siamo un gruppo di associazioni di cittadini che desidera portare alla sua attenzione la nostra preoccupazione in merito all’evento che si terrà a Torino “7 febbraio2018: dibattito pubblico per opere condivise”
Siamo infatti rimasti molto
sorpresi nell’apprendere che il commissario di governo
al Terzo Valico promuova e coordini un incontro, di concerto con l’Università
di Torino, per discutere lo strumento del dibattito pubblico sulle
infrastrutture poiché il Commissario sovraintende la realizzazione di un’opera
che non è mai stata (e non lo è tuttora) condivisa con
i cittadini.
Temiamo che sia un ulteriore momento di propaganda per un'infrastruttura inutile, dannosa e scandalosamente costosa.
Temiamo che sia un ulteriore momento di propaganda per un'infrastruttura inutile, dannosa e scandalosamente costosa.
Poiché tra i relatori abbiamo letto il Suo nome, che
conosciamo e apprezziamo, ci chiedevamo quale fosse la sua posizione sulla
gestione delle grandi opere in corso e se fosse a conoscenza delle innumerevoli
criticità che questi cantieri sollevano, prime fra tutte la compressione dei
diritti dei cittadini che subiscono il disagio di vivere in aree cantierizzate,
il dispendio di denaro pubblico per opere che non sono supportate da una
puntuale analisi costi-benefici a scapito di investimenti in infrastrutture
necessarie (e l'incidente di Pioltello ce lo ha ricordato ancora una volta) e
infine l'aggressione al Paesaggio e ai beni comuni (qualità dell'aria,
dell'acqua e biodiversità). A questo si aggiungano le infiltrazioni mafiose,
gli episodi di malaffare e di corruzione e i delitti contro l’Ambiente che
costellano la realizzazione delle Grandi Opere.
Ci permettiamo dunque di inviarle un breve documento che riassume la lunga storia dell’ “altra Tav”, come viene definito il Terzo Valico dei Giovi e che costituisce l’altro punto di vista da considerare nel dibattito, visto che la presenza sul palco del Commissario al Terzo Valico rischia, a nostro parere, di far passare una modalità di gestione delle grandi opere non veritiera e di offrire una lettura dei fatti attraverso un’ unica prospettiva.
Ringraziamo per l’attenzione che vorrà
dedicare alla nostra lettera e rimaniamo a disposizione per qualsiasi
chiarimento necessario a questa casella mail
Le porgiamo i nostri più cordiali saluti.
Paola Lugaro per
LEGAMBIENTE
- PIEMONTE E VDA - Fabio Dovana, info@legambientepiemonte.it
- OVADESE E VALLE STURA – Michela Sericano, info@ambienteal.it
- VAL LEMME - Paola Lugaro, legambiente.vallemme@gmail.com

Valentina Armirotti - vavvi1971@hotmail.it
COMITATO SPONTANEO DI CITTADINI
Alessandria No Amianto dal Terzo Valico
Silvia Bona - Alnoamiantodalterzovalico@gmail.com
-
IL TERZO VALICO DEI
GIOVI: UN’OPERA NON CONDIVISA
Riassumendo brevemente
la storia del progetto, ricordiamo che la ferrovia ad alta velocità/alta
capacità Tortona-Genova, conosciuta anche come “Terzo valico dei Giovi”, è una
linea in costruzione, finalizzata a creare un terzo collegamento tra il porto
di Genova e l'entroterra padano (il sesto tra Liguria e pianura padana): è
stata progettata nel 1991 come linea passeggeri tra Milano e Genova, ma la
carenza evidente di motivazione ha fatto
mutare le finalità dell’opera, trasformandola, a seconda dei momenti storici e
delle estemporanee dichiarazioni dei sostenitori di turno, in linea Alta velocità/Alta capacità tra il
porto di Genova e l’area intermodale di Rivalta Scrivia, comune di Tortona.
Il primo progetto
venne respinto nel giugno del 1994; il secondo nel maggio del 1998, il terzo
venne bloccato dalla Commissione ambiente con un pronunciamento interlocutorio
negativo e una lunga serie di integrazioni e modifiche assai ampia e
articolata.
