giovedì 2 giugno 2022

L’EVENTO ALLUVIONALE DEL 2 -3 OTTOBRE 2020 IN PIEMONTE

Il 25 maggio scorso, nel corso di un convegno a Torino, ricercatori del CNR IRPI di Torino e di altre Università, funzionari dell’Arpa Piemonte e della Regione Piemonte, con la collaborazione di professori universitari e liberi professionisti hanno analizzato l’evento atmosferico del 2 e il 3 ottobre 2020. 

Evento che diede origine alle intense piogge, legate alla tempesta atlantica “Alex”, che interessarono una zona del cuneese con la confinante area francese e una zona a nord del Piemonte.

I tecnici hanno affrontato prima aspetti meteorologici e idrologici, per poi toccare tematiche più prettamente geologiche e geomorfologiche, con una corposa analisi storica degli eventi pregressi e con inevitabili considerazioni legislative ed urbanistiche.

Trattandosi di analisi scientifiche nessun accenno è stato fatto circa la necessità di escavazioni generalizzate dei fiumi, tranne un breve cenno sulla loro inutilità. Su questo argomento, sempre nell’ottobre 2020, avevamo pubblicato il post:

https://circololegambientevallemme.blogspot.com/search/label/%23ALLUVIONI  )

Il lavoro svolto dai ricercatori è pubblicato nel volume L’EVENTO ALLUVIONALE DEL 2 -3 OTTOBRE 2020 IN PIEMONTE (supplemento al n. 4/2021 del periodico della Società Italiana di Geologia Ambientale) che si può scaricare dal sito:


Nelle Conclusioni, a firma di Fabio Luino e Laura Turconi dell’IRPI-CNR, si legge:

…anche questo evento ha dimostrato che se da un lato gli episodi pluviometrici intensi che hanno provocato danni sono sempre più frequenti (in media uno ogni due giorni nel 2021 sull’intera penisola), dall’altra paghiamo a caro prezzo il poderoso sviluppo edilizio dei decenni precedenti, come ben si è descritto nel paragrafo 4.7. Ancora oggi i mass media utilizzano il termine “calamità naturale”, un luogo comune che ha consentito per anni di creare un alibi alle responsabilità oggettive esistenti. I danni causati dai fenomeni alluvionali sono il risultato di una politica di gestione territoriale che fino agli anni ‘90, non ha tenuto in considerazione le caratteristiche geomorfologico-idrauliche del territorio e i dati storici sulle piene del passato. Ad evento accaduto, è possibile constatare i danni, talvolta annoverare anche le vittime, scrivere relazioni tecniche, fotografare situazioni drammatiche: sono la diretta conseguenza di decisioni prese, diversi anni fa, da molti responsabili della cosa pubblica, ma anche sorrette da una vasta parte degli amministrati, colpevoli di non aver voluto capire quel che andava fatto ed incapaci di riconoscere i dovuti meriti agli amministratori più previdenti. Il risultato, oltre ai danni irreversibili al paesaggio, è stato in particolare il mancato rispetto di quell’area vitale del corso d’acqua, la cosiddetta “area di pertinenza fluviale”. Negli ultimi anni la sensibilità ambientale è per fortuna aumentata e ci si augura che anche la corretta pianificazione del territorio possa degnamente svolgere il suo compito. La speranza, per tutti coloro che operano in questo ambiente, è che gli studi approfonditi e mirati condotti da decenni sul territorio non finiscano nel cassetto, ma vengano presi in considerazione e applicati alla realtà anche se comporteranno necessariamente scelte drastiche ed impopolari. Perché ciò accada è necessario che chi ha il potere decisionale ed amministrativo sulla delicata materia “ambientale” e sul territorio si affidi a tecnici qualificati che siano in grado di identificare azioni rapide ed efficaci da intraprendere in tema di prevenzione di ogni tipo di rischio.


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