giovedì 23 febbraio 2017

IL LEMME NON È UN CANALE!



Il 19 dicembre 2010 il Comune di Gavi approvava lo studio di fattibilità di un progetto denominato: “Intervento per la minimizzazione del rischio idraulico-idrogeologico dell’abitato di Gavi – Studio di fattibilità a livello di progetto preliminare del marzo 2010” del costo di 700 mila euro (finanziamento  da richiedere alla Regione).
Quale rischio il Comune voleva “minimizzare”, cioè rendere accettabile, e perchè?

Gli studi imposti dall’Autorità di Bacino e dalla Regione per verificare la compatibilità idraulica e geomorfologica del Piano Regolatore al PAI (Piano stralcio di Assetto Idrogeoloigico) dopo il 2001, avevano riscontrato “problematiche di tipo idrogeologico-idraulico quali un’accentuata propensione all’esondazione dei settori limitrofi all’alveo, esponendo parte dell’edificato a possibili alluvionamenti in caso di eventi con tempo di ritorno pari o superiore a Tr 50”.
In particolare tali studi avevano rilevato che “E’ potenzialmente esondabile, e le passate alluvioni del 1966, 1977 e 1980 lo hanno dimostrato, soprattutto il fondovalle del T. Lemme, fino ad un livello circa corrispondente alla quota del piano campagna del quarto ordine di terrazzi … ”.
In sintesi appariva evidente che erano (e sono) possibili esondazioni “con elevata energia” nelle aree esterne  all’alveo del Lemme in sponda destra tra il ponte di Carrosio (Ponte Maddalena) e gli impianti sportivi e in sponda sinistra tra il guado e il ponte di Borgonuovo.
Per “minimizzare” tale rischio lo studio di fattibilità approvato nel 2010 dal Comune intendeva procedere su due lotti di intervento:
Lotto 1“Realizzazione di scogliere per favorire un allargamento della sezione utile di deflusso e contestuale riqualificazione idraulico-ambientale del tratto che parte da monte del guado fino a valle del ponte di Borgonuovo.”
Lotto 2 – “Interventi mirati principalmente alla riqualificazione idraulico ambientale e relative manutenzioni del tratto a monte del guado fino alla confluenza con il T. Ardana ove sarebbe prevista anche la realizzazione di una vasca di laminazione e sedimentazione sfruttando la topografia attualmente esistente.”
Analizzato nel dettaglio, l’ intero progetto preliminare sembra basare la minimizzazione del rischio sullo scavo del materiale solido in alveo (disalveo) presentato come “Riqualificazione idraulico-ambientale”. Il tratto interessato è lungo 350 metri a partire dal guado verso monte e in sostanza consiste in una  canalizzazione del Lemme: l’attuale sponda destra del Lemme attualmente degradante verso il fondo dell’alveo verrebbe scavata e rivestita con massi di pietra.
Il nuovo profilo di sponda a scabrezza ridotta con ogni probabilità  causerebbe un incremento della velocità  delle acque; piene più veloci comportano una maggiore forza erosiva sul fondo alveo e sulle sponde anche del tratto a valle compresi ovviamente i manufatti esistenti (guado e ponte).
La “vasca di laminazione” nel tratto finale dell’Ardana (Lotto 2) sembrerebbe concretizzarsi in una asportazione di ghiaia e la sua realizzazione potrebbe risultare problematica dal momento che è prevista esattamente tra le condotte interrate che attraversano l’alveo.  Il tratti interessati da oleodotti e metanodotti sono solitamente da preservare per scongiurare la possibilità di danneggiamento per erosione del corso d’acqua.
Queste criticità sono state argomentate nelle osservazioni inviate alle autorità idrauliche nel gennaio 2013 dal Circolo Legambiente Val Lemme dove si evidenziava la probabile ragione principale del progetto: il cambio di destinazione d’uso dell’area corrispondente all’ambito 13 situato in sponda destra tra la strada per Carrosio e il Lemme a monte del guado. Nel Piano Regolatore Comunale – Allegato geologico 4 si legge infatti che in tale ambito, inserito in classe IIIb2, “A seguito della realizzazione delle opere sarà possibile la realizzazione di nuove edificazioni, ampliamenti o completamenti.”




