DI AMIANTO E TERZO VALICO
Si è svolta venerdì sera nella sala della S.O.M.S. l'assemblea pubblica per parlare ancora una volta di Terzo Valico e la grave emergenza amianto, in atto in questi ultimi mesi dopo che sono emersi valori abnormi circa la presenza di questo pericoloso minerale nelle terre scavate da COCIV e propagate via camion in giro lungo tragitti di cantiere e cittadini.
Introduce l'Ing. Franceso Demilato descrivendo come da parte di ARPA Piemonte non siano stati messi in evidenza sul tavolo tecnico i dati sulla presenza di rocce verdi in alcune zone interessate dai lavori del TVG. Si ricorda, infatti, il periodo che Enel Green Power intendeva realizzare un parco eolico sul monte Porale venne fuori e che le zone interessate avevano forte presenza di amianto, il tutto dimostrato da dati attendibili, per cui venne abbandonata l'opera (vedi link).
Un'episodio inquietante riguarda una telefonata ricevuta da un membro dei
movimenti oppositori dove viene fatta pressione con
velate minacce di denunce per procurato allarme da parte di personaggi
legati alla costruzione dell'opera per presunta diffusione di dati inesatti circa l'argomento amianto, cosa del tutto falsa.
L'ingegnere menziona anche l’assemblea pubblica tenutasi l'8 febbraio 2014 a Carrosio e organizzata dai Sindaci di Voltaggio, Carrosio e
Fraconalto, con la partecipazione di Regione Piemonte, Arpa, RFI, Cociv durane la quale veniva ammessa la presenza di amianto per una tratta dei tunnel di 15km in quantità comprese tra il 20 e il 50 %, senza però menzionare assolutamente il sopracitato rilevamento di forti quantità di rocce verdi sul monte Porale, dato che avrebbe acceso inevitabilmente la discussione in sala.
Segue la proiezione di una carrellata con i piu rilevanti articoli di giornali vari che mostrano la cronologia dei fatti che interessano la cronaca del TVG, partendo dai timori delle persone ai primi ritrovamenti di amianto e infine all'intervento delle autorità direttamente sui cantieri, con evidenziate le discrepanze fra quanto veniva dichiarato pubblicamente e quanto venuto a galla con i nuovi rilevamenti.
Scandaloso il fatto che Cociv
ricorra al giudizio del Tar del Lazio per
evitare di gestire
adeguatamente l'emergenza verificatasi e tanto
annunciata in
precedenza da tutti I movimenti contrari. Gli scenar
i ipotizzati
potrebbero essere I seguenti:
Se Cociv vincesse il ricorso
al Tar Del Lazio vorrebbe dire che la
credibilità tecnica delle ARPA
verrebbe meno, essendo smentite da
un giudice che darebbe ragione al
proponente il ricorso.
In alternativa la corretta
gestione dei materiali considerati pericolosi
perché troppo ricchi
di amianto richiederebbe una cifra che
supererebbe il miliardo di
euro non di poco e che implicherebbe la
sospensione dei lavori per
eccessivi sforamenti d budget.
La difficile situazione in cui
si trova Cociv è infatti dimostrata dalla
sospensione dei recenti
bandi per appaltare due lotti costruttivi, a
tempo indeterminato con
riserva di sospensione o addirittura revoca
finché non si
verificheranno (ma non è detto) le condizioni
economiche adeguate.
Dottoressa Maura Arbuffi - Oncologa
Polveri disperse da camion TVG lungo la Castagnola
Segue l'intervento
dell'oncologa dottoressa Maura Arbuffi
che evidenzia un quadro molto poco
rassicurante circa I recenti dati statistici sulle morti
da patologie
oncologiche.
Tali
dati forniti direttamente dall'Istituto
Superiore Di Sanità, e confermati per efficacia fino al 2050, salvo
probabili incrementi,
evidenzierebbero come sia
molto aumentata la mortalità per patologie
legate
ai tumori, e che si sia arrivati a diagnosticarne
addirittura
una media di 1000 al giorno, di cui un
35% appartenenti a malattie dell'apparato respiratorio.
Anche se messo poco in evidenza, continua la dottoressa,
esiste una sicura relazione tra
tumore del polmone e
fibra di amianto. Si pensi
che i tempi di latenza tra la formazione
di un
tumore da fibra di amianto e la sua effettiva
diagnosi può
avere un tempo di sviluppo anche di
8 anni, senza considerare il momento nel quale
quella fibra è entrata ad insediarsi nell'organismo.
In 8 anni il suddetto tumore farebbe in tempo a
diffondersi con le sue cellule in giro per
l'organismo creando i
problemi che chiunque
abbia avuto un malato di cancro a casa o fra i
conoscenti potrà rammentare.
