Michela
Sericano
Ha
richiamato il Piano Paesaggistico Regionale che deve orientare le decisioni di
Province e Comuni e che attribuisce al Piota un ruolo di corridoio ecologico da
preservare e migliorare dal punto di vista della biodiversità, con la riduzione
degli impatti negativi sul paesaggio e sull’ambiente.
La
lunghezza del canale (tra la traversa che si vorrebbe ricostruire e il punto di
restituzione nel Piota, subito dopo la centrale, è di 2 chilometri.
La
centrale e il canale ricadono in “Area con pericolosità molto elevata o elevata”
nelle tavole del PAI e del Piano Regolatore del Comune di Silvano d’Orba e la
zona tra la strada per la Pieve e l’alveo inciso del Piota su cui si vorrebbe
realizzare l’edificio di centrale è stata invasa dalla recente piena.
Ha
poi documentato con foto i fenomeni erosivi del fondo alveo e di tratti di
sponda del Piota con la messa a nudo (nel 2011) delle condotte di gas e acqua al
guado della Pieve.
Piero Mandarino ha cercato di demolire
i luoghi comuni che spesso si sentono al “bar sport”: dal classico “hanno aperto
le dighe” al “bisogna dragare i fiumi”.
Lo
ha fatto utilizzando schemi animati, foto,documenti e studi delle autorità
idrauliche e articoli di giornali. Ha illustrato la dinamica della piena
dell’Orba del 16 ottobre originata da precipitazioni che hanno interessato
intensamente solo una parte dei bacini degli affluenti. Ciò nonostante la piena
ha invaso tutte le golene arrivando in certi tratti a lambire la sommità degli
argini esterni e causando la distruzione di 20 metri di argine in sponda destra
nei pressi di Fresonara.
La
piena ha inoltre asportato alcuni tratti di strade golenali su entrambe le
sponde .
I
Piani di bacino prevedono dal 1996 una nuove arginature per restituire spazio
alle piene del torrente non ancora realizzata per le osservazioni critiche
presentate a suo tempo dai Comuni.
Resistenze delle Amministrazioni locali si erano
registrate anche sui vincoli previsti prima dal PTO del Po e poi sulle aree di
laminazione inserite dalle integrazioni al Piano di Assetto
Idrogeologico.
Ha
ricordato il rilievo topografico di 32 sezioni trasversali del Piota effettuato
tra il 2007 e il 2008 nell’ambito degli studi sul Corridoio Ecologico (poi
“diluito” nel Contratto di Fiume) quale base per verificare nel tempo
l’evolversi della morfologia dell’alveo.
Citando Roberto Passino (già Segretario generale
dell’Autorità di Bacino) ha ricordato che i “disalvei” (ossia il dragaggio del
fiume) sono quasi sempre “soluzioni solo illusorie” : basti pensare alle intense
escavazioni degli anni ’70 nell’Orba e affluenti e individuate dal CNR tra le
concause della disastrosa e luttuosa alluvione dell’ottobre 1977.
I
fattori che possono contribuire a facilitare l’innesco dei dissesti?
Realizzazione di centri residenziali, aree produttive, infrastrutture nelle aree
di pertinenza fluviale, errate progettazioni delle difese fluviali e delle opere
di attraversamento (rii intubati, opere sottodimensionate), carenza di
manutenzione e controlli, escavazione dissennata di materiali inerti dai fiumi
(approfondimento degli alvei), incendi, aumento delle superfici impermeabili
(cementificazione); ma è ancora troppo
comodo attribuire l’alluvione al clima, alle “bombe d’acqua”, a presunti
accumuli di inerti, alla vegetazione in alveo e, più recentemente, alla
burocrazia.
