Il 19 dicembre 2010
il Comune di Gavi approvava lo studio di fattibilità di un progetto denominato:
“Intervento per la minimizzazione del rischio idraulico-idrogeologico
dell’abitato di Gavi – Studio di fattibilità a livello di progetto preliminare
del marzo 2010” del costo di 700 mila euro (finanziamento da richiedere alla Regione).
Quale rischio il
Comune voleva “minimizzare”, cioè rendere accettabile, e perchè?
Gli studi imposti dall’Autorità di Bacino e
dalla Regione per verificare la compatibilità idraulica e geomorfologica del
Piano Regolatore al PAI (Piano stralcio di Assetto Idrogeoloigico) dopo il
2001, avevano riscontrato “problematiche
di tipo idrogeologico-idraulico quali un’accentuata propensione all’esondazione
dei settori limitrofi all’alveo, esponendo parte dell’edificato a possibili
alluvionamenti in caso di eventi con tempo di ritorno pari o superiore a Tr 50”.
In particolare tali studi avevano rilevato che
“E’ potenzialmente esondabile, e le
passate alluvioni del 1966, 1977 e 1980 lo hanno dimostrato, soprattutto il
fondovalle del T. Lemme, fino ad un livello circa corrispondente alla quota del
piano campagna del quarto ordine di terrazzi … ”.
In sintesi appariva evidente che erano (e sono)
possibili esondazioni “con elevata
energia” nelle aree esterne
all’alveo del Lemme in sponda destra tra il ponte di Carrosio (Ponte
Maddalena) e gli impianti sportivi e in sponda sinistra tra il guado e il ponte
di Borgonuovo.
Per “minimizzare” tale rischio lo studio di
fattibilità approvato nel 2010 dal Comune intendeva procedere su due lotti di
intervento:
Lotto 1 – “Realizzazione di scogliere
per favorire un allargamento della sezione utile di deflusso e contestuale
riqualificazione idraulico-ambientale del tratto che parte da monte del guado
fino a valle del ponte di Borgonuovo.”
Lotto 2
– “Interventi mirati principalmente alla riqualificazione idraulico ambientale
e relative manutenzioni del tratto a monte del guado fino alla confluenza con
il T. Ardana ove sarebbe prevista anche la realizzazione di una vasca di
laminazione e sedimentazione sfruttando la topografia attualmente esistente.”
Analizzato nel dettaglio, l’ intero progetto
preliminare sembra basare la minimizzazione del rischio sullo scavo del materiale
solido in alveo (disalveo) presentato come “Riqualificazione
idraulico-ambientale”. Il tratto interessato è lungo 350 metri a partire dal
guado verso monte e in sostanza consiste in una
canalizzazione del Lemme: l’attuale sponda destra del Lemme attualmente
degradante verso il fondo dell’alveo verrebbe scavata e rivestita con massi di
pietra.
Il nuovo profilo di sponda a scabrezza ridotta
con ogni probabilità causerebbe un incremento
della velocità delle acque; piene più
veloci comportano una maggiore forza erosiva sul fondo alveo e sulle sponde anche
del tratto a valle compresi ovviamente i manufatti esistenti (guado e ponte).
La “vasca di laminazione” nel tratto finale
dell’Ardana (Lotto 2) sembrerebbe concretizzarsi in una asportazione di ghiaia e
la sua realizzazione potrebbe risultare problematica dal momento che è prevista
esattamente tra le condotte interrate che attraversano l’alveo. Il tratti interessati da oleodotti e
metanodotti sono solitamente da preservare per scongiurare la possibilità di
danneggiamento per erosione del corso d’acqua.
Queste criticità sono state argomentate nelle
osservazioni inviate alle autorità idrauliche nel gennaio 2013 dal Circolo
Legambiente Val Lemme dove si evidenziava la probabile ragione principale del
progetto: il cambio di destinazione d’uso dell’area corrispondente all’ambito
13 situato in sponda destra tra la strada per Carrosio e il Lemme a monte del
guado. Nel Piano Regolatore Comunale – Allegato geologico 4 si legge infatti
che in tale ambito, inserito in classe IIIb2, “A seguito della realizzazione delle opere sarà possibile la
realizzazione di nuove edificazioni, ampliamenti o completamenti.”