Il progetto riprende
vita solo grazie alla Legge Obiettivo, approvata nel 2001, che introduce
variazioni nella normativa per la valutazione ambientale di opere considerate
"strategiche" e il Terzo Valico viene inserito in queste.
La linea
attualmente dovrebbe servire a trasportare i container ad alta velocità e la
realizzazione dell'opera, il cui limite di spesa massima è di € 6,2 miliardi
(vale a dire 98 M€/km per 63 km comprese le diramazioni), a cui si dovranno
aggiungere i costi non preventivati per la gestione dell’amianto, ha avuto
l'avvio nel novembre del 2011 e dovrebbe terminare nel 2021.
La nuova linea si
sviluppa complessivamente per 53 km, di cui 37 km in galleria e interessa 12
comuni delle province di Genova e Alessandria a cui si aggiungono i Comuni nel
cui territorio gravano le cave di abbancamento dello smarino.
Le associazioni di cittadini che
rappresentiamo si sono opposte all’opera e al metodo con cui questa è stata
calata dall’alto per alcune ragioni che, ahimé, nel corso degli anni sono state
confermate dalla cronaca e dalla realtà dei fatti.
Rifacendosi alle interpretazioni dei
conflitti territoriali coniate dal professor Luigi Bobbio a cui il convegno è
dedicato, possiamo dire che la nostra posizione critica è dettata dalla
necessità di un nuovo modello di sviluppo che auspichiamo non solo per le
nostre province ma per tutto il territorio nazionale ed europeo.
Riassumiamo qui di seguito le nostre
posizioni:
·
Innanzitutto l’opacità
della gestione di un’opera che ha avuto origine oscure (o chiarissime…) e
che è stata gestita fin dalla sua genesi in maniera clientelare (Corruzione
ad Alta Velocità) e non certo condivisa. A tal proposito, riteniamo illuminanti le dichiarazioni ufficiali, mai smentite, dell’allora
Amministratore straordinario Lorenzo Necci, pubblicate in data 11.05.1991 su “Il sole-24 ore”: “Dopo
l’ok del ministro dei trasporti che ha autorizzato l’Ente FS a perfezionare le
strutture organizzative del sistema A.V., circa l’eventuale concessione al
consorzio privato Co.C.I.V. (Collegamenti Integrati Veloci) della linea veloce
MI-GE, Necci non nega che la Milano-Genova sia stata una carta di scambio per
avere il via sulla TAV; aggiunge inoltre che le FS non hanno alcun dato reale
che conforti la fattibilità della linea”.
Venticinque anni dopo, la Commissaria
al Terzo Valico Iolanda Romano, nel corso dell‘incontro da lei stessa organizzato ad Alessandria in
data 6 aprile 2017, intitolato “Gestione del rischio amianto nel territorio del
Terzo valico – la parola ai tecnici”, così rispondeva a una domanda posta dal
pubblico: “Poi il commissario ha risposto
all’ultimo quesito (di Domenico Di Filippo, M5S: «Progettato 30 anni fa, il
Terzo valico è ancora attuale?») ammettendo che «sull’opera fu condotta
un’analisi costi/benefici insufficiente ed è sovradimensionata».
·
Il mancato
esame dell’opzione zero o di soluzioni alternative mirate a un
adeguamento delle linee esistenti, che avrebbero dovuto essere analizzate nel
contesto di una corretta analisi costi-benefici pubblica qualora fosse stata
presentata. A tale proposito, dalle carte in possesso del Ministero, soltanto
dopo oltre dieci anni è stato rilasciato un documento di poche pagine redatto nel 2003 dallo stesso
Cociv che è il General Contractor dell’opera, cioè il progettista
e realizzatore del Terzo valico: la predetta analisi è assolutamente insufficiente
e inadeguata a motivare un’opera di tale
entità, di tale impegno finanziario, a totale carico dello Stato, e di tale impatto ambientale sul territorio e
sulla salute dei cittadini.