Daniele Gamba
Ha
parlato dell’ APPELLO
PER LA SALVAGUARDIA DEI CORSI D’ACQUA ALL’ECCESSO DI SFRUTTAMENTO IDROELETTRICO con il quale le
Associazioni
ambientaliste,
culturali e tecnico-scientifiche e i comitati di cittadini, prendendo atto
-
del ritardo da parte del Governo italiano, delle Autorità di Bacino e delle Regioni nel completo recepimento della Direttiva Quadro sulle Acque, 2000/60/CE, che sostiene la necessità di ristabilire la buona qualità dei corsi d’acqua e comunque di non degradarne le condizioni ecologiche;
-
della
necessità di promuovere azioni tese al risparmio delle risorse e dei beni comuni, alla conservazione e alla corretta gestione del paesaggio e al rispetto degli habitat naturali sulla base dei principi di partecipazione e di precauzione;
-
meno del 10% dei corsi d’acqua alpini mantiene ancora condizioni di naturalità elevata e anche nei corsi d’acqua appenninici e nel resto del territorio italiano il livello di sfruttamento delle acque superficiali e la pressione sui corpi idrici sta rapidamente aumentando, al contrario di quanto richiederebbero gli obiettivi delle direttive europee;
-
che gli incentivi statali alle fonti energetiche rinnovabili hanno scatenato una rincorsa alla costruzione di centinaia di nuove centrali idroelettriche, in particolare di piccola taglia;
- che ancora oggi molte grandi derivazioni non prevedono rilasci di deflusso minimo vitale a valle delle captazioni e più in generale le misure di mitigazione degli impatti della produzione idroelettrica sono estremamente limitate;
SOTTOLINEA l’urgente necessità di adottare tutti i provvedimenti necessari per garantire il conseguimento degli obiettivi di qualità ecologica previsti dalla Direttiva Quadro sulle Acque (2000/60/CE) e chiede, tra
l’altro, alle istituzioni l’immediata sospensione del rilascio di nuove concessioni e autorizzazioni per impianti idroelettrici su acque superficiali, comprese quelle attualmente in istruttoria e la contemporanea revisione degli strumenti
di incentivo da mantenere solo per impianti che soddisfino tutti i
requisiti di tutela dei corsi d’acqua e della biodiversità.
Gianni Repetto
Ha
esordito citando un passo di “Passavamo sulla terra leggeri” di Sergio Atzeni,
scrittore sardo che, raccontando la storia del suo popolo, magnifica soprattutto
il modo con cui quegli antenati arcaici si muovevano “leggeri” sulla terra
rispettando la natura e i suoi ritmi. Oggi, invece, il delirio di onnipotenza
derivante da un malinteso umanistico (l’uomo al centro dell’universo) fa sì che
gli uomini credano di poter cambiare la natura e andare contro di essa,
nonostante le “lezioni” che continua a darci.
Ha
citato il Vajont come esempio del fatto che in Italia non vale il principio di
precauzione, ma si fa pur sapendo o facendo finta di non sapere quali saranno le
conseguenze. Del resto ciò che conta è solo il denaro e forse quelle conseguenze
sono funzionali a farne guadagnare ancora di più.
Ha
lamentato l’abbandono del progetto di Corridoio Ecologico su Orba e Piota, ben
differente dall’attuale Contratto di fiume spalmato sull’intero bacino
dell’Orba. Mentre, infatti, il corridoio ecologico prevedeva delle norme cogenti
di salvaguardia del corso d’acqua e delle sue sponde (fu commissionato uno
studio al professor Cannata che delineò con rigore scientifico ciò che poteva o
non poteva essere fatto per il bene idraulico del Piota e del tratto di Orba
interessato), il contratto di fiume è sostanzialmente un accordo volontaristico
tra comuni per effettuare interventi funzionali alle più disparate esigenze dei
comuni stessi, che spesso non hanno niente a che fare con un’azione di
salvaguardia. Per fortuna il reperimento dei fondi spetta agli stessi enti
locali per cui si può ragionevolmente pensare che, se non altro, non riusciranno
a fare danni
Altro punto dolente del territorio e quindi anche della
gestione dei corsi d’acqua da lui evidenziato è la situazione delle Aree
Protette regionali (Parchi e Riserve), considerate ormai un ingombro da chiunque
vada a governare la Regione. La loro gestione, infatti, corre seri pericoli di semplificazione e di
riduzione all’ordinaria amministrazione, soprattutto se dovessero andare in
porto i previsti accorpamenti di più realtà lontane tra loro, sia come distanza
fisica che come problematiche dei rispettivi territori.
