lunedì 8 febbraio 2016

TERZO VALICO - 5 Febbraio 2016 - Assemblea pubblica sul problema amianto

AD ARQUATA SCRIVIA GLI ONCOLOGI PARLANO
 DI AMIANTO E TERZO VALICO
Si è svolta venerdì sera nella sala della S.O.M.S. l'assemblea pubblica per parlare ancora una volta di Terzo Valico e la grave emergenza amianto, in atto in questi ultimi mesi dopo che sono emersi valori abnormi circa la presenza di questo pericoloso minerale nelle terre scavate da COCIV e propagate via camion in giro lungo tragitti di cantiere e cittadini.
Introduce l'Ing. Franceso Demilato descrivendo come da parte di ARPA Piemonte non siano stati messi  in evidenza sul tavolo tecnico i dati sulla presenza di rocce verdi in alcune zone interessate dai lavori del TVG. Si ricorda, infatti, il periodo che Enel Green Power intendeva realizzare un parco eolico sul monte Porale venne fuori e che le zone interessate avevano forte presenza di amianto, il tutto dimostrato da dati attendibili, per cui venne abbandonata l'opera (vedi link).
Un'episodio inquietante riguarda una telefonata ricevuta da  un membro dei movimenti oppositori dove viene fatta pressione con velate minacce di denunce per procurato allarme da parte di personaggi legati alla costruzione dell'opera per presunta diffusione di dati inesatti circa l'argomento amianto, cosa del tutto falsa. 
L'ingegnere menziona anche l’assemblea pubblica tenutasi l'8 febbraio 2014 a Carrosio e organizzata dai Sindaci di Voltaggio, Carrosio e Fraconalto, con la partecipazione di Regione Piemonte, Arpa, RFI, Cociv durane la quale veniva ammessa la presenza di amianto per una tratta dei tunnel di 15km in quantità comprese tra il 20 e il 50 %, senza però menzionare assolutamente il sopracitato rilevamento di forti quantità di rocce verdi sul monte Porale, dato che avrebbe acceso inevitabilmente la discussione in sala.
Segue la proiezione di una carrellata con i piu rilevanti articoli di giornali vari che mostrano la cronologia dei fatti che interessano la cronaca del TVG, partendo dai timori delle persone ai primi ritrovamenti di amianto e infine all'intervento delle autorità direttamente sui cantieri, con evidenziate le discrepanze fra quanto veniva dichiarato pubblicamente e quanto venuto a galla con i nuovi rilevamenti.
 
Scandaloso il fatto che Cociv ricorra al giudizio del Tar del Lazio per

 evitare di gestire adeguatamente l'emergenza verificatasi e tanto

 annunciata in precedenza da tutti I movimenti contrari. Gli scenar

i ipotizzati potrebbero essere I seguenti:

Se Cociv vincesse il ricorso al Tar Del Lazio vorrebbe dire che la 

credibilità tecnica delle ARPA verrebbe meno, essendo smentite da

 un giudice che darebbe ragione al proponente il ricorso.

In alternativa la corretta gestione dei materiali considerati pericolosi

 perché troppo ricchi di amianto richiederebbe una cifra che

 supererebbe il miliardo di euro non di poco e che implicherebbe la

 sospensione dei lavori per eccessivi sforamenti d budget.

La difficile situazione in cui si trova Cociv è infatti dimostrata dalla 

sospensione dei recenti bandi per appaltare due lotti costruttivi, a

 tempo indeterminato con riserva di sospensione o addirittura revoca

 finché non si verificheranno (ma non è detto) le condizioni

 economiche adeguate. 

 Dottoressa Maura Arbuffi - Oncologa


Segue l'intervento

dell'oncologa dottoressa Maura Arbuffi  

che evidenzia un quadro molto poco
rassicurante circa I recenti dati statistici sulle morti 
da patologie oncologiche. 
Tali dati forniti direttamente dall'Istituto 

Superiore Di Sanità, e confermati per efficacia fino al 2050, salvo

 probabili incrementi, evidenzierebbero come sia 

molto aumentata la mortalità per patologie legate

 ai tumori, e che si sia arrivati a diagnosticarne

 addirittura una media di 1000 al giorno, di cui un

 35% appartenenti a malattie dell'apparato respiratorio.

 Anche se messo poco in evidenza, continua la dottoressa,

 esiste una sicura relazione tra

 tumore del polmone e fibra di amianto. Si pensi 

che i tempi di latenza tra la formazione di un 

tumore da fibra di amianto e la sua effettiva

 diagnosi può avere un tempo di sviluppo anche di

 8 anni, senza considerare il momento nel quale 

quella fibra è entrata ad insediarsi nell'organismo.

