Roma, 25 gennaio
2020 Comunicato stampa
La protesta dei pesci di
fiume
100 sit-in e flash mob
su fiumi e torrenti
La mobilitazione indetta
da 18 associazioni ambientaliste per chiedere al ministro Costa lo stop ai
progetti idroelettrici che mettono a rischio i corsi d’acqua naturali
“Inaccettabile che le
Regioni aggirino la procedura di infrazione sulla Direttiva acque: dobbiamo
evitare un ulteriore danno ai nostri fiumi, già provati dagli effetti della
crisi climatica”
Dalle ore 14 disponibili
le foto degli eventi a questo link
100
sit-in e flash mob in tutta Italia per salvaguardare gli ecosistemi di fiumi e
torrenti contro i rischi legati ai troppi progetti idroelettrici incompatibili
con la tutela dei corsi d'acqua e della loro biodiversità. Prelievi eccessivi e
nuovi cantieri ad alta quota, in luoghi per lo più incontaminati, minacciano la
vita di centinaia di corsi d’acqua naturali.
La
mobilitazione, denominata “La protesta dei pesci di fiume”, si svolgerà
oggi, 25 gennaio, in tutta Italia dalle 14 alle 17: un appuntamento convocato
da 18 associazioni ambientaliste per chiedere al Ministro dell’Ambiente Sergio
Costa il rispetto della Direttiva Quadro Acque, anche quando si tratta di
energia idroelettrica. L’obiettivo è bloccare progetti nei corsi d’acqua
naturali che accedono agli incentivi previsti dal nuovo Decreto Rinnovabili FER
1 che provocherebbero un ulteriore danno ai nostri fiumi, già provati dagli
effetti della crisi climatica, a fronte di un irrisorio contributo di energia
rinnovabile.
A
promuovere gli eventi sul territorio italiano sono: Free Rivers Italia,
Legambiente, Alpi Kayak, Arci Pesca Fisa, CIPRA Italia, CIRF, Federazione
Italiana Canoa Turistica, Federazione Nazionale Pro Natura, Federrafting, Forum
Italiano Movimenti per l’Acqua, Italia Nostra, Lipu, Mountain Wilderness,
Salviamo il Paesaggio, Spinning Club Italia, Unione Nazionale Pesca a Mosca
UNPeM, Tavolo Nazionale Contratti di fiume, WWF Italia.
Nel
mirino delle associazioni è finito il decreto Rinnovabili FER 1 che non ha
eliminato gli incentivi agli impianti idroelettrici nei corsi d’acqua naturali,
come previsto nella bozza originale, ma ha fissato dei criteri da rispettare
previsti dalle Direttive europee, che ora si vuole aggirare nella loro
applicazione. Nello specifico, il Decreto stabilisce che per poter
accedere all’incentivo il sistema ARPA/SNPA (Sistema Nazionale per la
Protezione dell’Ambiente) deve verificare e certificare che la concessione di
derivazione sia conforme alle Linee Guida del Ministero Ambiente per le
valutazioni ambientali ex ante delle derivazioni idriche (approvate con
D.D. n. 29/STA del 13.02.2017, in particolare alle tabelle 11 e 13
dell'allegato 1 del decreto). Le Agenzie Regionali per la Protezione
dell’Ambiente (ARPA) sono però orientate ad applicare, al posto di queste tabelle,
quelle meno tutelanti delle Direttive Derivazioni Distrettuali, emanate dagli
otto Distretti Idrografici italiani. Un’applicazione che costituirebbe un
grosso passo indietro rispetto agli obiettivi di tutela delle acque e
vanificherebbe il lavoro svolto finora allo scopo di evitare gli incentivi a
centinaia di nuovi impianti che non rispettano la Direttiva Quadro Acque.
«Questa situazione potrebbe portare
nuovamente ad approvare progetti devastanti sui corsi d’acqua naturali come già
capitato negli anni passati – denunciano le associazioni –. Ci
appelliamo al ministro dell’Ambiente Sergio Costa affinché venga scongiurato il
pericolo di ripetere gli errori del passato che hanno permesso negli ultimi
dieci anni autorizzazioni e incentivi a oltre 2000 impianti che non rispettano
la Direttiva Quadro Acque, oggetto anche di una procedura di infrazione da
parte dell’Unione Europea. La biodiversità acquatica, già oggi fortemente a
rischio per i cambiamenti climatici in atto, potrebbe subire un ulteriore e pericoloso
contraccolpo. Occorre rivedere le regole per l’idroelettrico – proseguono le
associazioni – prevedendo regole chiare nella tutela dei corsi d’acqua, che
spingano al recupero energetico da acquedotti e a un utilizzo più efficiente
degli impianti esistenti, per mantenere la produzione idroelettrica di cui
abbiamo bisogno nella transizione energetica. Un revamping degli impianti
esistenti non solo consentirebbe di produrre più energia, ma consentirebbe
anche di valorizzare gli invasi esistenti con contemporanei interventi di
naturalizzazione e riqualificazione».
L'Italia
è tra i maggiori produttori di energia idroelettrica in Europa e la fonte
idraulica, in base ai dati dell'ultimo rapporto del GSE, si conferma quella che
garantisce il principale contributo alla produzione di energia elettrica
nazionale da FER (43% della produzione complessiva nel 2018, in aumento
rispetto al 35% del 2017) nel nostro paese. I piccoli impianti sono, però,
molte volte realizzati in contesti montani che conservano un’elevata qualità
ambientale. Le autorizzazioni a costruire sono spesso state date in violazione
della Direttiva Acque, come dimostrano le due procedure di accertamento aperte
dall'Unione europea nei confronti dell’Italia.
Per le
associazioni i cambiamenti climatici in atto obbligano sempre più ad
un’attenta valutazione del contesto ambientale in cui si opera e per quanto
concerne le risorse idriche e i corsi d’acqua il tema si fa ancora più
delicato, specialmente nell’arco alpino. È invece urgente avviare interventi di
rinaturazione fluviale diffusi per recuperare le aree di esondazione naturale e
restituire naturalità ai fiumi per aumentare la sicurezza, tutelarne la
biodiversità e avviare una seria politica di adattamento ai cambiamenti
climatici. Negli ultimi 150 anni le Alpi hanno, infatti, registrato un
aumento delle temperature di quasi due gradi centigradi: più del doppio della
media globale dell'intero pianeta. E gli eccessivi prelievi a scopo
idroelettrico di questi ultimi anni hanno comportato pesanti ripercussioni
sui corsi d’acqua che dovrebbero indurre a un ripensamento della gestione
complessiva della risorsa.
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