Ricordiamo peraltro che Cociv - Consorzio
Collegamenti Integrati Veloci (partecipato da Salini-Impregilo (64%), Società Italiana Condotte d'Acqua (31%), CIV (5%) ha ottenuto l’assegnazione
diretta del progetto, cioè senza una gara d’appalto, per la realizzazione
di una infrastruttura del costo di 6 miliardi e 200 milioni di euro.
·
Il mancato raggiungimento
delle quote di traffico necessarie ad ammortizzare l’investimento in tempi ragionevoli:
le percentuali di traffico erano state sovrastimate in origine per giustificare
la necessità dell’opera. Infatti, il Terzo Valico venne annoverato tra le opere
strategiche per l'interesse nazionale sulla base di previsioni di incremento
del traffico portuale che negli anni sono state smentite nei fatti: rispetto
a quanto previsto nel 1991, oggi il porto di Genova tratta circa 2.000.000
TEU/anno. Di questi il 60% va verso nord (circa
1.200 TEU/anno).
Le
attuali linee potrebbero quindi trasportare il 100% degli attuali TEU gestiti
nel porto di Genova, mentre in realtà meno dell'8% dei TEU sono inviati via
ferro: dunque le linee esistenti sono ampiamente sottoutilizzate.
·
una politica nazionale
dei trasporti che, da molti anni
ormai, privilegia gli investimenti
nell’alta velocità, come continuano a denunciare le associazioni
ambientaliste e come evidenzia ogni anno il rapporto Pendolaria: “A seguito del trasferimento dei poteri sul servizio ferroviario locale alle Regioni
senza indirizzi e controlli, sono state chiuse linee e cancellati
collegamenti senza alcun intervento da parte dello Stato, quando i diritti dei
cittadini alla mobilità sono gli stessi da Bolzano a Ragusa e garantiti da
risorse pubbliche. In secondo luogo le
risorse da parte dello Stato per far circolare i treni regionali sono state
ridotte tra il 2009 e il 2016 del 19,1%, e solo poche Regioni hanno
investito per garantire il servizio, in tutte le altre sono avvenuti tagli e
aumenti dei biglietti. È da sottolineare poi che le Regioni hanno investito
pochissimo per potenziare il servizio e comprare treni: in media la spesa per i pendolari non arriva allo
0,29% dei bilanci delle Regioni, ma nel Lazio, in Sicilia, Veneto,
Puglia siamo sotto questa cifra. Infine, si è investito e si continua a investire su strade e
autostrade, alta velocità ferroviaria” (Pendolaria 2016)
Dal punto di vista della corretta gestione della realizzazione
dell’opera, tutte le nostre più fosche previsioni vengono periodicamente
confermate dalla cronaca giudiziaria.
·
Il processo di
costruzione di tale opera, infatti, è stato contaminato da infiltrazioni mafiose e reti di corruttela nonché segnato da gravi inadempienze
e omissioni.
Ricordando
solo i fatti più recenti, l’inchiesta
delle procure di Genova e Roma ha portato alla decapitazione del management
di Cociv, a seguito dalla serie di arresti avvenuti il 26 ottobre 2016.
Tutto
questo non basta a far capire alla classe politica al potere che sarebbe
necessario, in un’ottica di onestà, e correttezza chiudere definitivamente con
Cociv e con l’opera.
·
L’attenzione all’ambiente, sventolata nella ricca propaganda a
favore dell’opera, è di per sé un ossimoro, data la vastità del
progetto. Inoltre sono stati sottostimati, volutamente o meno, alcuni fattori di rischio ambientale che hanno
pertanto generato una situazione di emergenza. Già dal 1996 la commissione di valutazione ambientale
prendeva in considerazione il rischio
amianto in quanto il tracciato percorre la linea geologica Sestri-Voltaggio,
caratterizzata da una rilevante presenza di rocce amiantifere.