Ma è
in generale l’idea di tutela dei territori che è in crisi, con una netta
recrudescenza di clamorose infrazioni al diritto ambientale: mancanza di alcuni
documenti autorizzativi e dell’analisi costi-benefici in una grande opera come
il Terzo Valico, confusione tra controllore e controllato nell’espletamento
della procedura di VIA, il secondo lotto dell’opera (quello che prevede la
costruzione della galleria di valico) approvato senza lo studio sulle fonti, le
continue deroghe alle norme di salvaguardia degli ecosistemi fluviali (ad
esempio quella sul DMV, che nell’Orba consente che in estate la portata delle
derivazioni sia doppia di quella che può dare il fiume).
Giampiero
Godio
Ha
illustrato il bilancio energetico, ambientale, sociale ed economico
dell’idroelettrico in Piemonte.
Il
55% degli impianti hanno una bassa potenza (fino a 1 MW) ma coprono solo il 3%
della potenza efficiente lorda.
Il
grosso della produzione lo forniscono le centrali da oltre 10 MW
(84,5%).
La
produzione da idroelettrico in Piemonte è circa un settimo di quella di
fotovoltaico.
In
Piemonte ci sono oltre 4 milioni di mq di tetti in eternit da bonificare che
potrebbero ospitare impianti fotovoltaici.
La
produzione della prevista centrale sul Piota potrebbe essere la stessa erogata
da impianti fotovoltaici su 5 capannoni da 1000-2000 mq oppure su una superficie
di 80 x 80 mq.
Ogni
anno la centrale produrrebbe 1 milione di KWh e preleverebbe 44 milioni di mc
d’acqua per un tratto di 2 km (un terzo del volume del lago di
Viverone).
Possiamo difendere contemporaneamente il clima e la
naturalità dei fiumi con l’energia solare e con il risparmio
energetico.
Renzo
Penna
"Ha
ricordato il precedente convegno dell’ottobre 2004, sempre a Silvano, dove venne
lanciata l’idea del Corridoio ecologico del torrente Orba, un incontro utile
(come questo organizzato 10 anni dopo)
per capire certe problematiche ambientali specialmente per un neo
Assessore all’Ambiente in Provincia proveniente dal Sindacato quale lui era in
quel periodo. E che il tema della tutela dell’ambiente aveva incontrato in
vertenze di fabbrica – Eternit di Casale Monferrato e Acna di Cengio – legate
alla difesa della salute nei luoghi di lavoro che però finiva di coinvolgere e
interessare il territorio.
Un
assessorato lasciato con un anno di anticipo a cui è seguito un forte
rilassamento sulle questioni ambientali. Soprattutto perché si è tornati a
unificare le deleghe dell’ambiente con quelle dell’agricoltura, a scapito delle
prime. A proposito dell’eliminazione dell’Ente Provincia si è meravigliato della
poca contrarietà manifestata dalla politica specie in una realtà, come la
nostra, dove i comuni sono molto numerosi (190), con pochi abitanti e che
avranno difficoltà a far sentire la propria voce nei confronti della
Regione.
Ha
accennato al dibattito riemerso nel corso del recente convegno sul ventennale
dell’alluvione del Tanaro: opere dimensionate per una portata di 3500 mc al
secondo ma non sufficienti a contenere una piena analoga a quella del 1994,
superiore ai 4000 mc - senza realizzare
le previste casse di espansione. E dove certi ponti probabilmente sono stati
colpevolizzati ingiustamente.
