lunedì 1 giugno 2015

Un messaggio da parte di chi denuncia quelle "poche mani, non sorvegliate da alcun controllo, che tessono la tela della vita collettiva, e che la massa ignora.."



Dal nostro caro socio Aldo:


Il mandorlo che non c'è più di Aldo Orlando



 Vincent Van Gogh, Saint Rémy, 1890
 
Quante ne aveva passate... Si trovava, salendo verso Gavi dalla Libarna, appena più in basso del bordo strada, sulla sinistra, a meno di 100 metri dal punto in cui la strada provinciale 161 si dirama dalla Strada Statale 35 dei Giovi.
Avevo cominciato a notarlo negli anni 80 quando quello era il mio percorso quotidiano per andare al lavoro, alla Scuola Media di Gavi. Sapevo bene che era un mandorlo perchè da bambino ne vedevo uno davanti alla finestra della mia camera da letto, nel lembo di terra che era l'ultimo resto dell'antico orto del convento, in Salita Cappuccini a Serravalle.
Mi aveva accompagnato, per tanto tempo, fedele e preciso: le gemme, la fioritura, le foglie e le mandorle, cocciute, che rimanevano appese agli stenti rametti fino all'arrivo dell'inverno.
Chissà se era nato lì da un frutto portato da una ghiandaia, o se la mano che lo aveva piantato lo aveva poi abbandonato, alla mercè della manutenzione stradale e delle gelate invernali.
Le prime volte che lo avevo visto era forse alto un metro ed avevo capito cosa fosse grazie ai fiori, se no nemmeno lo avrei notato.
Da allora, però, non mancavo mai di gettare una occhiata all'andata od al ritorno dal lavoro: un rito che calendarizzava i cambi di stagione, di clima, lo scorrere dei mesi e degli anni.
Non gli aveva fatto la pelle nemmeno la tremenda macchina per decespugliare i fossi e le scarpate, con le sue catene trincia tutto, più implacabili della mazza ferrata brandita da un guerriero medievale.
Continuavo a vederlo, meno spesso, anche nel terzo millennio, quando da Novi mi recavo in Val Lemme per incontrare amici, comprare vino o per andare a pescare.
Certo non era una sorpresa riconoscerne il tronco un pò malconcio ma ancora capace di gettare ogni primavera e di ripetere il suo magico ciclo vitale regolarmente.

Poi tutto è cambiato..... In nome di una caccia al profitto che non conosce nè tregua nè logica le nostre vallate sono state invase da una macchina aliena che si chiama Terzo Valico dei Giovi. Strumenti dalla forza dirompente hanno cominciato a bucare montagne e a rettificare strade senza uno scopo utile e senza che noi, che qui viviamo da sempre, lo avessimo chiesto. E, bruttura dopo bruttura, anche il mandorlo della provinciale 161 è sparito, nell'ambito di lavori che hanno unicamente lo scopo di arricchire chi li esegue e lasciano i luoghi dove vengono eseguiti desolati come dopo una alluvione.

Oggi, tornando da pesca, ho visto la scarpata rimodellata e vuota : il mio caro mandorlo non c'era più...
Mi è venuta tristezza ... e rabbia ... e mi sono sentito derubato e impotente come quando muore un amico ... merda!

2 commenti:

  1. Grazie Aldo. Anche se la vicenda che racconti e' di una tristezza infinita, portero' le tue parole nel cuore perche' sono un esempio di civilta' che voglio trasmettere ai miei figli.

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