Venerdì 12 giugno, il Circolo Legambiente di Ovada e Valle Stura ha organizzato la proiezione del film-documentario "Il caso Acna. Storie di lotte e ordinari inquinamenti" di Fulvio Montano -Italia, 2005, presso la sala Saoms di Capriata d'Orba. L'evento è stato realizzato nell'ambito delle iniziative che accompagnano la presentazione del rapporto ECOMAFIE 2015 di Legambiente, la cui pubblicazione è prevista per il prossimo mese di luglio.
La vicenda dell'Acna di Cengio è emblematica del caotico sviluppo industriale italiano e di come questo sia finalizzato interamente al profitto e totalmente indifferente ai costi, umani e soprattutto ambientali, che questo comporta, per usare una definizione dello stesso regista Fulvio Montano.
Il caso Acna ha dato origine ad una delle più importanti battaglie a difesa dell'ambiente e, al pari dell'attuale caso dell'Ilva di Taranto, ha evidenziato il dilemma salvaguardia dell'ambiente/ difesa del posto di lavoro: la drammatica scelta è stata spesso sfruttata, e lo è tutt'ora, da chi difende le proprie rendite di posizione e utilizza queste dinamiche per ottenere ulteriori guarentigie dal sistema politico statale.
Sullo schermo, le immagini di un ambiente completamente distrutto da cento e passa anni di fabbricazione incontrollata di prodotti, dapprima esplosivi e poi chimici, si sono alternate agli interventi di coloro che quella fabbrica l'hanno vissuta giorno per giorno. Le storie di bambini cresciuti nella normalità di un fiume marrone, morto dentro e avvolto dalla nebbia artificiale dei fumi pestilenziali contrastavano con le affermazioni di coloro che giungevano a bere l'acqua di quel fiume per negare l'evidenza fino in fondo, nel disperato tentativo di salvare il proprio posto di lavoro (e che purtroppo hanno poi pagato quel gesto con la vita).
Sullo sfondo di queste drammatiche scelte, che hanno visto le popolazioni della Valle scontrarsi e affrontarsi per difendere le proprie posizioni, si è potuto constatare l'assoluta mancanza di un progetto economico alternativo, di figure politiche illuminate che potessero lanciare lo sguardo al di là del limitato orizzonte che obbligatoriamente le quotidiane difficoltà di quei giorni offrivano alle persone che subivano gli effetti di quel dilemma e che non vedevano altra scelta.
Come nelle antiche e moderne storie di sfruttamento della mano d'opera e dell'ambiente, i testimoni di quei giorni, presenti in sala, ci hanno raccontato della criminale, deliberata scelta di impiegare persone di oltre cinquant'anni d'età nei reparti più pericolosi, di funzionari pubblici che ordinavano le cariche della polizia contro i manifestanti che scendevano in piazza a difendere la propria vita, della gravissima situazione ambientale in cui versava la Valle Bormida e del lento recupero che sta avvenendo grazie alla chiusura dello stabilimento.
L'emergenza in Valle Bormida non è tuttavia ancora terminata: l'opera di bonifica procede lentamente, tra incertezze e scelte di risanamento non sempre efficaci e opportune. Ci vorrà ancora tempo per dichiarare definitivamente conclusa la vicenda dell'Acna.
Come affermato da Michela Sericano e Giacomo Briata, del circolo di Ovada, ancora tanto impegno dovrà essere profuso per diffondere una cultura di responsabilità verso l'ambiente e verso la dignità dei lavoratori (perché c'è lavoro e lavoro..) da parte di chi produce senza porsi domande e verso i quali nessuno chiede mai di sopportare i costi sociali dello sfruttamento ambientale.
La vicenda dell'Acna di Cengio ci insegna che lecito e possibile non sempre coincidono.
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