Riportiamo un aggiornamento in merito alla riforma sui Parchi e aree protette attualmente in discussione in Parlamento. Diciassette associazioni ambientaliste hanno sottoscritto un documento congiunto per suggerire modifiche, integrazioni e correzioni al testo del disegno di legge all'esame del Parlamento. Identificano con precisione gli elementi che hanno determinato la crisi in cui versano gli enti di gestione delle aree protette e denunciano le intromissioni della classe politica nelle scelte e nelle decisioni che li riguardano.
Ai Parchi nazionali serve una buona legge. Documento unitario delle Associazioni ambientaliste
Chieste modifiche e integrazioni al Disegno di legge in discussione in Senato
[20 ottobre 2016]
Superando recenti divisioni e incomprensioni sul tema della riforma della legge 394/91 sulle Aree protette, le Associazioni ambientaliste (Ambiente e Lavoro, AIIG – Associazione Insegnanti di Geografia, Centro Turistico Studentesco, Ente Nazionale Protezione Animali, FAI – Fondo Ambiente Italiano, Greenpeace Italia, Gruppo di Intervento Giuridico, Italia Nostra, LAV – Lega Antivivisezione, Legambiente, Lipu, Marevivo, Mountain Wilderness, Pro Natura, Sigea, Wwf Italia) hanno sottoscritto un documento unitario – Aree protette, tesoro italiano. Per un rilancio delle aree protette italiane e un’efficace riforma della Legge 394 – che è stato inviato a tutti i Senatori e che contiene proposte e richieste di correzioni ed integrazioni del disegno di legge sui parchi oggi approvato in Commissione e da martedì in Aula.Infatti, dopo 3 anni di esame e un’indagine conoscitiva, con l’audizione e il confronto dei soggetti interessati oggi la Commissione Ambiente del Senato ha approvato, ad ampia maggioranza, il disegno di legge di iniziativa parlamentare di riforma della 394 del 1991, la legge quadro sulle aree protette.
«Mai come oggi – spiegano in un comunicato congiunto le Associazioni ambientaliste – i parchi nazionali e le aree protette hanno bisogno di una buona legge perché sono le prime vittime di una crisi oggettiva che mette in pericolo il grandissimo patrimonio naturale che custodiscono. La mancata realizzazioni di cinque parchi nazionali ( Gennargentu, Egadi, Iblei, Eolie e Costa Teatina), la mancata gestione unitaria del Delta del Po, le grandi difficoltà delle Aree Marine Protette e fenomeni sintomatici quali il bracconaggio nell’area marina protetta del Plemmirio , l’innaturale smembramento del Parco dello Stelvio, la vita difficile di tantissimi parchi regionali, le croniche difficoltà di personale, la rigidità dei bilanci, sono solo alcuni esempi di come sia acuta la crisi delle aree protette italiane e quanto sia necessario coinvolgere tutte le migliori energie e competenze per realizzare un sistema delle aree protette che permetta di custodire e valorizzare il patrimonio, unico, di biodiversità».
Gli ambientalisti partono da una convinzione: «La legge 394/91, purtroppo dopo 25 anni mai pienamente applicata, nella sua originaria versione è servita a costruire un sistema integrato di aree protette, nazionali e regionali, grazie alle quali nel nostro Paese si sono attuate politiche di conservazione della biodiversità fino ad allora impensabili. Tutto questo non va ridimensionato ma va trasformato in un modello basato su buone pratiche da allargare a quelle porzioni di territorio italiano che sono uniche per il contesto paesaggistico e di biodiversità che rappresentano ma ancora non godono di sufficiente tutela».
Le Associazioni ambientaliste in modo unitario e coordinato così come da molto tempo non accadeva, sia pure con le proprie diverse specificità, «vogliono essere protagoniste del processo di riforma della legge sui parchi e per questo hanno inviato a tutti i senatori un documento in cui espongono le proprie proposte di modifica del testo, chiedendo con forza che vengano accolte nel processo legislativo in Senato. E la posizione delle Associazioni è inoltre tutt’altro che isolata dal momento che molte sono le sollecitazioni e le preoccupazioni che vengono dalla società civile e dal mondo della cultura non solo scientifica o accademica».
