Pubblichiamo il Comunicato stampa di Legambiente regionale relativo alla presentazione del rapporto Ecomafia 2015, il documento redatto annualmente da Legambiente per monitorare e informare i cittadini in merito all'ampiezza del fenomeno dei delitti contro l'ambiente.
Purtroppo i dati risultano in progressione rispetto agli anni precedenti e i recenti fatti di cronaca locale relativi alle cave e al traffico illecito di rifiuti confermano quanto sono grandi gli appetiti delle consorterie mafiose in questo settore.
Possiamo già anticipare che il nostro circolo intende organizzare un evento per presentare pubblicamente il rapporto: a breve, comunicheremo la data.
Torino, 30 giugno
2015
Comunicato stampa
Ecomafia 2015: in Piemonte
469 infrazioni, 631 persone denunciate, 2 arresti e 106 sequestri
Le ecomafie non
conoscono crisi. Legambiente: “Tenere alta l’attenzione su rifiuti,
cemento e grandi opere”
“Disponibili a collaborare con la
nascente commissione regionale antimafia”
Il 2014 riporta
un bilancio davvero pesante per i crimini
contro l’ambiente: 29.293 reati accertati in Italia, circa 80 al giorno, poco
meno di 4 ogni ora, per un fatturato
criminale che è cresciuto di 7 miliardi di euro rispetto all’anno precedente
ed è tornato ai livelli pre-crisi, raggiungendo la ragguardevole cifra di 22
miliardi. Numeri e storie di corrotti, clan e inquinatori, illustrate
oggi a Roma da Legambiente per la presentazione del rapporto Ecomafia 2015.
Alla crescita
dell’economia ecomafiosa contribuisce in modo eclatante il settore dell’agroalimentare, con un fatturato che ha
superato i 4,3 miliardi di euro. Crescono i reati nel ciclo dei rifiuti (+26%), ed anche gli illeciti
nel ciclo del cemento (+4,3%). Cresce
anche l’incidenza criminale nelle quattro regioni a tradizionale presenza
mafiosa (Puglia, Sicilia, Campania e Calabria), dove si è registrato più della
metà del numero complessivo di infrazioni. Ma le ecomafie non sono prerogativa del Sud Italia e, anzi, da
molti anni sono ormai fortemente insediate nell'economia del Nord del Paese.
Per quanto
riguarda il Piemonte il bilancio è
di 469 infrazioni di natura ambientale,
631 persone denunciate, 2 arresti e 106 sequestri. Continuano a primeggiare i settori ormai tradizionali della
criminalità ambientale regionale: il ciclo dei rifiuti (172 infrazioni
accertate) ed il ciclo del cemento (130). Per quanto riguarda quest’ultimo
settore nel 2014 la provincia di Asti fa registrare il primato negativo
scavalcando la provincia di Torino che, in ogni caso, resta il territorio in
cui si trova il numero complessivo più elevato di infrazioni ambientali (113).
Sono 2, invece, le persone arrestate in regione, entrambe per crimini legati al
racket degli animali.
A mettere in evidenza come la criminalità organizzata in Piemonte si
concentri sui settori più redditizi, ovvero sul ciclo del cemento e dei
rifiuti, sono
le più importanti inchieste degli ultimi anni. Se il giudizio in appello del processo Minotauro, pronunciato lo
scorso 28 maggio, ha confermato il radicamento della ‘ndrangheta nel ciclo del
cemento e nelle relazioni con la politica attraverso il voto di scambio, gli
esiti dell’operazione San Michele hanno
fatto scendere l’ombra della criminalità organizzata anche nel settore dei
rifiuti speciali. Fino a qualche anno fa, infatti, sembrava non emergere un
ruolo diretto dei clan nel settore, ma solamente di singoli imprenditori
spregiudicati che provavano ad abbattere i costi di smaltimento, abbandonando
sostanze pericolose ai bordi delle strade, interrandoli sotto campi coltivati o
cave dismesse o dirottandoli verso il traffico illecito internazionale. L’operazione
San Michele ha invece fatto emergere, a carico di un soggetto originario della
provincia di Catanzaro e residente in provincia di Novara, l’ipotesi di
concorso esterno in associazione mafiosa per aver utilizzato una cava a Chiusa
di San Michele in Valsusa per stoccare e smaltire irregolarmente oltre 50.000 metri cubi di rifiuti speciali.
Un’attenzione
particolare per Legambiente va anche posta al ruolo delle grandi opere quali Tav e Terzo Valico e alle possibilità d’infiltrazione
della ‘ndrangheta. Per l’associazione è necessario intensificare i controlli
sui cantieri delle opere pubbliche, attraverso la costruzione di commissioni di
controllo specifiche che siano in grado e che abbiano i poteri per vigilare
sulle gestione degli appalti e sulla realizzazione dei lavori, ma anche
riducendo, ripensando e valutando bene l’elenco delle opere strategiche per la
collettività. Per Legambiente occorre vietare i subappalti nei cantieri ed è inoltre
da abolire l’anomalo istituto del general contractor per evitare che la
direzione lavori sia in carico alla stessa stazione appaltante.
“E’ preoccupante
verificare che, nonostante la crisi, le ecomafie non subiscano flessioni –dichiara Fabio Dovana, presidente di Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta-. La
recente introduzione, dopo 21 anni di battaglie da parte della nostra
associazione, degli
ecoreati nel codice penale dà sicuramente
uno strumento repressivo in più per contrastare in
modo efficace ecomafie ed ecocriminalità, ma la vera lotta alla criminalità si
batte sul campo della prevenzione: occorre che tutti, dai cittadini alle
istituzioni continuino a tenere alta l’attenzione a partire dai settori di
maggior interesse economico, quali la
gestione e lo smaltimento dei rifiuti, le escavazioni, le nuove costruzioni e
le grandi opere.
Anche per questo siamo convinti che l’imminente nascita della commissione regionale antimafia, da noi
sollecitata da diversi anni, sia una buona notizia e vogliamo confermare alla
Regione Piemonte la nostra disponibilità a collaborare”.
Ufficio stampa
Legambiente Piemonte e Valle d'Aosta: 011.2215851 – 349.2572806
www.legambientepiemonte.it – www.facebook.com/legambientepiemontevalledaosta
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