14 luglio 2018
GIORNATA DI SOLIDARIETÀ INTERNAZIONALE A VENTIMIGLIA
PER UN PERMESSO DI SOGGIORNO EUROPEO
Invitiamo
tutte le realtà, le associazioni, i collettivi, i gruppi e le singole
persone che si occupano delle tematiche legate ai flussi migratori,
all’accoglienza, alla solidarietà e chiunque sia interessato, a
partecipare al percorso di costruzione della mobilitazione del 14 luglio
a Ventimiglia.
Una
mobilitazione che si svolgerà su uno dei confini interni più controversi
d’Europa, per denunciare la brutalità delle politiche nazionali ed
internazionali di governo delle migrazioni. Ma anche per rivendicare la
necessità di un permesso di soggiorno europeo, il diritto alla mobilità e
per ripensare l’attuale sistema della cosiddetta “accoglienza”. Una
mobilitazione contro la tratta e le violenze di genere, contro lo
sfruttamento delle persone migranti, per la loro libertà e
autodeterminazione.
Come
il Mediterraneo è il fossato mortale di un’Europa rinchiusa nella sua
fortezza, che è il simbolo del fallimento di un’Europa senza confini
interni. Infatti il confine fra Italia e Francia rientra nell’accordo di
Schengen, uno di quei confini che non dovrebbero più esistere per le
persone e che invece si stanno moltiplicando e militarizzando, nuovi
muri che lasciano passare le merci e fermano i corpi, i desideri, i
progetti di vita.
Riteniamo
che il percorso verso il 14 luglio possa rappresentare una preziosa
occasione di scambio, dialogo e cooperazione tra coloro che, pur nella
diversità di territori, eterogeneità e appartenenze, condividono gli
stessi orizzonti di pensiero, l’idea di una società senza confini di
classe, genere o nazione.
La
manifestazione prende posizione di fronte alle politiche locali,
italiane ed europee che quotidianamente si ripercuotono sulle condizioni
di vita e sui diritti fondamentali delle persone in viaggio e non solo.
Ventimiglia
è stata scelta perché luogo simbolo delle violente e fallimentari
politiche migratorie sia italiane che europee, come il decreto
Minniti-Orlando o l’accordo di Dublino III.
Pensiamo
che il nuovo governo italiano populista, xenofobo e razzista possa
ulteriormente aggravare una situazione già estremamente critica per chi
rivendica diritti e libertà di movimento.
L'Europa è simbolo del fallimento dell'accoglienza istituzionale.
Come
succede in molti altri territori, tantissime di queste persone dormono
in accampamenti a cielo aperto, dove manca tutto e le condizioni
igienico sanitarie sono precarie, pur di non sostare nel campo della
Croce Rossa Italiana, situato a 5km dalla città per questioni di decoro,
costantemente presidiato dalle forze dell’ordine.
Come in tante altre città, “l’accoglienza” si presenta di fatto come uno strumento di disciplinamento e inferiorizzazione.
I
grandi centri di prima accoglienza troppo spesso sono luoghi di
segregazione e spersonalizzazione, luoghi orientati
all’infantilizzazione delle persone migranti alle quali viene negata la
dignità umana e la tutela dei diritti primari.
Tuttavia
questo violento sistema di confinamenti e controllo non riesce a
frenare e neutralizzare il desiderio di libertà e le rivendicazioni che
caratterizzano questi movimenti migratori.
In
Europa infatti si sono susseguite a più riprese proteste,
contestazioni, azioni collettive auto-organizzate, “contro-condotte” e
diffusi comportamenti di carattere resistenziale.
L' Europa è il simbolo del razzismo istituzionale che è ormai pratica quotidiana.
Chi
ogni giorno tenta di attraversare il confine rischia di incappare in
uno dei numerosi controlli di polizia, basati esclusivamente sul colore
della pelle. La discrezionalità dei controlli di frontiera raggiunge
casi di aperta violazione delle norme e dei trattati internazionali,
come il reiterato respingimento di minori non accompagnati dalla Francia
all'Italia.
