Il 9 settembre si riunirà la
Conferenza Stato-Regioni per approvare il decreto attuativo
dell’articolo 35, parte integrante dello Sblocca Italia.
In caso di approvazione si aprirebbe la strada a nuovi impianti di incenerimento (12 di cui 1 in Piemonte), addirittura non previsti dai Piani regionali, insieme a una miriade di “ristrutturazioni” di impianti obsoleti allo scopo di bruciare rifiuti da tutta Italia.
Sottolineiamo che negli ultimi mesi ben 18 impianti che servono alle operazioni di raccolta differenziata, di riciclo, di compostaggio e trattamento meccanico-selezione, depositi e discariche di rifiuti sono andati a fuoco.
In caso di approvazione si aprirebbe la strada a nuovi impianti di incenerimento (12 di cui 1 in Piemonte), addirittura non previsti dai Piani regionali, insieme a una miriade di “ristrutturazioni” di impianti obsoleti allo scopo di bruciare rifiuti da tutta Italia.
Sottolineiamo che negli ultimi mesi ben 18 impianti che servono alle operazioni di raccolta differenziata, di riciclo, di compostaggio e trattamento meccanico-selezione, depositi e discariche di rifiuti sono andati a fuoco.
Ma sono davvero gli inceneritori l'unica soluzione per affrontare il tema dei rifiuti? Noi non lo
crediamo e di seguito vorremmo offrire un contributo per riflettere
su altre modalità di gestione dei rifiuti, che riteniamo certamente
più virtuose, alcune delle quali messe già in pratica in diversi
Paesi del mondo con risultati soddisfacenti.
A tale proposito,
riportiamo un intervento che Paul Connett, il teorico della
pratica «Rifiuti zero entro il 2020» che considera
l’inceneritore un approccio «infantile» alla questione rifiuti,
fece ad
un incontro svoltosi dieci anni fa ad Alessandria.
Docente
di chimica alla St.Lawrence University di New York, il 30 maggio
2005, Connet,invitato dalla Rete Ambientalista – Coordinamento
delle associazioni e dei comitati alessandrini, tenne una conferenza
presso la Camera del Lavoro di Alessandria durante
la quale intervenne anche il Dott.
Carmelo Ciniglio, medico dell’ASL di Tortona che
portò una serie di dati sulla pericolosità della scelta
della termodistruzione dei rifiuti e in
particolare sulla diossina che gli impianti emetterebbero: un
composto che aumenta il rischio di particolari tumori quali i sarcomi
dei tessuti molli e le leucemie . In
quel periodo, infatti, si ipotizzava la realizzazione di un
inceneritore a Rivalta Scrivia..
Scopo dell’incontro era anche quello di avviare un dibattito con tecnici e amministratori favorevoli agli inceneritori e con i rappresentanti del Consorzio Smaltimento Rifiuti Ovadese Valle Scrivia, ma, nonostante gli inviti, il confronto non fu possibile per l’assenza di interlocutori.
Scopo dell’incontro era anche quello di avviare un dibattito con tecnici e amministratori favorevoli agli inceneritori e con i rappresentanti del Consorzio Smaltimento Rifiuti Ovadese Valle Scrivia, ma, nonostante gli inviti, il confronto non fu possibile per l’assenza di interlocutori.
Nel corso della conferenza, seguita per
quasi due ore da un pubblico attento, Paul Connett iniziò
mostrando come nei paesi più avanzati si organizza la
gestione dei rifiuti, spiegando, ad esempio, che negli USA la
politica degli inceneritori era stata completamente abbandonata dalla
metà degli anni 90, perché inaffidabile dal punto di vista della
salute e costosa per la comunità.
Lanciò
poi l'idea del "Rifiuti Zero", parola d'ordine che in tante
città dei paesi occidentali era ormai all'ordine del giorno e
aggiunse che a San Francisco (850.000 abitanti), che portò ad
esempio di metropoli difficilmente gestibile, il riciclaggio dei
rifiuti nel 2003 era al 65 per cento, con un obiettivo per il 2006 fissato al 75 per cento, sino a
raggiungere il 100 per cento entro il 2020 (A
tale proposito, per un aggiornamento dei dati, ricordiamo che nel
corso della trasmissione Presa Diretta (RAI3) del 22 gennaio 2012,
l’Assessore all’Ambiente della città di San Francisco Melanie
Nutter affermò che la quota di riciclaggio nel 2010 era arrivata al
78%
con la creazione di 500 nuovi posti di lavoro).
Su
questo punto, Paul Connett chiarì, con molta decisione, che, per
una corretta gestione del ciclo dei rifiuti,
gli utili delle aziende devono trovare un punto di incontro con gli
interessi della comunità tramite il lavoro di amministratori onesti,
che non considerino i cittadini che protestano come dei nemici.
La
seconda parte della conferenza venne riservata agli effetti
dell'incenerimento dei rifiuti sulle popolazioni, sia quelle
circostanti sia quelle più lontane coinvolte nell'inquinamento del
ciclo alimentare; riportò dati di decine di studi che dimostravano
la pericolosità della cieca fiducia nella tecnologia e negli esperti
superpagati.
Non
parlò di rischi eventuali, riportò gli effetti rilevati tra le
popolazioni vicine ad un inceneritore: dalle malformazioni dei
neonati alle anormalità di sviluppo sessuale sia maschile che
femminile, per finire alla formazione di tumori.
