"I fiumi sono l'ambiente naturale maggiormente modificato dall'attività dell'uomo nei secoli".
Con questa citazione il dottor Tiziano Bo (Professore presso il dipartimento di scienze e innovazione tecnologica dell'università di Alessandria) ha aperto la conferenza a tema, tenutasi sabato 18 ottobre in casa Certosini di Voltaggio, sede del circolo Legambiente Val Lemme, promotore della serata.
Le ragioni che hanno portato il
circolo a contattare - lo scorso settembre - un esperto del settore traggono
origine dai continui interventi in alveo, accaduti e annunciati, in molti corsi
d'acqua della valle.
E' noto infatti che il Terzo
Valico Giovi (TVG), il parco eolico del monte Poggio ed il potenziamento del
metanodotto SNAM Novi - Pietralavezzara avranno un fortissimo impatto sul
territorio e sul torrente Lemme e affluenti.
Da qui le domande dei cittadini
in merito alle attività umane che influiscono sui corsi d'acqua, cui il
Professor Bo ha dato risposte chiare ed esaustive.
Il fiume, una massa di acqua che
scorre da monte verso valle è un complesso ecosistema che è stato ed è
continuamente oggetto di innumerevoli alterazioni, siano esse morfologiche,
biologiche, chimico/fisiche o idrologiche.
Dighe, escavazioni, continua movimentazione
di materiale in alveo, prelievi idrici, inquinamento, immissioni di pesci
alloctoni, sono solo alcune tra le pressioni che insistono sui fiumi.
“E allora?”, si potrebbe
pensare... Allora non va affatto bene: un corso d’acqua poco oggetto di “attenzioni”
umane ha una naturale capacità di depurare le sue acque grazie alla presenza di
organismi decompositori che vivono al suo interno e che sono l’anello di una
complessa catena alimentare.
Lavori in alveo è sinonimo di
distruzione degli habitat in cui vivono tali organismi.
La scomparsa di anche solo uno
degli anelli di questa catena porta a conseguenze ecologiche decisamente
negative che si riflettono in una totale perdita di funzionalità del fiume
stesso; tradotto in parole povere il fiume perde la sua organizzazione
ecologica, non riesce più a depurare le sue acque e la qualità delle stesse
peggiora sensibilmente, a danno di tutti.
Inoltre, checchè se ne dica in
ogni bar dopo qualsiasi evento alluvionale, un fiume non regimato, con sponde
naturali ed in grado di espandersi lentamente in caso di piena sulle aree
circostanti farà sicuramente meno danni di un corso d’acqua imbrigliato ed
incanalato in un alveo modellato ad hoc dalle ruspe molto più simile ad una
pista da bob; è una questione di velocità delle acque.
E la vegetazione in alveo?
Difficile pensare, come tuttavia di solito accade, che piantine di ridotte
dimensioni costituiscano un ostacolo al deflusso delle acque; sulle sponde la
vegetazione di ripa è fondamentale perchè con le radici ripara la sponda stessa
dall’erosione e svolge la funzione di rastrelliera per il materiale vegetale
che dovesse arrivare da monte. Difficile che ontani, salici e pioppi
(selvatici) vengano asportati dalle piene poichè hanno radici molto sviluppate
atte a resistere a tali fenomeni. Al contrario pioppi coltivati e piante
alloctone, organismi non adatti, o meglio non adattati, a vivere in tali
contesti, verranno più facilmente asportati e trasportati a valle.
Riguardo alle escavazioni negli
alvei i danni non sono solo ecologici ma rischiano di compromettere la
stabilità delle fondazioni di manufatti quali ponti e difese di sponda su
tratti ben più lunghi (a valle ma anche a monte) di quelli interessati dai
prelievi.
La difesa dal fiume è la difesa
del fiume; il punto di partenza è la conoscenza di questi splendidi ecosistemi
depurata da miti e credenze che portano in fallo molti cittadini.
La interessante lezione del
Professor Bo ha suscitato sconcerto e vivo interesse, sollecitando un ulteriore
incontro che tratti specificamente il tema e che il circolo Legambiente Val
Lemme organizzerà a breve.
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