martedì 28 marzo 2017

GIORNATA DI VOLONTARIATO PER LA PULIZIA DEL TORRENTE NEIRONE - GAVI, SABATO 1 APRILE



Riceviamo dall'ente Aree protette dell'Appennino piemontese e diffondiamo l'invito a partecipare alla pulizia del torrente Neirone, nel comune di Gavi .

 

Sabato 1° aprile l’Ente di Gestione delle Aree Protette dell’Appennino Piemontese, in collaborazione con il Comune di Gavi, ha organizzato la XVIII edizione di PARCO PULITO, giornata di volontariato per la pulizia dei sentieri e dei corsi d’acqua del territorio.

L’iniziativa è stata organizzata per la seconda volta nella Riserva naturale del Neirone per  continuare il lavoro iniziato a fine ottobre 2016; in quella occasione i dipendenti dell’Ente e numerosi volontari (Guide Naturalistiche, Guardie Ecologiche Volontarie (G.E.V.), i ragazzi del Corso Giovani Esploratori, alcuni cittadini di Gavi) hanno iniziato la raccolta dei rifiuti che negli anni si sono accumulati sulle sponde del torrente e che l’alluvione del 2014 ha contribuito a disperdere sul territorio dell’Area Protetta. Detriti edilizi, cassonetti, mobilia, materiale plastico, rifiuti domestici, vecchie costruzioni in lamiera, rottami di ogni genere: è questo il materiale raccolto durante la prima giornata di pulizia.


L’impegno di tutte le persone intervenute è stato veramente eccezionale ed entusiasmante tanto che si è deciso di organizzare nella Riserva del Neirone un’altra giornata di PARCO PULITO in primavera prima della “bella” stagione, per terminare il lavoro intrapreso.


La Riserva sarà infatti utilizzata nei mesi di aprile-maggio come contesto ambientale per progetti didattico-educativi con le scuole locali e nei mesi estivi, nell’ambito di una collaborazione con l’Associazione Torino Città Capitale Europea, per escursioni accompagnate nell’Area Protetta in collegamento con la visita al Forte di Gavi e al centro storico di Gavi.

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Ente di Gestione delle Aree Protette dell’Appennino Piemontese
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FUSIONE NUCLEARE: LASCIAMOLA SUL SOLE!



Per Legambiente il modello energetico a cui tendere è ben altro, e prevede l’utilizzo dell’energia solare che giunge a tutti noi, senza bisogno di realizzare complessissime e costosissime centrali che oltretutto genereranno inevitabilmente materiali radioattivi   pericolosi per la salute

La proposta di realizzare a Casale Monferrato la macchina DTT (Divertor Tokamak Test facility) per sperimentare la fusione nucleare ci lascia sgomenti.

Si tratta di fusione nucleare “calda” e non di fusione nucleare “fredda”, come per errore qualche giornale ha scritto.

La fusione nucleare “calda”, per capirsi, è quella utilizzata da tempo (1952) nelle bombe atomiche di tipo H, con l’utilizzo di Deuterio e di Trizio.

Si tratta di vera e propria energia nucleare, non di altro, come si può facilmente verificare cercando nel dizionario il termine “energia nucleare”: “energia contenuta nel nucleo atomico, che si libera per sintesi di nuclei leggeri nel processo di fusione, o per scissione di nuclei pesanti nel processo di fissione (Garzanti)”.

La fusione nucleare di Deuterio e Trizio, che  si vorrebbe utilizzare per produrre energia con il progetto Iter e di cui a Casale si vorrebbe sperimentare una parte (DTT), produce neutroni che rendono radioattive le strutture e generano scorie radioattive: non le stesse scorie radioattive che vengono generate dalle classiche centrali nucleari “a fissione”, ma di altro tipo, meno durature, ma sempre radioattive.

