Il 25 maggio scorso, nel corso di un convegno a Torino, ricercatori del CNR IRPI di Torino e di altre Università, funzionari dell’Arpa Piemonte e della Regione Piemonte, con la collaborazione di professori universitari e liberi professionisti hanno analizzato l’evento atmosferico del 2 e il 3 ottobre 2020.
Evento che diede origine alle intense piogge, legate alla tempesta atlantica
“Alex”, che interessarono una zona del cuneese con la confinante area francese
e una zona a nord del Piemonte.
I
tecnici hanno affrontato prima aspetti meteorologici e idrologici, per poi
toccare tematiche più prettamente geologiche e geomorfologiche, con una corposa
analisi storica degli eventi pregressi e con inevitabili considerazioni
legislative ed urbanistiche.
Trattandosi
di analisi scientifiche nessun accenno è stato fatto circa la necessità di
escavazioni generalizzate dei fiumi, tranne un breve cenno sulla loro inutilità.
Su questo argomento, sempre nell’ottobre 2020, avevamo pubblicato il post:
https://circololegambientevallemme.blogspot.com/search/label/%23ALLUVIONI )
Nelle Conclusioni, a firma di Fabio Luino e Laura Turconi
dell’IRPI-CNR, si legge:
…anche questo evento ha dimostrato che se da un lato gli
episodi pluviometrici intensi che hanno provocato danni sono sempre più frequenti
(in media uno ogni due giorni nel 2021 sull’intera penisola), dall’altra
paghiamo a caro prezzo il poderoso sviluppo edilizio dei decenni precedenti,
come ben si è descritto nel paragrafo 4.7. Ancora oggi i mass media utilizzano
il termine “calamità naturale”, un luogo comune che ha consentito per anni di
creare un alibi alle responsabilità oggettive esistenti. I danni causati dai
fenomeni alluvionali sono il risultato di una politica di gestione territoriale
che fino agli anni ‘90, non ha tenuto in considerazione le caratteristiche
geomorfologico-idrauliche del territorio e i dati storici sulle piene del
passato. Ad evento accaduto, è possibile constatare i danni, talvolta
annoverare anche le vittime, scrivere relazioni tecniche, fotografare
situazioni drammatiche: sono la diretta conseguenza di decisioni prese, diversi
anni fa, da molti responsabili della cosa pubblica, ma anche sorrette da una
vasta parte degli amministrati, colpevoli di non aver voluto capire quel che
andava fatto ed incapaci di riconoscere i dovuti meriti agli amministratori più
previdenti. Il risultato, oltre ai danni irreversibili al paesaggio, è stato in
particolare il mancato rispetto di quell’area vitale del corso d’acqua, la
cosiddetta “area di pertinenza fluviale”. Negli ultimi anni la sensibilità
ambientale è per fortuna aumentata e ci si augura che anche la corretta
pianificazione del territorio possa degnamente svolgere il suo compito. La
speranza, per tutti coloro che operano in questo ambiente, è che gli studi
approfonditi e mirati condotti da decenni sul territorio non finiscano nel
cassetto, ma vengano presi in considerazione e applicati alla realtà anche se
comporteranno necessariamente scelte drastiche ed impopolari. Perché ciò accada
è necessario che chi ha il potere decisionale ed amministrativo sulla delicata
materia “ambientale” e sul territorio si affidi a tecnici qualificati che siano
in grado di identificare azioni rapide ed efficaci da intraprendere in tema di
prevenzione di ogni tipo di rischio.
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