Torino, 25 marzo 2020 Comunicato
stampa
Legambiente: stop alla Regione Piemonte
“No all’apertura alla caccia a 15 nuove specie”
“Si stralcino dal DDL 83/2020 ‘Disposizioni
collegate alla legge di stabilità regionale 2020’ tutti gli articoli che
regolano la caccia e siano rinviati ad un esame approfondito da condurre solo
al termine dell’emergenza attuale. Non è comprensibile l’apertura della caccia
a specie a rischio”
Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta ha depositato
le proprie osservazioni al DDL 83/2020 “Disposizioni collegate alla legge di
stabilità regionale 2020”. Oggetto di revisione sia il Capo 2 “Disposizioni in
materia di attività estrattive”, che il Capo 3 “Disposizioni in materia di
agricoltura e caccia” (il testo completo delle osservazioni è scaricabile al
link http://serviziweb.csi.it/solverweb/IndexDocumentServlet?id=58882 ).
Il DDL prevede, fra l’altro: l’abrogazione del
divieto di caccia per quindici specie ad oggi protette (fischione, canapiglia,
mestolone, codone, marzaiola, folaga, porciglione, frullino, pavoncella,
combattente, moriglione, allodola, merlo, pernice bianca, lepre variabile); la
deroga al divieto d’inserimento di fauna selvatica “pronta caccia”; il via
libera al nomadismo venatorio, inserendo la possibilità per un cacciatore di
cacciare non solo nell’ATC in cui ha fissato la propria dimora venatoria, ma
potenzialmente in tutti gli ATC regionali; il via libera alla caccia notturna
al cinghiale; il ridimensionamento dell’utilizzo di capi d’abbigliamento ad
alta visibilità.
Norme per le quali Legambiente Piemonte e Valle
d’Aosta chiede uno stralcio ed un rinvio a nuova discussione una volta fuori
dall’attuale stato emergenziale o, in subordine, la cancellazione.
“In un momento di emergenza sanitaria non è
ragionevole procedere a tutto sprone su norme divisive e complesse come quelle
contenute nel DDL in questione. In questo momento storico – dichiara Giorgio Prino, presidente di Legambiente Piemonte e
Valle d’Aosta – è pericoloso prevedere
maggiore mobilità venatoria (specie, tempi e spazi). Una vera e propria deregulation per un'attività assolutamente non necessaria al Paese, che inoltre
crea danni alla fauna e all'ambiente.
Sarebbe esattamente l'opposto rispetto a quanto
tutte le indicazioni scientifiche chiedono per difendere la salute dei
cittadini e favorire e sostenere una ripresa sociale ed economica in un contesto
fortemente cambiato dalla pandemia”.
“Stiamo assistendo ad un
tentativo evidente e completamente ingiustificato di andare verso il “grilletto
libero” – dichiara Angelo Porta, vicepresidente di Legambiente
Piemonte e Valle d’Aosta – Fra le specie a cui si vuole aprire la caccia
alcune sono “minacciate a livello globale”, altre che sono in pericolo sul
continente Europeo, altre infine a forte rischio in relazione ai cambiamenti
climatici dell’ambiente montano. La caccia notturna “con ausilio di fonti
luminose” mette a forte rischio tutta la fauna selvatica e non solo gli
ungulati oggetto del provvedimento e, in ultimo, gli stessi cacciatori. L'unica
limitazione che si prospetta, ovvero la possibilità di vietare la caccia su un
fondo aperto, è legata ad un piano faunistico regionale inesistente, che la
giunta regionale ha rinviato di tre anni e che aspettiamo da "solo"
28 anni. È assurdo che per il divertimento di una esigua minoranza, peraltro in
costante calo, della cittadinanza piemontese, si mettano in pericolo la
sopravvivenza di specie protette e ricchezze ambientali che possono
rappresentare il volano di una prossima ripresa economica”.
Ufficio stampa Legambiente
Piemonte e Valle d'Aosta: 011.2215851 – 339.2272687
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