domenica 10 aprile 2016

L'ECOISTITUTO DI REGGIO EMILIA E GENOVA INVITA A VOTARE SI AL REFERENDUM DEL 17 APRILE

Pubblichiamo un interessante contributo del Professor Federico Valerio dal suo Blog "Scienziato Preoccupato"

Il comitato scientifico dell'Ecoistituto di Reggio Emilia e Genova invita a votare SI al Referendum del 17 aprile 
Il 17 aprile gli italiani saranno chiamati a dare il proprio parere sul decreto "Sblocca Italia" che incentiva la ricerca e lo sfruttamento di giacimenti di gas e petrolio sul territorio nazionale.

Il governo, nel Decreto 133 del 1279/2014, ha ufficialmente riconosciuto le trivellazioni come "attività di interesse strategico e di pubblica utilità urgente ed indifferibile" e in questo modo ha scavalcato le competenze in materia delle Regioni.

Per questo motivo, nove regioni (Basilicata, Marche, Puglia, Sardegna, Veneto, Calabria, Liguria, Campania, Molise) hanno chiesto l'abrogazione di sei articoli del decreto; solo un articolo è stato ritenuto ammissibile.

In particolare, si tratta dell'abrogazione del comma 17, terzo periodo, dell'articolo 6 del dlgs n. 152 del 2006, limitatamente alle parole: "Per la durata di vita utile del giacimento, nel rispetto degli standard di sicurezza e di salvaguardia ambientale".

L'abrogazione di questo comma bloccherebbe l'attività estrattiva delle piattaforme attualmente operative entro le 12 miglia dalla costa, una volta che sia stata raggiunta la durata delle attuali concessioni.

E' evidente il limite di questo quesito referendario, comune ai referendum che possono solo abrogare una norma già approvata dal Parlamento.

L'ECO istituto RE-GE, insieme ad altri soggetti contrari a nuove trivellazioni, ritiene che la partecipazione al voto referendario, con il superamento del quorum ( 50% degli aventi diritto+uno) ed una netta affermazione del SI, avrebbe un importante valore politico, di chiara contrarietà del "popolo sovrano" alle scelte energetiche del governo Renzi, il cui interesse è tutt'altro che strategico e niente affatto di pubblica utilità, come le dimissioni del ministro Guidi hanno chiaramente evidenziato.

L'ECOistituto RE-GE ritiene che il maggior pericolo del decreto a favore di nuove trivellazioni sia quello di far perdere al Paese altri anni preziosi per attuare il drastico cambiamento dell'attuale modello di crescita dei consumi, cambiamento richiesto dall'esaurimento di risorse non rinnovabili e dagli incombenti cambiamenti climatici.

L' informazioni che manca agli Italiani è che le riserve nazionali di gas e petrolio sono scarse e niente affatto strategiche.


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Dal profilo Facebook 

Risposte (R) alle perplessità (P) sul referendum riguardanti le trivelle del 17 aprile 2016
P: se petrolio e gas non lo estraiamo noi, ci penseranno i croati
R:
... il referendum riguarda l'estrazione di risorse minerarie (petrolio e gas) di esclusiva proprietà italiana in quanto i giacimenti si trovano nelle acque territoriali, entro 12 miglia dalla costa.
In ogni caso, il Governo Croato ha già deliberato una moratoria per le estrazioni nelle proprie acque territoriali.

P: la produzione nazionale di gas e petrolio è di interesse strategico per lo sviluppo del Paese.
R: le risorse fossili italiane sono in esaurimento e con un ruolo marginale nella bilancia energetica nazionale. Tutto il petrolio e il gas che si stima essere presente nei nostri giacimenti coprirebbero solo da uno a due anni degli attuali consumi nazionali.

P: se vince il SÌ avremo problemi di approvvigionamento di energia che dovremo acquistare all'estero.
R: se vince il SI, non otterranno proroghe le trivelle che operano entro le 12 miglia. Il loro contributo alla bilancia energetica del paese è pari all' 1 % di petrolio e al 2,7 % del gas usati nel Paese.
Semplici misure di efficenza energetica, attuabili a livello nazionale (es. climatizzazione degli edifici incentivi al trasporto collettivo in ambito urbano, riciclo degli scarti urbani...) permetterebbero di ridurre sensibilmente ( oltre 10%) gli attuali consumi energetici senza alcun disagio per la popolazione e con un sicuro miglioramento della qualità dell'aria, grazie all'evitata combustione.

P: come dice il premier Renzi, e' un sogno del futuro la possibilità che le energie rinnovabili sostituiscano quelle fossili.
R: il Gestore dell'energia, tramite la bolletta della luce ci informa che nel 2014 la prima fonte per la produzione di energia elettrica sono state le rinnovabili, che hanno coperto il 42 % del fabbisogno nazionale di elettricità.
Se i governi Monti, Letta, Renzi non avessero scoraggiato l'installazione di nuovi impianti fotovoltaici ed eolici, oggi la percentuale di elettricità prodotta da fonti rinnovabili potrebbe essere più alta.

P: se vince il SÌ ci saranno migliaia di licenziamenti
R: i numeri dei lavoratori a rischio che sono citati da chi invita a non votare non sono adeguatamente documentati. Comunque per almeno cinque anni, quando le prime licenze arriveranno al loro termine, nessuno sarà licenziato.
Quello che invece è certo è che tutte le attività estrattive nazionali e le attività connesse certamente cesseranno a breve (una decina di anni agli attuali ritmi di estrazione ) quando, continuando a raschiare il barile, come stiamo facendo, i giacimenti nazionali saranno definitivamente esauriti.

In questo caso un nuovo lavoro a termine sarà lo smaltimento e il riciclo delle trivelle e l'eventuale bonifica dei fondali.
Sempre che le compagnie petrolifere abbiano messo da parte le ingenti quantità di denaro necessarie per queste operazioni.
😏

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