Sembra la trama di un film già visto.
Cambia solo il nome dell'Opera e la localizzazione geografica: per il resto tutto si ripete come sempre in questo Paese e come già visto anche nelle nostre valli.
Corruzione e collusione costellano la storia di tanti cantieri: per ottenere permessi e/o per spianare la strada e far realizzare opere insensate, da realizzarsi a tutti i costi perché ormai tutti coloro che ne decidono il futuro sono legati da ricatti e da obblighi gli uni verso gli altri.
Quando la verità sul terzo Valico verrà a galla, non ci servirà da consolazione poter dire "l'avevamo detto".
Già ora i sostenitori del Terzo Valico sanno che abbiamo ragione noi, ma per decisione dell'intera lobby che lo caldeggia con tutti i mezzi possibili, i cantieri non si fermano neppure davanti all'enorme rischio che stanno correndo la popolazione e i lavoratori.
#Fuoridaltunnel
Hotel Rigopiano: “Posti di lavoro per un sì”. Così l’hotel si è allargato
ACQUISITI GLI ATTI DEL PROCESSO SULL’AMPLIAMENTO DEL RIGOPIANO: TUTTI ASSOLTI
(di Sandra Amurri – Il Fatto Quotidiano) – Il fascicolo del processo per corruzione contro l’allora sindaco di Farindola, Giancaterino, l’assessore De Vico, i consiglieri Marzola, Colangeli, Fusaro e i cugini Del Rosso, proprietari dell’hotel Rigopiano, istruito dal pm Gennaro Varone nel 2008, conclusosi il 7 dicembre scorso con l’assoluzione, è stato acquisito dalla Procura di Pescara che indaga contro ignoti per omicidio plurimo colposo e disastro colposo per i 29 morti provocati dalla slavina del 18 gennaio.
Nella memoria, depositata all’udienza dell’11 ottobre scorso, il pm Varone chiede ai giudici di “riconoscere che il reato di corruzione era stato commesso” e di dichiararlo prescritto perché tale era.
Ma i giudici assolvono “perché il fatto non sussiste”. I cugini Del Rosso, scrive il pm, “intenzionati ad ampliare la loro attività” per farne “un centro benessere, hanno la necessità di ottenere l’uso di terreno, sino a quel momento destinato al pascolo”.
Il terreno è nel Parco Nazionale del Gran Sasso, in un’area ove gravano un’infinità di vincoli, da quello idrogeologico sino alla protezione per gli uccelli. Terreno che i giudici di Pescara, Villani e Marino, definiscono “piuttosto esiguo, 1700 metri quadri, tenuto conto della collocazione geografica, area di montagna totalmente disabitata e destinata a pascolo…”.
Dalle intercettazioni dei carabinieri di Penne, scrive il pm, “emerge la tenace attività dell’assessore Antonio De Vico volta a tessere, pazientemente, una tela di relazioni con i Del Rosso da una parte e con i consiglieri da cooptare per una votazione favorevole, dall’altra; in cambio di assunzioni di protetti e parenti dei consiglieri votanti e il vantaggio economico personale della restituzione di un asserito ‘debito di onore’” di 26.500 euro”.
De Vico, medico di base di Farindola, Udc poi Pd, fu arrestato per corruzione su richiesta del pm Varone per gli appalti della Comunità montana Vestina e poi assolto per prescrizione. “C’è da restare basiti – scrive il pm – nell’apprendere che il consigliere di maggioranza Talone pretenda l’assunzione della moglie, in cambio del suo voto favorevole”. “A loro (cugini Del Rosso, ndr) gli è stato dato pure il culo a livello di amministrazione, mo’ ogni richiesta deve essere esaudita” si sfoga Talone con De Vico.
Poi si dimette quando a sua moglie viene preferita la figlia di un altro consigliere. Le dimissioni innervosiscono De Vico che con l’allora sindaco Giancaterino, attuale vicecapo dei Vigili urbani di Fermo, sbotta: “Con tutto quello che gli è stato fatto, l’impegno nostro risale alle delibere per Montesilvano, in una famiglia due case popolari assegnate in maniera non corretta, gli ho procurato il posto alla Deco che vale per tre posti, gli ho fatto assumere il fratello alla Brioni Roma Style, che cazzo vogliamo fare di più?…”.
A Colangeli viene assunta la compagna e la figlia in una società dei Del Rosso. LEGGI TUTTO
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