È
istruttivo ricordare ciò che Paul Connett disse quando gli venne
chiesto se facesse queste conferenze per una presa di posizione
politica:"Compio il mio dovere di professore universitario,
conosco delle cose e le porto a conoscenza di chi vuole sentirle”.
Alcune
frasi raccolte nel corso della conferenza:
«L’incenerimento
è una soluzione che non ha senso nel 20° secolo, è una tecnologia
vecchia e costosa. Perché spendere tanti soldi per bruciare una
risorsa?»
«I
rifiuti non sono un problema da risolvere con la tecnica, ma risorsa
da sfruttare con le nostre mani, con il recupero, il riciclo, il
design industriale».
«Le
aziende devono attivarsi per costruire i loro prodotti con materiali
riutilizzabili, ridurre gli imballaggi e studiare metodi per
recuperare ciò che producono».
«La
Xerox ritira fotocopiatrici e stampanti, recupera i pezzi. Tutte le
aziende possono farlo, è una loro responsabilità. Però serve anche
una buona leadership».
«Il
vostro porta a porta è il trampolino di lancio per i rifiuti zero,
da integrare con agricoltura, architettura sostenibile, energia
rinnovabile».
«Il
primo passo è separare l’organico per fare compost per
l’agricoltura. Tutto il resto si recupera. A San Francisco, in
città, c’è un centro che non crea problemi, perché lavora
materiale pulito, non emana odori e dà lavoro a molte persone».
«A San Francisco conferire umido e materiale riciclabile è gratuito. Costa solo conferire il residuo. Alla fine solo i ricchi potranno mangiare in piatti e bicchieri di carta, chi farà la spesa penserà a comprare cose riciclabili, per non spendere di più».
«A San Francisco conferire umido e materiale riciclabile è gratuito. Costa solo conferire il residuo. Alla fine solo i ricchi potranno mangiare in piatti e bicchieri di carta, chi farà la spesa penserà a comprare cose riciclabili, per non spendere di più».
«I
politici pensano che esistano solo due soluzioni, ma non è così. La
terza è «rifiuti zero», l’unica pensabile nel nostro secolo. Un
inceneritore lo pagherete per 25 anni, va bene a bruciare carta e
denaro. E dire che con la differenziata siete molto avanti, a cosa vi
serve (l'inceneritore ndr)?»
«Quello che
avanza non va nascosto in scatole magiche lontane dalle città. Deve
essere mostrato: tutto quello che non si può recuperare è un
fallimento della società e dell’industria. Bisogna creare
laboratori dove studenti e ricercatori possano analizzarlo, studiando
nuove tecniche di recupero. Usandolo come risorsa ».
Inceneritori
e salute: indagine epidemiologica - Vercelli.
La
relazione finale al Ministero, con tanto di dettagliata
rendicontazione delle spese (75.282,31 euro la parte di ARPA
Piemonte), è pubblicata in internet e porta la data del 27 dicembre
2013.
Ciò significa che a dicembre del 2013 il progetto era completamente concluso: fra i
suoi obiettivi si prevedeva anche la “realizzazione
di un sito Web dedicato per rispondere a esigenze di comunicazione e
di fruibilità del dato da parte dei diversi stakeholders, dai
decisori alla popolazione” ma
si è dovuto aspettare fino al 30 giugno 2015, cioè
oltre un anno e mezzo, per rendere
pubblica la ricerca a Vercelli.
Analizzando lo studio, i risultati
della mortalità mostrano
rischi significativamente più elevati nella popolazione esposta per
la mortalità totale, escluse le cause accidentali (+20%).
Anche per tutti i tumori maligni si evidenziano rischi più alti tra
gli esposti rispetto ai non esposti (+60%),
in particolare per il tumore del colon-retto (+400%)
e del polmone (+180%).
Altre cause di mortalità in eccesso riscontrate riguardano la
depressione (rischio aumentato dell’80%
e più), l'ipertensione (+190%),
le malattie ischemiche del cuore (+90%)
e le bronco pneumopatie cronico-ostruttive negli uomini (+
50%)
E’ doveroso un
ringraziamento all’ARPA per la pubblicazione dei dati ma
apprendiamo in questi giorni che a inizio agosto ARPA
ha annunciato una riorganizzazione dei vertici della sezione di
Vercelli in cui
viene dedicato ad altro
incarico solo Gian Carlo
Cuttica, nominato nel 2010 direttore del dipartimento ARPA di
Vercelli e co-autore dello studio(si veda in proposito il link a
fondo pagina).
Sempre su questo
tema si riporta questa tabella
estrapolata dalla relazione "Effetti sulla salute associati alla
residenza in prossimità degli inceneritori" del dr.
Pietro Comba e della dr.ssa
Lucia Fazzo del Dipartimento
Ambiente e Connessa Prevenzione Primaria dell'Istituto
Superiore di Sanità, e del dr.
Fabrizio Bianchi dell'Istituto di
Fisiologia Climatica, Sezione di Epidemiologia del Consiglio
Nazionale delle Ricerche di Pisa,
presentata al workshop "Gli impianti di termovalorizzazione dei RSU: aspetti tecnologici ed impatto sulla salute" tenutosi a
Torino il 29 e 30 novembre 2007 ed organizzato da Arpa
Piemonte.
Per saperne di più:
Le
conseguenze sanitarie degli inceneritori secondo l’ISDE su:
http://www.isde.it/wp-content/uploads/2014/02/2015-08-12-Position-Paper-RIFIUTI-finale.pdf
(Capitolo 5)
http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/08/13/sbocca-italia-e-inceneritori-dove-sta-la-coerenza-con-le-politiche-europee/1954109/
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