venerdì 17 marzo 2017

IL TERZO VALICO E L'ASSENZA DI CONTROLLI: L'AMIANTO DOVE È FINITO?

Purtroppo ancora una volta la cronaca ci ricorda la pericolosità e l'assurdità del Sistema Grandi opere.

L'Ingegner De Michelis, arrestato nel mese di ottobre 2016 a sguito delle indagini sul Terzo Valico e altre infrastrutture in corso di realizzazione conferma che I CONTROLLI NON CI SONO:

" In sintesi, lo Stato delega tutto a un consorzio di imprese private, che gestiscono direttamente i soldi pubblici: in cambio, dovrebbero assumersi tutti i rischi, tecnici e finanziari, e consegnare l’opera finita, “chiavi in mano”, al prezzo prefissato. «In realtà non c’è mai un progetto chiavi in mano», sostiene De Michelis. «La legge prevede un’alta sorveglianza sui general contractor, che spetta all’Anas per le autostrade e all’Italferr-Rfi per la Tav, che dovrebbero controllare e approvare tutte le varianti che aumentano i costi. Ma tutta l’alta sorveglianza è finta. Per le mie opere Italferr non ha mai controllato niente"....

Da l'Espresso del 12 marzo 2016 

Perché le grandi opere costano sempre molti miliardi in più del dovuto? Come mai in Italia sono così frequenti crolli di viadotti, cedimenti di gallerie e altri disastri? Perché la Tav e gli altri mega-appalti ferroviari e autostradali sono al centro di continue retate per corruzione? A rispondere a queste domande, per la prima volta, è un super-tecnico interno al sistema: un ingegnere che per più di vent’anni ha occupato una posizione strategica nella mappa delle infrastrutture nazionali. Il primo pentito delle grandi opere.

Giampiero De Michelis, nato in Abruzzo 54 anni fa, ha guidato i lavori dell’Alta velocità, i cantieri infiniti dell’autostrada Salerno-Reggio Calabria e molti altri appalti, sempre con ruoli cruciali di “direttore dei lavori”: il primo e decisivo controllore pubblico delle imprese private. In ottobre è finito nel carcere di Regina Coeli con la retata (31 arresti) che ha coinvolto anche manager di colossi come Salini-Impregilo e Condotte. In novembre De Michelis ha cominciato a vuotare il sacco con i magistrati di Roma e Genova. Il suo è un racconto nero, che svela intrecci spericolati e dagli anni Novanta arriva ai nostri giorni, coinvolgendo ministri, grandi imprenditori, progettisti eccellenti, figli di politici e burocrati, funzionari di altissimo livello dello Stato


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Da Giornale7 del 17 marzo

4 milioni di metri cubi. Nelle intercettazioni registrate durante le indagini delle Procure di Roma e Genova sul Terzo valico salta fuori questa cifra: c’è chi l’ha riferita alla presunta quantità di amianto che, secondo i dirigenti del Cociv intercettati, il Cociv si ritroverebbe a gestire con la realizzazione della nuova linea ferroviaria. Una quantità mostruosa, dai costi elevatissimi non solo dal punto di vista ambientale e della salute della popolazione ma, soprattutto per il Cociv, per i costi enormi dello smaltimento nelle discariche autorizzate, situate soprattutto in Germania.
E da quello che emerge dai verbali degli interrogatori di Giampiero De Michelis, l’ex direttore dei lavori del Cociv arrestato a ottobre che ora ha deciso di vuotare il sacco, verbali resi noti da l’Espresso (con conseguente smentita del gruppo Fs), si deduce che il consorzio non abbia fatto proprio tutto in regola (per usare un eufemismo) allo scopo evidente di risparmiare qualcosa, visto che il già elevatissimo budget totale dell’opera, 6,2 miliardi, non consente altre spese ulteriori, neppure per l’amianto.

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