Il
modello fisico del nodo idraulico della città di Alessandria era, infatti,
pronto, si aspettavano le risultanze delle prove, ma la demolizione del ponte
Cittadella è stata ugualmente decisa.
Oggi
il Tanaro è più basso del 1994. Sono stati estratti 10 milioni di mc di inerti
lungo tutto il suo corso. Passino, il presidente dell’autorità di bacino del Po,
nel 2000 in una audizione alla Camera ammise che sarebbe bastato un volume di
gran lunga inferiore, ma le pressioni dei Sindaci e dell’opinione pubblica
furono enormi.
Un
accenno è stato fatto anche alle grandi opere che sono causa di problemi e
spesso collegate ad attività di natura criminale.
Ha
concluso ricordando che il paese si trova di fronte a due gravi emergenze: la
disoccupazione, in particolare, giovanile e il dissesto idrogeologico causato da
un eccesso di cementificazione e di consumo di suolo. In entrambi i casi un
impegno sociale forte e determinato è indispensabile."
Interventi dal pubblico
Tino
Balduzzi
La maggiore
produzione di energia pulita sta cambiando il mercato: L'ENEL ha appena chiuso
23 centrali termoelettriche. Ma l'energia pulita non è tutta uguale: le centrali
lungo i fiumi possono influire sulle piene, il fotovoltaico no. Quelle
centraline vanno quindi fermate perché, oltre che dannose per l'ambiente, sono
pericolose.
Ma
chi decide, la politica, spesso segue interessi diversi da quello collettivo
ignorando geografia e pericoli. Basta vedere come insiste nel voler realizzare
il Terzo Valico, progettato quando il pescaggio delle navi più grandi era di
circa 12 metri mentre le navi più grandi di oggi non potranno entrare nei 15
metri del porto di Voltri, ma dovranno invece utilizzare, una volta terminato,
il nuovo terminal da oltre 20 metri del porto di Vado Ligure che mette fuori
gioco il Terzo Valico.
Francesco
Fossati - Noviconsult
Il
proponente del progetto della nuova centrale idroelettrica sul Piota presso la
frazione La Pieve ritiene che si debba uscire “dal nostro orticello” e pensare
in generale, trovare un compromesso.
Qualcuno deve rinunciare a qualcosa. Abbiamo lavorato
mesi e mesi al progetto che è di dimensioni limitate: “il locale di centrale
misura 6 metri per 10 e non crea
problemi”.
C’è
il lago a monte (Lavagnina) che rilascia una portata artificiale e noi la
turbiniamo.
Faremo un monitoraggio continuo e fermeremo l’impianto se
ci dovessero essere impatti negativi.
L’impianto comporterà benefici: una convenzione che
prevede l’installazione di un impianto fotovoltaico su un edificio pubblico, la
spiaggetta dei silvanesi e cartellonistica.
Igor Albani (ex Assessore Comune di Silvano oggi
Consigliere di minoranza)
Lamenta il fatto che il Contratto di fiume non ha risolto
niente e ritiene pericoloso il rifacimento a quota più alta della traversa. La
portata rilasciata dalla diga a monte è fondamentale per la vita del torrente e
non deve essere ulteriormente sottratta.
Il
canale esistente, che dovrebbe convogliare l’acqua del Piota alla centrale, è a
cielo aperto e serve a raccogliere le acque piovane ma nell’ultima versione del
progetto lo si vorrebbe tombare realizzando una condotta in cemento.
Giuseppe Coco Vice Sindaco di
Silvano
Ritiene che il convegno abbia fornito un’ottima
rappresentazione della realtà.
Stima Fossati per il suo intervento contro corrente, ma
ammette che in passato sono stati fatti degli errori e ritiene sia giusto dire
no al progetto.
Giuliano Cannata non ha potuto
raggiungere Silvano a causa del blocco strade e ferrovie a Genova. Purtroppo non
abbiamo quindi il suo intervento che era quello più atteso.