- Lunedì 30 novembre è prevista la riapertura del cantiere di Cravasco, in comune di Campomorone, seppur a ritmi ridotti di lavoro.
Pare che il Comune non abbia voce in capitolo...
Da La Repubblica, ed. Genova 25.11.2015
Terzo Valico, riprendono i lavori a Cravasco
Dopo l'allarme amianto
di STEFANO ORIGONE
- Il Cociv presenta ricorso contro il Piano di utilizzo delle terre da scavo, contestando la metodologia richiesta da Arpa Piemonte e Liguria: ricordiamo che il metodo di analisi dello smarino, attualmente applicato, presenta una probabilità di errore del 98%, come dichiarato dalle due Agenzie regionali, che infatti richiedono l'utilizzo di una differente metodologia di analisi.
Da La Stampa del 26.11.2015
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- Intanto Stefano Esposito è stato condannato per diffamazione nel processo relativo a quattro attivisti della Val di Susa Diffamò i No Tav, Esposito condannato a risarcirli per 20 mila euro
Il senatore Pd aveva sostenuto che alcuni attivisti avevano dato direttive negli scontri di Chiomonte dell'8 dicembre 2011
Il senatore Pd Stefano
Esposito,noto per le sue posizioni a favore della Tav, è stato
condannato dal tribunale di Torino al pagamento di 600 euro di multa e
di 20mila euro di risarcimento, oltre a quello delle spese legali e
processuali.
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- Sempre dal sito di Repubblica del 26.11.2015 arriva questa inquietante notizia, solo apparentemente slegata dall'argomento Alta Velocità. A nostro parere, suona il De profundis del servizio di trasporto pubblico
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- Infine, pare che il problema dello smaltimento dello smarino sia infinito e non immediatamente risolvibile.
Anche l'ipotesi di utilizzarlo per il ribaltamento a mare della Fincantieri di Sestri Ponente pare stia incontrando parecchie difficoltà non previste: incredibile vero? E ' solo dal 1991 che lavorano attorno al progetto del Terzo Valico e nessuno si è mai chiesto dove mettere la terra tirata fuori dalla pancia del monte...(per non parlare del problema di quello che tale terra probabilmente contiene).
LEGAMBIENTE: IL RIBALTAMENTO A MARE A SESTRI NON SI PUO' FARE CI SONO 12 OLEODOTTI SOTTO
dal Il Secolo XIX di venerdi 27-11-2015
SESTRI PONENTE
Fincantieri, freno da 10 milioni sul ribaltamento
Genova. Dieci milioni di euro per spostare i dodici oleodotti che passano sotto l'alveo del rio Molinassi, a Sestri Ponente. Ci sono anche questa cifra e questi lavori nei retroscena della palude nella quale annaspa e rischia d'incagliarsi il progetto di ribaltamento a mare di Fincantieri.
ANNAMARIA COLUCCIA
ECCO PERCHE PALAZZO SAN GIORGIO RALLENTA IL PIANO FINCANTIERI
Sestri, il conto di 10 milioni per spostare gli oleodotti frena il ribaltamento a mare
L'Autorità portuale deve risarcire i privati ma teme il giudizio della Corte dei conti. Cociv: ma lì vanno messe le terre di scavo
DIECI milioni di euro per spostare i dodici oleodotti che passano sotto l'alveo del rio Molinassi, a Sestri Ponente. Ci sono anche questa cifra (o poco meno) e questi lavori nei retroscena della palude nella quale annaspa e rischia d'incagliarsi il progetto di ribaltamento a mare di Fincantieri. Questa sarebbe, infatti, da oltre un anno a questa parte, la ragione principale - non detta o solo sussurrata qua e là - del lento procedere di un iter che dovrebbe essere molto più avanzato: i soldi con i quali l'Autorità portuale dovrebbe indennizzare i gestori (fra gli altri Eni, Iplom, Praoil, Sige-mi) dei 12 grossi oleodotti per le spese di spostamento delle condotte.
E si tratta di tanti soldi: circa 8-10 milioni di euro sui quali pare si stiano arrovellando da mesi dirigenti, tecnici e avvocati dell'Autorità portuale. Sia perché la cifra è alta, e incide notevolmente sui costi del progetto di ribaltamento a mare che pesa per 80 milioni sui conti dell'Autho-rity, sia perché a Palazzo San Giorgio ci sarebbero anche dubbi sulla procedura da seguire per far realizzare i lavori di spostamento degli oleodotti. Lavori necessari per la sicurezza dell'intervento e che, nel progetto definitivo del ribaltamento a mare fatto eseguire da Cociv, vengono valutati circa 8,7 milioni di euro.
