da Redazione Tiscali:
Assalto al bosco, Gentiloni ci prova con un decreto. Appello di 200 studiosi: no ai tagli e speculazioni
La norma potrebbe venire
approvata nei prossimi giorni. "Il bosco ha bisogno di tutela contro il
rischio idrogeologico"
Docenti,
ricercatori, botanici, forestali zoologi e esperti di rischio idrogeologico e
docenti di diritto costituzionale. Almeno duecento firme giungono al
Parlamento, dalle cui commissioni cui è uscito lo schema di decreto varato a
dicembre dal Cdm e che potrebbe venire approvato nelle prossime ore. L'appello
contro la norma (qui il link Facebook: https://www.facebook.com/notes/associazione-ardea/assalto-alle-foreste-italiane-il-comunicato-di-ardea-e-soa/1958663330842847/ ) che riscrive le regole sui boschi e le foreste riguarda il tema
ambientale per eccellenza che va ben oltre il semplice valore paesaggistico.
Un
argomento fondamentale, in un paese devastato da terremoti, alluvioni e
dissesto idrogeologico diffuso,
totalmente assente dalla campagna elettorale, eccezion fatta per i Cinquestelle
che hanno provato a portare in campo l'argomento annunciando l'intenzione di
nominare in un eventuale governo pentastellato il generale Sergio Costa, capo
dei Carabinieri forestali in Campania e dirigente di molte delle inchieste
sulla devastazione ambientale della Terra dei fuochi, regno delle ecomafie. Costa
è stato un acerrimo nemico della riforma voluta da Renzi, quella che
cancellando di fatto la vigilanza ambientale ha messo a repentaglio la difesa
del territorio del nostro Paese e in particolare dei 12 milioni di ettari di
superfice boschiva. Gli incendi eccezionali dell'estate scorsa sono lì a
dimostrare le sopravvenute difficoltà.
A cui
si aggiungeranno, stando a quanto sostengono i 200 firmatari dell'appello, "deroghe e punti scivolosi" contenuti nella norma voluta dal
governo Gentiloni che mettono a rischio il patrimonio boschivo e ne favoriscono
l'assalto speculativo. Ma che per il ministro dell'Agricoltura Maurizio Martina
"è uno strumento essenziale". Dice il ministro che "vogliamo
farne una risorsa che aiuti a difenderci dal dissesto idrogeologico e che dia
un contributo alla lotta allo spopolamento nelle aree rurali".
Ma per
gli esperti della materia piuttosto è il contrario. Intanto perché cambia l'iter per la "trasformazione" del bosco,
che oggi è generalmente vietata salvo le eccezioni. Il nuovo testo inverte
l'onere della prova, nel senso che chi si oppone alla trasformazione, che è
sempre possibile, deve dimostrare evidenziare gli ostacoli che possono creare
un maggiore danno. Secondo la legislazione attualmente in vigore, gli introiti
dell'espianto del bosco devono essere reinvestiti per il miglioramento e per il
controllo del dissesto idrogeologico. Quello che succede con la nuova norma è
che un intervento eccezionale diventa un iter possibile (sempre) e la
compensazione, concetto reso non chiaro, nelle nuove norme prevede anche la
cosiddetta "valorizzazione socioeconomica". Spiegano i responsabili
dell'associazione Soa e Ardea che in questa definizione "potrebbero
rientrare anche baite o strade o magari resort, piste da sci e pargheggi".
Opere potenzialmente dannose per il bosco.
La definizione di bosco cambia
Dalla definizione di bosco escono quei
terreni che in un passato anche lontano sono stati coltivati e che per
abbandono negli anni sono diventati bosco. Non c'è alcun limite di tempo, nel
senso che se un territorio 500 anni fa era coltivato oggi, secondo
questa legge, "potrebbe essere svincolato dalle tutele del bosco ed essere
sottoposta a tagli indiscriminati". E qui stiamo parlando "di gran
parte del patrimonio forestale italiano - scrivono le associazioni
ambientaliste -. Questa definizione incredibile apre la strada a tutta una
serie di facilitazioni per interventi speculativi, diminuendo, ad esempio, le
tutele dal punto di vista paesaggistico". Alessandro Chiarucci, biologo dell'Università
di Bologna citato dal Fatto quotidiano, dice che il bosco "non è solo una
coltura produttiva ma anche un habitat naturale e ha un valore come tale. E' -
continua - un elemento fondamentale della biodiversità che deve aver garantito
un diritto ad esistere e ad avere anche delle proprie dianamiche naturali senza
dover essere visto esclusivamente in base a necessità umane". Escono
dalla classificazione di bosco anche le costruzioni abbandonate che nel tempo
siano state abbracciate dagli alberi e dalla vegetazione.
Intervento d'imperio nelle zone private
Per le zone private non
"curate" da almeno 10 anni, inoltre, è prevista una classificazione
come terreno abbandonato sui quali le Regioni - competenti per boschi e foreste
- possono imporre la gestione. Pena la sostituzione del pubblico che
può affidare a un privato lo sfruttamento. Cioè: se entro un anno da quando è
previsto il "turno di taglio" il privato non interviene può avvenire
la sostituzione. Il ricavato per una parte verrà depositato e il proprietario
del terreno potrà rivendicarlo. Questa norma può essere valida per il caso
eccezionale, ad esempio per la gestione del rischio idrogeologico o per la
salvaguardia delle specie, ma non in modo sistematico. Da qui l'assurdo
scientifico.
Una legge anti-scientifica
"Il governo Gentiloni all'ultimo
secondo utile vuole emanare una nuova legge forestale che darebbe il via libera
a un vero e proprio assalto ai boschi italiani, permettendo un uso predatorio a
discapito della loro qualità ambientale", è scritto nell'appello degli
studiosi. Che prosegue: "Esprimiamo tutto il nostro sconcerto per i
contenuti della proposta del governo che, in maniera del tutto
anti-scientifica, vorrebbe far passare l'idea che il bosco non possa svolgere
le proprie funzioni ecologiche senza un pesante intervento umano quando invece
si tratta di ecosistemi che si sono evoluti in decine di milioni di anni. Si
tratta di una vera e propria ideologia auto-referenziale che nasconde in realtà
le mire di chi vede nel bosco un mero fattore di profitto. Manca una visione di
riequilibrio ambientale dopo decenni di uso selvaggio del territorio", si
legge nel comunicato. Al di là dei casi in cui bisogna intervenire per
salvaguardare il bosco stesso, dice Goffredio Filibeck dovente di botabnica
all'Università della Tuscia, "fondare una legge sul principio aprioristico
che il bosco abbia bisogno di manutenzione per la protezione del dissesto
idrogeologico o per gli incendi è un assurdo scientifico".
27 febbraio 2018
________________________________________________________
Il nuovo Testo Unico Forestale è un decreto legge ammazza-foreste di fine
legislatura?
Appello di docenti e ricercatori a
Presidente della Repubblica e governo: non lo approvate
Nessun commento:
Posta un commento