Stralcio
dell’Allegato geologico 4 – PRG Comune di Gavi
Altre osservazioni sono state presentate nella
primavera del 2013 dal Circolo e dall’Associazione Progetto Ambiente di Tortona
in merito alla rimozione della vegetazione, comprendente anche piante ad alto
fusto, soprattutto a monte del guado in sponda destra.
Tale vegetazione era considerata dalle
associazioni “ininfluente sulle dinamiche
delle acque di piena in quanto cresciuta ad una quota di poco inferiore a quella della golena retrostante”. Il
taglio “ha presumibilmente arrecato un
danno dal punto di vista ecologico (mancanza di ombreggiatura del corso d'
acqua, riduzione dell' apporto energetico e dell' azione cosiddetta tampone) e
deteriorato la qualità paesaggistica della zona.”
Sempre nel tratto a monte del guado nella
prima settimana di ottobre 2014 l’Amministrazione Comunale ha effettuato una
movimentazione degli inerti presenti in alveo con la creazione di un imponente
rilevato che ha sostanzialmente modificato la conformazione della sponda destra
elevandola al piano del terreno retrostante e restringendo al tempo stesso
l’alveo.
Anche in questa occasione il Circolo ha scritto
alle autorità competenti chiedendo le ragioni dell’intervento e se questo fosse
da considerarsi parte del progetto di minimizzazione del rischio idraulico-idrogeologico.
Dal momento che il deposito di inerti sulla
sponda non è avvenuto per cause naturali (cioè portato dal torrente) ma ad
opera dell’uomo, il Circolo ha inoltre ricordato che eventuali accolonnamenti
(cessioni gratuite della proprietà della nuova sponda ai proprietari frontisti)
non possono avvenire in applicazione dell’art. 947 del Codice Civile.
Il Comune ha risposto definendo gli interventi
eseguiti indispensabili per scongiurare esondazioni e precisando che il deposito non è da considerarsi
parte del progetto di minimizzazione del rischio e che ha interessato la sponda
destra in quanto era impossibile accumulare il materiale anche in sponda
sinistra.
Tale deposito ha tuttavia destato
preoccupazione anche tra gli abitanti della sponda sinistra nel tratto più a
valle che nel marzo 2015 si sono rivolti prima al Comune e successivamente all’
Autorità di Bacino richiamando anche le problematiche derivanti dall’eventuale
finanziamento dei 350 metri di scogliera.
La cifra necessaria pare che sia stata inserita
ogni anno in previsione a bilancio in entrata dal 2011,senza mai ottenere il
finanziamento; anche nell’ ultimo documento unico di programmazione alla voce
“difesa del suolo” figurano 757 mila euro riferiti genericamente al Lemme. Per la
minoranza in Consiglio comunale la destinazione di quella somma sembra
chiara: a beneficiare dell’intervento,
in caso di finanziamento, sarà la sponda a monte del guado!
Risulta ormai ampiamente documentato in
bibliografia che le distruzioni degli ambienti naturali fluviali, operate dagli
interventi umani pubblici e privati, abbiano contribuito ad aggravare anche le
piene e le magre.
Oggi il Piano di Gestione del Rischio di
Alluvioni derivante dalla Direttiva Europea 2007/60/CE ha tra gli obiettivi
quelli di ridurre l’esposizione al rischio e assicurare maggior spazio ai fiumi
e, per l’aspetto morfologico, si pone il traguardo, nel medio-lungo periodo, di
ottenere il maggior numero possibile di
corsi d’acqua in equilibrio dinamico. Significa permettere che questi
mantengano in modo autonomo i loro processi di sedimentazione e di erosione all’interno
di una fascia di mobilità libera da
occupazioni antropiche conflittuali. I disalvei, in altre parole, sono soluzioni
quasi sempre solo illusorie e distolgono l’attenzione dai veri problemi tra i
quali l’occupazione di aree di pertinenza dei fiumi; meglio risparmiare risorse
pubbliche e evitare di esporre a rischio nuovi beni in aree critiche.
Piero Mandarino
Legambiente Val Lemme
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