Recenti studi
condotti dalla Regione Piemonte sul tracciato del Terzo Valico dei Giovi
hanno stimato una presenza di rocce verdi
variabile dal 20 al 50 per cento dei materiali estratti: considerando
valida la stima di Cociv di estrarre circa 13.000.000 mc di smarino, il rischio
di dover gestire ingenti quantità di materiale contenente amianto è molto
elevata.
Pur essendo
un’opera che ha visto la luce nel 1991, la questione amianto dunque non è stata
trattata ante operam. Questo ha fatto sì che di fatto i lavori siano iniziati
senza alcuna precauzione e prima che fosse stato firmato un vero e proprio
protocollo amianto: attualmente la
gestione del rischio amianto è affidata allo stesso General Contractor,
salvo sporadici campionamenti da parte di Arpa Piemonte.
A tal proposito, è
tuttora in corso la
diatriba che oppone le Arpa di Liguria e Piemonte contro Cociv in merito al
metodo utilizzato da quest’ultimo per i campionamenti di smarino da
caratterizzare. Da settembre 2015 su sollecito dell’Arpa,
le nuove direttive ministeriali impongono analisi sull’amianto
in tutto il campione di roccia e non solo nella parte “setacciata”, come prevede invece la legge 161 del
2012, con margini di errore, secondo l’Arpa, fino al 98% : lo stesso
Ministero però non ha
mai fatto rispettare le prescrizioni di due anni fa al Cociv, che quindi
continua a operare con il metodo che più gli conviene dal punto di vista dei costi e dei tempi,
nel silenzio di tutte le altre istituzioni, nonostante i pericoli per la salute
della popolazione.
L’amianto non è il
solo fattore inquinante contenuto nello smarino: indagini di Arpa Piemonte
hanno rilevato la presenza di idrocarburi e schiumogeni,
utilizzati per l’estrazione dello smarino. La
superficialità e l’approssimazione con cui è stato redatto il progetto
esecutivo dell’opera hanno fatto sì che il piano cave debba essere
continuamente aggiornato in quanto è sempre più difficile trovare i luoghi
idonei dove smaltire lo smarino inquinato.
Intanto i cittadini non riescono a far
arrivare la loro voce nelle sedi istituzionali: nel corso del 2017, un comitato
di cittadini di Alessandria ha raccolto le firme per chiedere al Consiglio comunale di approvare una
delibera volta sospendere
incondizionatamente l'utilizzo di qualsiasi cava sul territorio del Comune di
Alessandria per la realizzazione del Terzo Valico. Purtroppo, l’allora
sindaco aveva dato la disponibilità a usare la cava della Cascina Clara e Buona
(che comprende un lago di circa 7 ettari) per
l’abbancamento sotto falda dello smarino a poca
distanza dai pozzi dell’acquedotto che serve la città di Alessandria e in piena
area esondabile: agli inizi di marzo 2017, alcune analisi di Arpa sui campioni d’acqua di falda prelevati nei pozzi piezometrici intorno alla
cava Clara e Buona evidenziavano
la presenza di amianto fino a 300 mila fibre per litro. Sebbene non sia possibile ricondurre con esattezza
tali dati allo smarino del Terzo Valico, poiché potrebbe sussistere un
inquinamento pregresso, il buon
senso e il principio di precauzione avrebbero dovuto far decidere per una
esclusione del sito dal piano cave, una completa bonifica dell’area e una
naturalizzazione della cava senza conferimento di altro materiale
potenzialmente inquinante, anche per altre cause, non necessariamente
riconducibili all’ amianto. Invece la cava è rimasta nel Piano redatto dalla Regione e il Comune
si è rifiutato di discutere la richiesta dei cittadini in sede di consiglio
comunale.
La
vicenda è lunga e complessa e certamente ci saranno altri scoop e notizie di
cronaca giudiziaria in merito all’opera. Tuttavia, le indagini in corso non
hanno ancora evidenziato l’aspetto relativo all’appoggio politico di cui godono
i sostenitori e realizzatori di questa onerosissima infrastruttura:
attendiamo di conoscere i risultati dell’inchiesta.
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