Chi viene
respinto al confine o viene trovato privo di documenti in città, può
essere trasferito verso l'hotspot di Taranto o di Crotone.
Queste
pratiche di identificazione e deportazione, tristemente comuni a molti
altri territori, avvengono quasi quotidianamente con l’intento di
“alleggerire” la frontiera, una pratica istituzionale rivelatasi oltre
che inumana, anche dispendiosa per le casse dello stato e inutile visto
che le persone dopo pochi giorni ritornano a Ventimiglia nel tentativo
di raggiungere altri paesi europei.
L'Europa è il simbolo della violenza su donne e minori.
Le
donne e le minori spesso si mettono in viaggio per sottrarsi alla
violenza patriarcale nel paese di origine, ma la violenza di genere è
una costante in tutto il viaggio delle migranti.
Le
donne in transito non hanno accesso alla salute, alla prevenzione delle
gravidanze indesiderate e delle malattie sessualmente trasmissibili,
non possono richiedere in tempi utili un’interruzione volontaria di
gravidanza; le condizioni in cui vengono “accolte”, a Ventimiglia e non
solo, sono insicure, non le tutelano dal rischio di diventare “merce di
scambio” e di entrare nella rete della tratta che nutre il mercato della
prostituzione.
Le
violenze sono all’ordine del giorno per tutte le migranti e avvengono
sotto gli occhi di tutti, istituzioni e forze dell’ordine comprese, che
persistono però nell’attuare unicamente politiche repressive e di
controllo.
In
Europa si susseguono attacchi ad ogni forma di solidarietà attiva:
dalle navi delle ONG trattate come scafisti, agli arresti di chi aiuta i
migranti nel loro percorso, alla continua costruzione di muri fisici e
legislativi, fino alle migliaia di avvisi orali, fogli di via e denunce
ad attivisti e solidali, colpevoli semplicemente di esprimere
solidarietà. A Ventimiglia ad esempio per oltre un anno una ordinanza
comunale ha vietato di portare da mangiare ai migranti.
In
tre anni si sono susseguiti sgomberi forzati dei campi, blocco delle
fontane (unica fonte di approvvigionamento per molti), “pulizia” con le
ruspe del greto del fiume Roya, chiusura di luoghi protetti di
accoglienza per donne e minori come la Chiesa delle Gianchette; un
insieme di “soluzioni” che, ben lungi dal risolvere la situazione, la
peggiorano.
Per
tutti questi motivi costruiamo assieme una mobilitazione collettiva.
Una giornata di solidarietà per la libertà di movimento, per uscire
dall'isolamento mediatico e rivendicare la dignità e l’autonomia delle
persone in viaggio, per affermare l’umanità e la legittimità delle
pratiche solidali e per rompere finalmente con una narrazione improntata
prevalentemente su logiche eurocentriche e populiste.
Non
vogliamo una mobilitazione “per i migranti”, ma una mobilitazione che
sia con e delle persone migranti. Una mobilitazione che sappia includere
tutti e dare vita a linguaggi e progetti coinvolgenti.
Ci rivolgiamo anche a quella parte di cittadinanza ventimigliese che vuole sentirsi soggetto attivo del proprio territorio.
Vogliamo
una mobilitazione trasversale che, con la forza della sua
determinazione e partecipazione, sappia dare forza e visibilità alle
rivendicazioni delle persone migranti e ai diversi percorsi di
solidarietà che si stanno sviluppando in tutta Europa (dalla Spagna alla
Grecia passando per Calais) contro la barbarie rappresentata dai
confini e dalle politiche migratorie.
Progetto 20k
Padre Alex Zanotelli
Don Fabio Corazzina
Don Armando Zappolini
Cecilia Strada
Francesca Fornario
Moni Ovadia
Vauro
Comunità San Benedetto al Porto
Arci Nazionale
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