Rinnovabili: l’Italia è ferma da tre anni
di Gianluca Ruggieri —
I numeri dell’ultimo Rapporto del Gestore dei Servizi
Energetici evidenziano come il settore sia bloccato. La produzione da
fonti alternative e l’installazione stentano. E invece di rimuovere gli
ostacoli alle nuove forme di generazione, il Governo ha delegato con
criteri discutibili la stesura della “Strategia energetica nazionale” a
una società di consulenza
Al di
là della vuota retorica delle promesse e dei viaggi di formazione nella
Silicon Valley, a un certo punto arrivano i numeri, che possono essere
spietati. E i numeri, pubblicati a inizio settimana nel Rapporto Attività 2016 del Gestore dei Servizi Energetici, descrivono la realtà di un Paese che nel campo delle rinnovabili è fermo ormai da tre anni.
Certo, i numeri si possono leggere in maniera diversa. Ed è per questo che in molti hanno esultato quando la scorsa settimana Eurostat ha pubblicato i dati di produzione di energia da fonti rinnovabili nei 28 Paesi membri dell’Unione europea.
Perché da quei dati emergeva come l’Italia avesse raggiunto i propri
obiettivi con cinque anni d’anticipo rispetto alla scadenza del 2020
(definita dalla Direttiva 28 del 2009). Ma questa semplicemente non era
una notizia, perché questo obiettivo era stato raggiunto già nel 2014.
Oggi, avendo a disposizione i dati
(provvisori) anche per il 2016, possiamo aggiornare il quadro. La
produzione di elettricità da rinnovabili è passata da 112 TWh nel 2013 a
106 TWh nel 2016. Al netto della variazione stagionale nella produzione
da centrali idroelettriche (che aumenta o diminuisce sensibilmente in
base alla piovosità), se consideriamo che -sempre secondo il GSE- tra il
2013 e il 2015 si sono installati solo 1,5 GW di rinnovabili e che nei
cinque anni precedenti la media era di 10 GW addizionali ogni anno,
allora si capisce meglio come il settore sia bloccato. Ma questo blocco
si estende all’intero comparto energetico che comprende oltre al sistema
elettrico gli usi termici (per riscaldamento e processi industriali) e i
trasporti. Complessivamente si è infatti passati da 20,7 MTep del 2013 a
21,1 MTep nel 2016.
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