Una pratica diffusa, in situazioni come questa, è che il gestore o i gestori delle interferenze da spostare scelgono
come e da chi far eseguire l'intervento scaricando poi i costi sul committente. Vuol dire che in questo caso i gestori degli oleodotti farebbero fare i lavori pagati poi da Autorità portuale. Naturalmente gestori delle interferenze e committente dell'opera devono essere d'accordo sulla congruità del costo dell'intervento.
Ma, benché si tratti appunto di una prassi già seguita per opere commissionate da enti pubblici, sembra che a Palazzo San Giorgio ci siano remore a seguire questa strada, per il timore che la Corte dei Conti possa contestare il pagamento di un indennizzo a privati con soldi pubblici per un'opera che non rientra fra quelle strategiche. L'eventuale procedura alternativa, per Autorità portuale,
è quindi quella di bandire una gara per appaltare direttamente lo spostamento degli oleodotti che, però, a quel punto diventerebbero opere pubbliche. E, quindi, una volta completato lo spostamento, Autorità portuale dovrebbe affrontare il problema del riaffidamento (a costo zero? ) delle concessioni ai gestori degli impianti.
La conseguenza di questa empasse è che ad oggi non è neanche iniziato l'iter di approvazione del progetto definitivo del ribaltamento a mare - consegnato da Cociv all'Autorità portuale nell'autunno 2014 - mentre, secondo il cronoprogramma condiviso a suo tempo dalle parti, dovrebbe essere già in corso la progettazione esecutiva dell'intervento. È vero che in mezzo ci sono stati anche i mesi che il Ministero dell'Ambiente si è preso - da febbraio a settembre di quest'anno - per dire se fosse necessaria o meno la valutazione di impatto ambientale del progetto. Ma si racconta che ci siano stati anche tanti silenzi. Sembra che Cociv - che ha il problema di dove sistemare le terre di scavo del terzo valico - abbia già scritto più volte all'Autorità portuale per chiedere come intenda procedere, senza ricevere, però, risposte, o almeno risposte giudicate soddisfacenti. E la fase di transizione
che sta vivendo l'Autorità portuale, dove l'ex presidente Luigi Merlo ha appena lasciato il posto al commissario Giovanni Pettorino, non aiuta certo ad accelerare decisioni e risposte.
Il progetto
Il progetto consiste nella creazione di una nuova piattaforma industriale, ubicata tra il pontile Delta del Porto Petroli e l'area Fincantieri a Sestri Ponente, per il trasferimento delle attività industriali attualmente collocate a nord della ferrovia. L'intervento consente di migliorare la logistica delle aree cantieristiche che, in tale modo, risulterebbero tutte concentrate lungo il lato mare del tracciato ferroviario, così determinando un utilizzo più efficace e razionale delle aree industriali
Le tappe
luglio 2011
firma dell'accordo di programma dicembre 2012
convenzione con Cociv integrata nel 2014 autunno 2014
consegna del progetto definitivo da parte di Cociv novembre 2015
era previsto l'avvio della progettazione esecutiva luglio 2017
è previsto l'inizio dei riempimenti con le terre del terzo valico
Il verdetto
Il Ministero dell'Ambiente: valutazione di impatto ambientale non necessaria
••• LO SCORSO 21 ottobre il Ministero dell'Ambiente ha pubblicato il provvedimento con il quale stabilisce che il progetto di nuova calata ad uso cantieristico navale all'interno del porto petroli di Genova Sestri Ponente e della sistemazione idraulica del rio Molinassi non deve essere sottoposto a procedura di valutazione ambientale, a condizione che si rispettino una serie di condizioni. Si tratta di un responso che consente, quindi, di accelerare le procedure. L'Autorità portuale aveva presentato a febbraio di quest'anno domanda al Ministero sulla verifica di assoggettabilità alla "Via" e la valutazione di impatto ambientale non è stata ritenuta necessaria perché il progetto di ribaltamento a mare è coerente con il Piano regolatore portuale che ha già superato l'esame della "via".
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