 
Stralcio dell’Allegato geologico 4 – PRG Comune di Gavi

Altre osservazioni sono state presentate nella primavera del 2013 dal Circolo e dall’Associazione Progetto Ambiente di Tortona in merito alla rimozione della vegetazione, comprendente anche piante ad alto fusto, soprattutto a monte del guado in sponda destra.
Tale vegetazione era considerata dalle associazioni “ininfluente sulle dinamiche delle acque di piena in quanto cresciuta ad una quota di poco inferiore  a quella della golena retrostante”. Il taglio “ha presumibilmente arrecato un danno dal punto di vista ecologico (mancanza di ombreggiatura del corso d' acqua, riduzione dell' apporto energetico e dell' azione cosiddetta tampone) e deteriorato la qualità paesaggistica della zona.”
Sempre nel tratto a monte del guado nella prima settimana di ottobre 2014 l’Amministrazione Comunale ha effettuato una movimentazione degli inerti presenti in alveo con la creazione di un imponente rilevato che ha sostanzialmente modificato la conformazione della sponda destra elevandola al piano del terreno retrostante e restringendo al tempo stesso l’alveo.
Anche in questa occasione il Circolo ha scritto alle autorità competenti chiedendo le ragioni dell’intervento e se questo fosse da considerarsi parte del progetto di minimizzazione del rischio idraulico-idrogeologico.
Dal momento che il deposito di inerti sulla sponda non è avvenuto per cause naturali (cioè portato dal torrente) ma ad opera dell’uomo, il Circolo ha inoltre ricordato che eventuali accolonnamenti (cessioni gratuite della proprietà della nuova sponda ai proprietari frontisti) non possono avvenire in applicazione dell’art. 947 del Codice Civile.
Il Comune ha risposto definendo gli interventi eseguiti indispensabili per scongiurare esondazioni e  precisando che il deposito non è da considerarsi parte del progetto di minimizzazione del rischio e che ha interessato la sponda destra in quanto era impossibile accumulare il materiale anche in sponda sinistra.
Tale deposito ha tuttavia destato preoccupazione anche tra gli abitanti della sponda sinistra nel tratto più a valle che nel marzo 2015 si sono rivolti prima al Comune e successivamente all’ Autorità di Bacino richiamando anche le problematiche derivanti dall’eventuale finanziamento dei 350 metri di scogliera.
La cifra necessaria pare che sia stata inserita ogni anno in previsione a bilancio in entrata dal 2011,senza mai ottenere il finanziamento; anche nell’ ultimo documento unico di programmazione alla voce “difesa del suolo” figurano 757 mila euro riferiti genericamente al Lemme. Per la minoranza in Consiglio comunale la destinazione di quella somma sembra chiara:  a beneficiare dell’intervento, in caso di finanziamento, sarà la sponda a monte del guado!
Risulta ormai ampiamente documentato in bibliografia che le distruzioni degli ambienti naturali fluviali, operate dagli interventi umani pubblici e privati, abbiano contribuito ad aggravare anche le piene e le magre.
Oggi il Piano di Gestione del Rischio di Alluvioni derivante dalla Direttiva Europea 2007/60/CE ha tra gli obiettivi quelli di ridurre l’esposizione al rischio e assicurare maggior spazio ai fiumi e, per l’aspetto morfologico, si pone il traguardo, nel medio-lungo periodo, di ottenere il maggior numero possibile di corsi d’acqua in equilibrio dinamico. Significa permettere che questi mantengano in modo autonomo i loro processi di sedimentazione e di erosione all’interno di una fascia di mobilità libera da occupazioni antropiche conflittuali.  I disalvei, in altre parole, sono soluzioni quasi sempre solo illusorie e distolgono l’attenzione dai veri problemi tra i quali l’occupazione di aree di pertinenza dei fiumi; meglio risparmiare risorse pubbliche e evitare di esporre a rischio nuovi beni in aree critiche.

Piero Mandarino
Legambiente Val Lemme








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