Nel progetto stesso del DTT che si vorrebbe realizzare a Casale Monferrato, ma solo nella versione in lingua inglese, è previsto che dentro al DTT si formino sostanze radioattive non trascurabili, anzi, di tutto rispetto:





 



 Traduzione

4.7.5 Radioattività indotta dai Neutroni

La radioattività indotta dai neutroni ha un impatto sulle operazioni di manutenzione e sul trattamento dei rifiuti. Dopo lo spegnimento del DTT e’ prevista una radioattività da attivazione [ndr: attivazione neutronica: induzione secondaria di radioattività in materiali sottoposti a un flusso di neutroni, avviene quando i nuclei atomici catturano i neutroni liberi, diventando così più pesanti e passando ad uno stato eccitato] non trascurabile in tempi corti-medi specialmente nei componenti a contatto con il plasma. La dose stimata a contatto dopo un giorno dalla fine delle attività del DTT è, infatti, di circa 100 mSv/h nel tungsteno. Dopo un maggior tempo di raffreddamento, la radioattività più elevata è osservata negli acciai principalmente a causa dell’attivazione del nichel e del tantalio (ad esempio 10 mSv/h nella camera a vuoto ad un mese dallo spegnimento), pertanto è obbligatoria la manipolazione a distanza. Il livello di radioattività può richiedere la predisposizione di un deposito temporaneo ad hoc per collocare i componenti smontati attivati. Comunque, entro 50 anni dallo spegnimento, la dose a contatto di tutti i componenti dovrebbe essere inferiore a 10 microSv/h, e il livello di radioattività non dovrebbe causare problemi nel trattamento dei rifiuti.


E, infine, l’aspetto dei costi: ingentissimi e senza fine!  Solo per l’esperimento DTT di Casale si prevedono (per ora) 500 milioni di euro, di cui l’Italia deve contribuire per 50 milioni. Una sola considerazione, se tale cifra fosse spesa per migliorare l’ambiente: quanti posti di lavoro si potrebbero generare e quanti tetti in eternit si potrebbero bonificare?

Eppure l’alternativa esiste: è quella di lasciare la fusione nucleare sul sole e beneficiare dell’energia che il sole manda da sempre sulla terra, a ciascuno di noi, senza pericolo di sostanze radioattive, senza la necessità di megacentrali costosissime, e oltretutto senza l’utilizzo di tecnologie che sono state utilizzate e che continuano ad essere utilizzabili anche nel settore militare.

27 marzo 2017

Legambiente Casale - Vittorio Giordano
Legambiente del Vercellese - Gian Piero Godio
Legambiente Ovadese e Valle Stura - Michela Sericano
Legambiente Val Lemme - Paola Lugaro

lunedì 27 marzo 2017

IL TRENO VERDE FERMA ANCHE AD ASTI: UN'OCCASIONE PER CHIEDERE LA RIAPERTURA DELLE LINEE FERROVIARIE SOSPESE



Asti, 27 marzo  2017                                   Comunicato stampa­


Ferrovie, Legambiente chiede tempi certi
per la riapertura delle linee piemontesi sospese

“Cambiare le priorità infrastrutturali è un’urgenza. La Regione investa sui treni pendolari, nell’interesse dei cittadini e con vantaggi non solo in termini ambientali ma con ricadute positive sull’occupazione e sul turismo”
  
Appuntamento questo pomeriggio a bordo del Treno Verde in sosta ad Asti

Sono 165 mila i pendolari piemontesi che ogni giorno prendono il treno per spostarsi per ragioni di lavoro o di studio. Dal 2011 si è assistito a un calo di circa il 9,5%, una diretta conseguenza dei tagli al servizio ferroviario regionale che dal 2010 ad oggi hanno portato alla soppressione di intere linee con un taglio complessivo del servizio pari all’8,4%. Riattivare le tratte ferroviarie piemontesi chiuse, serve innanzitutto per offrire nuovamente un servizio degno di tale nome ai pendolari. Ma queste tratte rappresentano anche un importante patrimonio paesaggistico e culturale che merita di essere valorizzato e sono un’opportunità preziosa per avviare e incentivare una riconversione sostenibile all’insegna di un turismo di qualità.