Una puntualizzazione viene fatta circa
il tumore
al polmone, circa il fatto che fino
ad oggi
non trova soluzione di cura, in
parole povere il cancro al polmone non perdona. Quando invece si ha
la fortuna (se così si può definire) di non avere una diagnosi
del genere rimangono comunque I
rischi di altre patologie,
derivate dall'amianto ma non solo. Infatti nelle attività che
comportano grosse movimentazioni di terra vengono smossi
anche altri materiali contenuti
nel sottosuolo anch'essi pericolosi
per l'organismo se inalati, o ingeriti tramite l'acqua (altro veicolo di
diffusione) che
potrebbero provocare patologie dell'apparato
respiratorio anche croniche, creando di fatto molti nuovi disabili
che , viste dal triste ma non trascurabile lato
economico, andrebbero ad incidere
non poco
sulla spesa sanitaria futura, a discapito di tutta la
collettività.
Davide Fossati - Geologo
Dice la sua anche il geologo Davide Fossati che sposta l'attenzione
su di un'altro punto cruciale, e cioè le cave dove verrebbero
conferite le migliaia di metri cubi di materiale ormai
evidentemente pericoloso, e dove lo stesso verrebbe addirittura
lavorato con sistemi meccanici per la sua frantumazione (viene fatto
l'esempio di Cava Romanellotta, la più grande per estensione).
Il rischio, dice Fossati, sarebbe forte, in
quanto il materiale venendo ammucchiato in grosse quantità
resterebbe in balia dei fenomeni atmosferici, fra i quali il vento e
l'acqua ritenuti i piu efficaci per la propagazione del minerale killer
nell'ambiente, oltre naturalmente ai camion che girano un po
dappertutto.
Polveri disperse da camion TVG lungo la Castagnola
Purtroppo si è evidenziata una persistente apatia nella popolazione
circa un problema apparentemente invisibile ma che potrebbe
rendere incerto il futuro di molte persone un domani.
Tino Balduzzi - Attivista fondatore del comitato Falde Sicure
Intervento anche di Tino Balduzzi che segue la problematica da un
punto di vista del sottosuolo, e per la precisione riguardante le riserve
di acqua sotterranea che verrebbero messe in pericolo se i materiali
di scarto e lavorazione del valico (rocce, amianto e additivi per le
perforazioni) filtrassero nel sottosuolo veicolate piogge o addirittura
da cave mal progettate, vista l'urgenza di trovare sistemazione per le
migliaia di tonnellate di smarino. Esiste attualmente, dice
Balduzzi, una sorta di anarchia sulla gestione di tali cave in barba al
famoso e tanto travagliato piano cave, a tal punto
che pare ne stiano nascendo di nuove e che verrebbero spostati i
materiali da una cava all'altra senza una logica chiara.
Sembrerebbe anche che per Cociv ci sia la possibilità addirittura di
prendere accordi diretti con i privati per poter accogliere i famosi
detriti provenienti dai tunnel.
Altre gia conosciute osservazioni vengono fatte sulla dubbia utilità
dell'opera a livello tecnico e funzionale, ma questo è ormai noto.
Dottor Diego Sabbi
In fine interviene il dottor Diego Sabbi, medico che lavora ad Arquata
e zone limitrofe che prende per esempio il disastro del Vajont rispetto
al principio di precauzione. Ai tempi della costruzione della
famigerata diga, quando vennero fatte le analisi
sulla commposizione del Monte Toc, fra gli addetti ai lavori c'era chi
saperva che il monte sarebbe potutto franare in vari modi, ma
l'opzione più grave ,quella poi verificatasi, venne scartata dalle
possibilità "ufficiali". Si è visto com'è andata a finire.
Purtroppo il numero dei partecipanti rispetto alla qualità
delle competenze presenti al dibattito era sempre
insufficiente, a dimostrazione che chi si rimbocca le maniche
per fare qualcosa per tutti viene ghettizzato e isolato, al
punto che quando si va a una manifestazione la gente nuova
si può contare sulle dita di una mano.
delle competenze presenti al dibattito era sempre
insufficiente, a dimostrazione che chi si rimbocca le maniche
per fare qualcosa per tutti viene ghettizzato e isolato, al
punto che quando si va a una manifestazione la gente nuova
si può contare sulle dita di una mano.
Ci auguriamo che queste serate e la loro diffusione tramite i
media possano, anche se troppo lentamente, sollecitare le
coscienze di chi non percepisce un problema che riguarda
invece tutti quanti vivono e respirano in queste zone.
media possano, anche se troppo lentamente, sollecitare le
coscienze di chi non percepisce un problema che riguarda
invece tutti quanti vivono e respirano in queste zone.
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