diamo una scadenza certa alle
concessioni di petrolio e gas in mare entro le 12 miglia dalla costa.
La vittoria del referendum cancellerà l’ennesimo regalo fatto alle
compagnie petrolifere grazie all’approvazione della Legge di Stabilità
2016, che permette loro di estrarre petrolio e gas nei nostri mari entro le
12 miglia, senza alcun limite di tempo. Se vince il SI, sarà ripristinata
la norma precedente che prevede una scadenza temporale per ogni
concessione.
non rinunciamo a una risorsa
strategica. Il contributo delle attività
estrattive entro le 12 miglia sono pari al 3% dei nostri consumi di gas e meno dell’1% di petrolio:
quantitativi ridicoli per i nostri fini energetici, a fronte di rischi
incalcolabili. Un contributo energetico che è abbondantemente compensato
dal calo dei consumi in atto e che non comporterebbe alcun aumento di
importazione. Se vince il SI, il popolo italiano dirà che questo gioco non
vale la candela.
ci riappropriamo del nostro
mare. Attualmente, solo le compagnie petrolifere che operano
entro le 12 miglia godono del privilegio di concessioni a tempo
indeterminato. Nessuna
concessione di un bene dello Stato può essere affidata a un privato senza
limiti di tempo, come prevede anche la normativa comunitaria.
Se vince il SI, sarà ripristinata la data di scadenza delle concessioni e
il bene pubblico resterà tale.
diamo più forza alle fonti
rinnovabili. Le energie rinnovabili coprono il 40% dei consumi elettrici del
nostro Paese, sono sempre più efficienti e rappresentano la
prima voce di investimento nel mondo. Ad esempio, incentivando il biometano, potremmo
ricavare una quantità di gas 4 volte maggiore a quello estratto nei mari
italiani entro le 12 miglia. Se vince il SI, potremo finalmente puntare
sulle rinnovabili e non più sulle fossili.
diminuiamo i rischi e abbiamo
garanzie sulla dismissione degli impianti.
Non dare scadenza temporale alle concessioni vuol dire anche lasciare nel
mare piattaforme e pozzi a tempo indeterminato. Questo aumenta di molto il rischio
di incidenti. Se vince il SI, avremo la garanzia che le
compagnie, una volta scaduta la concessione, smantellino piattaforme, pozzi
e tutte le infrastrutture, come previsto dalla legge.
cancelliamo i privilegi di cui
godono le lobby petrolifere. Il 70% delle concessioni
produttive oggetto del referendum non paga le royalties,
perché estrae un quantitativo minore della franchigia prevista dalla legge.
Il risultato è che nulla
è versato nelle casse dello Stato. Se vince il SÌ,
elimineremo questi privilegi e non continueremo a “svendere” il nostro
mare.
fermiamo le trivellazioni ancora
consentite nelle 12 miglia dalla costa. Oggi nel
nostro Paese non è possibile ottenere nuovi permessi per trivellare entro
le 12 miglia. Ma nulla
impedisce che, nell’ambito delle concessioni già rilasciate
e attualmente senza scadenza, siano
installate nuove piattaforme e perforati nuovi pozzi, come
nel caso delle piattaforme VegaB nel canale di Sicilia e Rospo Mare in
Abruzzo. Se vince il SI, elimineremo il pericolo di nuove trivellazioni
entro le 12 miglia.
creiamo altra occupazione nel
settore energetico, quello rinnovabile e dell’efficienza. Non
sarà il referendum a mettere a rischio i posti di lavoro del settore di
estrazione di petrolio e gas, comparto già in crisi da tempo: il 35% delle
compagnie petrolifere sono già ad alto rischio fallimento, visto il crollo
del prezzo del petrolio. Se vince il SI, possiamo dare gambe alle
rinnovabili, raggiungendo i risultati della Germania con 400mila occupati nel
settore.
diamo un contributo alla lotta
ai mutamenti climatici. Alla COP21 di Parigi dello
scorso dicembre, il
Governo italiano - insieme ad altri 194 paesi - ha sottoscritto uno storico impegno
a contenere la febbre della Terra entro 1,5 gradi centigradi, dichiarando
fondamentale l’abbandono dell’utilizzo delle fonti fossili. Se vince il SI
il popolo italiano sarà coerente con questo impegno.
difendiamo il nostro diritto a
decidere sulle scelte importanti del nostro Paese.
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