Di questo si parlerà oggi pomeriggio ad Asti in occasione del passaggio del Treno Verde in sosta al binario 1 fino a domani, martedì 28 marzo. All’incontro dal titoloFerrovie Unesco: sviluppi della proposta per la riapertura delle linee ferroviarie piemontesi sospeseparteciperanno: Federico Vozza, vicepresidente di Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta; Paolo Milanesio, staff Assessorato regionale ai Trasporti; Giovanni Currado, amministratore delegato di INFRA.TO; Marco De Vecchi, presidente dell’Osservatorio del Paesaggio Astigiano; rappresentanti delle associazioni dei pendolari.

“Chiediamo alla Regione di invertire finalmente il trend negativo degli ultimi anni che ha visto la chiusura di linee importanti, aumenti vertiginosi delle tariffe e un’emorragia di pendolari – afferma Federico Vozza, vicepresidente di Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta –. Occorre aumentare gli investimenti sul trasporto ferroviario pendolare dando tempi certi per la riapertura delle linee tagliate perché puntare sui treni pendolari è nell’interesse dei cittadini, con vantaggi non solo in termini ambientali in una regione che continua a vivere una situazione critica per lo smog, ma anche di attrattività delle nostre città e dei territori, con ricadute positive sull’occupazione e sul turismo”.

Per cambiare questa situazione occorre aumentare l’offerta di treni sulle linee, in particolare in quelle urbane più utilizzate dai pendolari e laddove sono stati cancellati o ridotti i collegamenti in questi anni. Regione e Governo centrale devono poi finalmente comprare treni, come succede in tutti gli altri Paesi europei, cambiando le priorità infrastrutturali. Nel nostro Paese si è investito e si continua a investire su grandi infrastrutture stradali ed autostradali e sull’alta velocità ferroviaria relegando le risorse residue agli interventi sulle linee ferroviarie regionali. Sono i numeri di coloro che prendono il treno ogni giorno a far capire l’importanza di invertire questo processo: 160 mila passeggeri sulle Frecce, 25 mila su Italo, 40 mila su Intercity, oltre 2 milioni e 800 mila sui treni regionali, 2 milioni e 650 mila sulle metropolitane.

Tra le linee chiuse a seguito dei tagli decisi dalla Regione Piemonte quella di Casale Monferrato, con la linea per Vercelli e quella per Mortara. Fino a pochi anni fa da Casale Monferrato si poteva andare a Vercelli in 18 minuti, con diversi collegamenti diretti al giorno, e si poteva andare a Mortara in 25 minuti, anche qui con diversi collegamenti attraverso una linea diretta. Oggi ci vogliono fino a due ore in entrambe le direttrici perché costretti a cambi. In alternativa ci sono i pullman, comunque più lenti del servizio treni che esisteva fino a pochi anni fa.

“Da tempo, insieme ai sindaci e ad altre associazioni, chiediamo la riapertura delle tratte chiuse, prime fra tutte appunto la Asti – Alba, Asti – Casale e Castagnole – Alessandria – dichiara Angelo Porta, presidente di Legambiente Valtriversa -. Parliamo di linee importanti per i pendolari del basso Piemonte, da alcuni anni tagliati fuori dal circuito regionale del trasporto su ferro. È un’occasione che non possiamo perdere, anche per dare slancio ai territori Unesco delle Langhe e il Monferrato”.

A gennaio scorso la Camera dei Deputati ha inoltre approvato in prima lettura il progetto di Legge per l'istituzione di ferrovie turistiche e definisce un primo elenco di tratte ferroviarie da valorizzare. Si tratta di percorsi costruiti tra la fine dell’ottocento e i primi del novecento che, oltre ad attraversare luoghi ricchi di fascino e di storia, conservano, quasi intatti, importanti elementi di archeologia industriale e ferroviaria, ponti e gallerie ancora in eccellenti condizioni statiche, stazioni e magazzini dall’inconfondibile stile ferroviario italiano: infrastrutture che, in un modo o nell’altro, hanno fatto la storia del nostro Paese e che vanno assolutamente tutelati. Tra queste la ferrovia Ceva-Ormea in Piemonte.

  Ufficio stampa Treno Verde
Luigi Colombo – trenoverde@legambiente.it - 347 412 6421