Nel comunicato congiunto si evidenzia che «Nell’attuale quadro di estrema difficoltà le risposte del disegno di legge votato in Commissione al Senato non appaiono certo sufficienti a risolvere i problemi dei Parchi Nel testo inviato ai Senatori abbiamo evidenziato alcune criticità che vanno affrontate: da una “governance” debole e spesso politicizzata e priva di competenze alla mancata risoluzione dei problemi delle Aree Marine Protette, dalla gestione della fauna, da modificare (per non aprire varchi pericolosi nelle azioni di tutela ed evitare infrazioni comunitarie) al futuro delle riserve naturali dello Stato fino al sistema delle royalties».
Le associazioni ambientaliste concludono: «Per superare la crisi i parchi è necessaria una riforma ma serve anche altro: serve l’autorevolezza necessaria al loro rilancio e la capacità di ricollocarli al centro di un dibattito culturale nazionale e europeo sulla Natura. Le associazioni ambientaliste non si sottrarranno a questa sfida ed intendono essere protagoniste di un grande dibattito sul futuro dei Parchi e delle aree protette che parte proprio con il documento inviato ai senatori che si accingono a discutere della riforma. Il Senato e lo stesso Governo ascoltino la nostra voce».
Federparchi a differenza delle Associazioni ambientaliste, sembra soddisfatta del testo licenziato in Commissione ambiente del Senato: «Il Parlamento sta quindi per chiudere l’iter di aggiornamento della legge tenendo conto delle nuove esigenze degli enti, rafforzando le finalità di conservazione dell’ambiente e aprendo – come annuncia il relatore del provvedimento, il senatore Massimo Caleo, vicepresidente della Commissione – a nuove opportunità di sviluppo sostenibile – si legge in un comunicato dell’associazione delle Aree protette – Federparchi, come già detto, apprezza fino a questo momento il lavoro svolto e si appresta a valutarne completamente la portata una volta concluso l’iter. Di recente il consiglio direttivo della federazione aveva già espresso un parere ampiamente positivo. Molte delle proposte a suo tempo presentate da Federparchi, frutto di documenti ed esplicitate in varie audizioni, sono state accolte e la riforma, nell’insieme, rappresenta un grande passo avanti per l’Italia dei parchi».
Il presidente di Federparchi Giampiero Sammuri ha commentato a caldo – non senza una punta polemica – il documento delle associazioni ambientaliste: «Federparchi valuta positivamente che una parte importante del mondo ambientalista abbia deciso di contribuire attivamente alla riforma della legge 394. Negli anni passati era mancato questo importante contributo, o almeno da parte di alcune delle associazioni firmatarie del documento, per le quali sembrava una bestemmia parlare di modifiche alla legge. Oggi, finalmente, si condivide che una riforma è utile e si fanno considerazioni di merito, come noi abbiamo sempre fatto e richiesto, un fatto nuovo e decisamente importante. Nel merito, su alcune delle posizioni espresse concordiamo, su altre abbiamo posizioni diverse, ma in questo non c’è nulla di strano, viste le differenze delle rispettive basi associative. Comprendiamo che alcuni problemi pratici (che noi che gestiamo i parchi abbiamo molto chiari) possano essere poco appassionanti o sconosciuti a chi milita, pur con impegno e passione, in una associazione ambientalista. È però indubbiamente utile che posizioni e opinioni di un’ampia rappresentanza del mondo associativo e istituzionale siano state integrate da quelle del mondo ambientalista. Poi, come è giusto che sia, il parlamento valuterà e deciderà. Ovviamente noi cerchiamo di argomentare e sostenere il nostro punto di vista, ma non pretendiamo certo che la riforma sia al 100% come la vogliamo noi. La cosa importante è che si faccia velocemente, perché di tempo ne è già passato fin troppo».
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