Pubblichiamo il comunicato di Rossella Muroni , Presidente di Legambiente, in merito ai recenti fatti di cronaca.
È un intreccio perverso quello che lega le grandi opere,
la corruzione e le mafie in questo Paese. Stando alle intercettazioni,
si tratta di un intreccio tenuto strettamente insieme da una colla
velenosa; come il cemento scadente con cui vengono fatte queste grandi
opere, finite ancora una volta sotto la lente di ingrandimento della
magistratura.
Un intreccio garantito per anni dalla famigerata Legge Obiettivo che ha consentito l'apertura di cantieri senza gara perché ritenuti prioritari per lo sviluppo del Paese, come nel caso del Terzo Valico.
Noi di Legambiente lo abbiamo scritto più volte nei nostri rapporti annuali sulle Ecomafie: la corruzione, soprattutto al Nord,
è il grimaldello preferito dalle bande ecocriminali per aggirare le
normative ambientali, appropriarsi dei beni comuni e accumulare denaro
sporco a scapito degli ecosistemi e delle comunità che li vivono.
Ed
è esattamente ciò che è stato accertato anche nelle due ultime
inchieste, denominate Amalgama e Arca di Noè, ultime di una
impressionante lista di operazioni utili a smascherare i burattinai che
muovono, troppe volte, i fili delle grandi opere. Uno scenario in cui la
corruzione si conferma l'immancabile amalgama che tiene in piedi tutto,
soprattutto il sistema degli appalti pubblici.
"Attorno
a pezzi di Grandi opere si sono create delle organizzazioni di tecnici e
imprenditori che si scambiano utilità fra loro, a danno del
contribuente perché sono soldi pubblici", ha scritto il pm della Dda
romana Michele Prestipino a proposito delle due indagini accennate, cui
gli ha fatto eco il suo collega Paolo Lelo, secondo il quale saremmo di
fronte a un "piccolo atlante della corruzione".
Il territorio
italiano e le sue fragilità morfologiche, le sue arterie di
comunicazione, le sue infrastrutture, il suo stesso futuro finiscono,
troppo spesso, per essere attratti inesorabilmente nel vortice delle
pratiche corruttive con il saccheggio sistematico di ecosistemi e
bellezza. Secondo la Corte dei Conti la corruzione, oltre a minare la
qualità delle opere - con l'impiego di materiali scadenti e pericolosi
-, farebbe lievitare i costi delle opere pubbliche (soprattutto
infrastrutturali) del 40%.
Per il centro studi Cgia di Mestre ciò
significa che quelle che saranno realizzate nei prossimi anni
costeranno ai contribuenti italiani almeno 90 miliardi in più. Soldi che
invece potrebbero essere utilizzati per migliorare i servizi pubblici
essenziali, salvaguardare i territori e sostenere le nuove frontiere
dell'economia circolare.
Solo in Italia, negli anni 2001-2011, si
sarebbero persi circa 10 miliardi di ricchezza per colpa della
corruzione in campo ambientale (Legambiente, Libera e Avviso Pubblico,
2012). Legambiente ha censito negli ultimi sei anni almeno 302 inchieste
di grande rilievo nazionale, concluse con 2.666 persone arrestate e
2.776 denunciate, coinvolgendo 68 procure nazionali, di tutte le regioni
d'Italia (Ecomafia 2016, Ed. Ambiente).
La risposta non è certo
paralizzare il paese, azzerare ogni opera di cambiamento per paura, ma
quello del Terzo Valico come quello della Tav in Valsusa - ha ricordato
Fabio Dovana che da presidente regionale guida Legambiente in Piemonte -
sono progetti insensati dal punto di vista dell'utilità pubblica e dopo
tanti ennesimi scandali il Governo dovrebbe avere il coraggio di
fermare immediatamente i cantieri delle grandi opere e di ripensare
l'elenco delle infrastrutture strategiche su basi oggettive, dando priorità alla mobilità urbana, locale e pendolare che rappresenta più dell'80% di tutti gli spostamenti.
Un
aiuto determinante al contrasto dei fenomeni ecomafiosi è arrivato
dalla recente approvazione, dopo 21 anni di battaglie, della legge sugli ecoreati
che introduce finalmente nel codice penale uno specifico titolo
dedicato ai delitti contro l'ambiente. Uno strumento fondamentale per
combattere anche quella zona grigia, dove impera la corruzione che è
diventata il principale nemico dell'ambiente a causa delle troppe
amministrazioni colluse, degli appalti pilotati, degli amministratori
disonesti e della gestione delle emergenze che consentono di aggirare
regole e appalti trasparenti.
Per contrastare gli ecocriminali,
per Legambiente è necessario intensificare i controlli sui cantieri
delle opere pubbliche attraverso la costruzione di commissioni di
controllo specifiche, cancellare il general contractor, stringere le
maglie sui subappalti nei cantieri ma anche riducendo, ripensando e
valutando bene l'elenco delle opere strategiche per la collettività.
Nonostante
l'approvazione del Codice Appalti la lunga coda velenosa della Legge
Obiettivo continua a colpire: provvedimento nato per far ripartire la
costruzione delle opere pubbliche in Italia dopo Tangentopoli e per
fermare i veti da parte di enti locali e ambientalisti, che ha portato
invece a investimenti sbagliati, deregulation dei procedimenti
autorizzativi, lievitazione dei costi e ritardi nei lavori. Una legge
che ha visto nella costruzione di nuove strade, autostrade e grandi
opere la priorità infrastrutturale, dimenticandosi del trasporto
pendolare e dei grandi nodi urbani, in cui si concentra la domanda di
mobilità e la produzione di CO2 e di inquinanti atmosferici.
Esiste
un mito che racconta come in alcune parti dell'Asia, l'elefante bianco
fosse considerato sacro e di conseguenza non potesse essere utilizzato
come animale da lavoro. Doveva essere nutrito con cibo speciale e tutti
potevano entrare nel terreno del proprietario per adorarlo. Mantenere un
elefante bianco era dunque molto costoso.
Chi riceveva in dono
un elefante bianco doveva sopportare un grande onere finanziario che
poteva portarlo sull'orlo del baratro. Era un regalo indesiderato e
oneroso. Le grandi opere in Italia, anche quando non frutto di
corruzione e speculazione, sono proprio così: elefanti bianchi, doni
costosi, che le comunità locali e il territorio non possono e non
vogliono permettersi.
La natura è piena d'infinite ragioni che non furon mai in isperienza. Leonardo da Vinci, Codice I, 1492-1516
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