Pubblichiamo due articoli apparsi sui quotidiani nazionali, relativi alle infiltrazioni mafiose nei lavori pubblici. Ricordiamo che la Ditta Lauro, assegnataria di alcuni lavori al cantiere del Terzo Valico (vale a dire che per questi non è stata fatta gara di appalto ma è Cociv che ha assegnato direttamente i lavori), è sotto indagine per la perdita dei requisiti antimafia.
'Ndrangheta in Piemonte: infiltrazioni in appalti, 20 arresti
I tentacoli della cosca Greco sul settore degli appalti pubblici, in particolare nel traffico di rifiuti. Tra gli obiettivi della cosca, la Tav
di Redazione Online - Corriere della Sera 01.07.2014
I carabinieri del Ros hanno eseguito martedì mattina una ventina di ordinanze di custodia cautelare in carcere, su disposizione della Procura Distrettuale Antimafia di Torino, nei confronti di altrettante persone accusate di far parte di un sodalizio di matrice `ndranghetista infiltrato nel tessuto economico della provincia di Torino, in particolare negli appalti pubblici. I militari dell’Arma si sono mossi, oltre che a Torino, a Milano, Genova e Catanzaro. Le accuse contestate sono di associazione di tipo mafioso, estorsione, usura e traffico illecito di rifiuti. Eseguito anche un sequestro preventivo di società e beni per un valore di 15 milioni di euro.
Al centro dell’operazione `San Michele´, come è stata battezzata dai carabinieri, un sodalizio di matrice `ndranghetista, proiezione in Piemonte della cosca ´Greco’ di San Mauro Marchesato. L’attività investigativa ha documentato la diffusa infiltrazione della cosca nel tessuto economico e imprenditoriale della provincia di Torino e, appunto, in particolare nel settore degli appalti pubblici. Ma c’è stato anche, secondo gli inquirenti, un tentativo di infiltrazione della `ndrangheta nella filiera degli appalti per il Tav Torino-Lione in Valle di Susa.
1 luglio 2014 | 07:42
LA STAMPA cronaca
01/07/2014
La ’ndrangheta nei lavori pubblici, puntava anche al cantiere della Tav
Venti arresti. Sono tutti infiltrati nel tessuto economico della provincia di Torino. Sequestro preventivo di beni e imprese per 15 milioni di euro
massimiliano peggio
torino
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Appalti pubblici, traffico illecito di rifiuti, estorsioni, usura. Così si arricchiva la cosca del crotonese «Greco» di San Mauro Marchesato interessata ad estendere le sue radici criminali in Piemonte. In particolare hanno cercato di infiltrarsi nei lavori si scavo dell’Alta Velocità, in Val di Susa. Obiettivo inseguito da un piccolo imprenditore del settore, Giovanni Toro già nei guai in passato per vicende di droga.
Questa mattina i carabinieri del Ros, sotto la direzione dell’antimafia torinese, hanno dato esecuzione a venti ordinanze di custodia cautelare in carcere per associazione di stampo mafioso, a Torino, Milano, Genova, Catanzaro, nell’ambito all’operazione «San Michele», uno dei santi cari alla ’ndrangheta, ma anche il nome di un bar di Volpiano, dove gli indagati si ritrovavano a discutere. L’inchiesta è affidata ai pm Roberto Sparagna e Antonio Smeriglio. C’era un’intesa criminale tra la cosca e il “locale” di Volpiano, una delle strutture territoriali scoperte dalla maxi inchiesta Minotauro. Al centro dell’indagice c’è Angelo Greco, considerato il capo cosca, residente a Venaria, emigrato da poco dalla Calabria.
Con lo stesso provvedimento è stato disposto il sequestro preventivo di società e beni per un valore complessivo di 15 milioni di euro. Sotto sequestro anche una cava a Sant’Antonino di Susa, dove dovevano essere conferiti i rifiuti senza essere trattati preventivamente. Tra i beni sequestrati 145 immobili, conti cotrenti e anche uno yacht. «Merita di essere rimarcata la dimensione internazionale delle indagini, mettendo insieme accertamenti sulle persone e sulle cose, grazie anche alla collaborazione dell’autorità elvetica» hanno spiegato i procuratori aggiunti Sandro Ausiello e Alberto Perduca, illustrando i risultati dell’operazione al comando provinciale di Torino, sotto la guida del colonnello Roberto Massi. «Questa inchiesta - ha detto il generale Mario Parente - dimostra la propensione della criminalità organizzata ad agire in “franchising”, replicando anche al nord modelli criminali, come occupazione del territorio, intimidazioni, minacce, tipici delle zone di origine». Tra gli arrestati c’è un investigatore privato che forniva i suoi servizi di informazione alla cosca e un intermediario immobiliare. Indagati un carabiniere e un vigile urbano, per accesso abusivo al sistema informatico delle forze di polizia
Questa mattina i carabinieri del Ros, sotto la direzione dell’antimafia torinese, hanno dato esecuzione a venti ordinanze di custodia cautelare in carcere per associazione di stampo mafioso, a Torino, Milano, Genova, Catanzaro, nell’ambito all’operazione «San Michele», uno dei santi cari alla ’ndrangheta, ma anche il nome di un bar di Volpiano, dove gli indagati si ritrovavano a discutere. L’inchiesta è affidata ai pm Roberto Sparagna e Antonio Smeriglio. C’era un’intesa criminale tra la cosca e il “locale” di Volpiano, una delle strutture territoriali scoperte dalla maxi inchiesta Minotauro. Al centro dell’indagice c’è Angelo Greco, considerato il capo cosca, residente a Venaria, emigrato da poco dalla Calabria.
Con lo stesso provvedimento è stato disposto il sequestro preventivo di società e beni per un valore complessivo di 15 milioni di euro. Sotto sequestro anche una cava a Sant’Antonino di Susa, dove dovevano essere conferiti i rifiuti senza essere trattati preventivamente. Tra i beni sequestrati 145 immobili, conti cotrenti e anche uno yacht. «Merita di essere rimarcata la dimensione internazionale delle indagini, mettendo insieme accertamenti sulle persone e sulle cose, grazie anche alla collaborazione dell’autorità elvetica» hanno spiegato i procuratori aggiunti Sandro Ausiello e Alberto Perduca, illustrando i risultati dell’operazione al comando provinciale di Torino, sotto la guida del colonnello Roberto Massi. «Questa inchiesta - ha detto il generale Mario Parente - dimostra la propensione della criminalità organizzata ad agire in “franchising”, replicando anche al nord modelli criminali, come occupazione del territorio, intimidazioni, minacce, tipici delle zone di origine». Tra gli arrestati c’è un investigatore privato che forniva i suoi servizi di informazione alla cosca e un intermediario immobiliare. Indagati un carabiniere e un vigile urbano, per accesso abusivo al sistema informatico delle forze di polizia
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