatti scalzati o alla roccia tenera (grigia o giallastra) che
affiora in molti punti degli alvei per toccare con mano
l’assottigliamento dell’utile strato di inerti.
Con riferimento anche agli eventi
alluvionali che hanno interessato alcune parti d’Italia è stata
evidenziata con foto aeree l’occupazione di aree di pertinenza dei
fiumi da parte di insediamenti produttivi e residenziali
* Dallo Studio di fattibilità per la
definizione dell’assetto di progetto – interventi di gestione
sedimenti, recupero morfologico e sistemazione idraulica – del
fiume Bormida e del torrente Orba
(E-SPEC-858) – AIPO - Ottobre 2011 – 06-01-01R Relazione descrittiva dell’Attività
(E-SPEC-858) – AIPO - Ottobre 2011 – 06-01-01R Relazione descrittiva dell’Attività
Bormida
Il
profilo di fondo, ora stabile dopo un periodo con approfondimenti
consistenti, ha una
profondità
media attorno a 5-6 m rispetto al piano alluvionale. (Si veda il
Profilo di fondo minimo)
Il
tratto terminale, a valle dell’Orba, presenta una sezione
notevolmente incisa e sponde molto acclivi.
Orba
“Il
profilo di fondo ha subito in epoca storica recente un processo di
abbassamento
considerevole, stimato sulla base qualitativa delle osservazioni in
campo
(affioramento
continuo del substrato tra Molare e Ovada, 2-3 m a Casal Cermelli e
5-6 m
alla
confluenza del Bormida). Nelle condizioni attuali non vi sono
evidenze che il
processo
sia ancora in atto e in alcuni tratti appaiono indicazioni che
consentono di
ipotizzare
una recente parziale tendenza al recupero della quota, anche se di
modesta
entità
e non tale da fare ritenere possibile nei tempi brevi consistenti
processi di
sovralluvionamento.”
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