 In 8 anni il suddetto tumore farebbe in tempo a

 diffondersi con le sue cellule in giro per

 l'organismo creando i problemi che chiunque

 abbia avuto un malato di cancro a casa o fra i

 conoscenti potrà rammentare.

 Una puntualizzazione viene fatta circa il tumore

 al polmone, circa il fatto che fino

 ad oggi non trova soluzione di cura, in

 parole povere il cancro al polmone non perdona. Quando invece si ha

 la fortuna (se così si può definire) di non avere una diagnosi 
 
del genere rimangono comunque I rischi di altre patologie, 

derivate dall'amianto ma non solo. Infatti nelle attività che

 comportano grosse movimentazioni di terra vengono smossi 

anche altri materiali contenuti nel sottosuolo anch'essi pericolosi 

per l'organismo se inalati, o ingeriti tramite l'acqua (altro veicolo di 

diffusione) che potrebbero provocare patologie dell'apparato

 respiratorio anche croniche, creando di fatto molti nuovi disabili 

che , viste dal triste ma non trascurabile lato

 economico, andrebbero ad incidere non poco

 sulla spesa sanitaria futura, a discapito di tutta la

 collettività.



  Davide Fossati - Geologo


Dice la sua anche il geologo Davide Fossati che sposta l'attenzione

 su di un'altro punto cruciale, e cioè le cave dove verrebbero
   
conferite le migliaia di metri cubi di materiale ormai 

evidentemente pericoloso, e dove lo stesso verrebbe addirittura 

lavorato con sistemi meccanici per la sua frantumazione (viene fatto 

l'esempio di Cava Romanellotta, la più grande per estensione).

 Il rischio, dice Fossati, sarebbe forte, in 

quanto il materiale venendo ammucchiato in grosse quantità

 resterebbe in balia dei fenomeni atmosferici, fra i quali il vento e

 l'acqua ritenuti i piu efficaci per la propagazione del minerale killer

 nell'ambiente, oltre naturalmente ai camion che girano un po

 dappertutto.


 Polveri disperse da camion TVG lungo la Castagnola

Purtroppo si è evidenziata una persistente apatia nella popolazione

 circa un problema apparentemente invisibile ma che potrebbe

 rendere incerto il futuro di molte persone un domani.




Tino Balduzzi - Attivista fondatore del comitato Falde Sicure

Intervento anche di Tino Balduzzi che segue la problematica da un 

punto di vista del sottosuolo, e per la precisione riguardante le riserve

 di acqua sotterranea che verrebbero messe in pericolo se i materiali

 di scarto e lavorazione del valico (rocce, amianto e additivi per le 

perforazioni) filtrassero nel sottosuolo veicolate piogge o addirittura

 da cave mal progettate, vista l'urgenza di trovare sistemazione per le

 migliaia di tonnellate di smarino. Esiste attualmente, dice

 Balduzzi, una sorta di anarchia sulla gestione di tali cave in barba al 

famoso e tanto travagliato piano cave, a tal punto 

che pare ne stiano nascendo di nuove e che verrebbero spostati i 

materiali da una cava all'altra senza una logica chiara.

Sembrerebbe anche che per Cociv ci sia la possibilità addirittura di 

prendere accordi diretti con i privati per poter accogliere i famosi

 detriti provenienti dai tunnel.

Altre gia conosciute osservazioni vengono fatte sulla dubbia utilità 

dell'opera a livello tecnico e funzionale, ma questo è ormai  noto.



Dottor Diego Sabbi



In fine interviene il dottor Diego Sabbi, medico che lavora ad Arquata

 e zone limitrofe che prende per esempio il disastro del Vajont rispetto

 al principio di precauzione. Ai tempi della costruzione della 

famigerata diga, quando vennero fatte le analisi

 sulla commposizione del Monte Toc, fra gli addetti ai lavori c'era chi

 saperva che il monte sarebbe potutto franare in vari modi, ma 

l'opzione più grave ,quella poi verificatasi, venne scartata dalle 

possibilità "ufficiali". Si è visto com'è andata a finire.

Purtroppo il numero dei partecipanti rispetto alla qualità 

delle competenze presenti al dibattito era sempre 

insufficiente, a dimostrazione che chi si rimbocca le maniche 

per fare qualcosa per tutti viene ghettizzato e isolato, al 

punto che quando si va a una manifestazione la gente nuova 

si può contare sulle dita di una mano. 

Ci auguriamo che queste serate e la loro diffusione tramite i

media possano, anche se troppo lentamente, sollecitare le 

coscienze di chi non percepisce un problema che riguarda

invece tutti quanti vivono e respirano in queste zone.

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