L’INCHIESTA SU TANGENTI
E MALAFFARE TOCCA IL TERZO VALICO
“Costi alti? Rincarino i biglietti”
Marco
Grasso Matteo Indice
La
nascita della ferrovia ad alta velocità Genova-Milano, il Terzo
valico, resta travagliata dopo che sono stati fissati i finanziamenti
pubblici e avviati i primi cantieri, mentre i costi - come da copione
- lievitano. Dietro quell’opera, lo rivela l’inchiesta che ha
spinto negli ultimi giorni alle dimissioni l’ex ministro dei
Trasporti Maurizio Lupi, si muovono interessi enormi. E gli
stanziamenti, agli occhi dei magistrati, sono ingrassati per
inglobarvi tangenti e compravendite di prodotti inutili. C’è
tuttavia un punto su cui i superburocrati del ministero dei Trasporti
non intendono arretrare: i costi non devono scendere, «altrimenti si
bruciano tante cose». Al punto che l’alternativa a un
definanziamento parziale, profilata dagli stessi personaggi poi
finiti nel mirino dei pm, è l’aumento dei biglietti. Ancora una
volta è necessario focalizzare i nodi e i personaggi chiave degli
accertamenti giudiziari, condotti dalla procura di Firenze. Il
personaggio-chiave è sempre Ercole Incalza, ex capostruttura al
dicastero dei Trasporti, oggi in carcere per corruzione.
«Ci
prendono i soldi!»
Incalza
viene intercettato giorno e notte per mesi, ed emergono decine di
conversazioni sospette sul Terzo valico. «Il 22 marzo 2014 -
scrivono i carabinieri del Ros - Ida Tramonti, collaboratrice di
Incalza all’Unità tecnica di missione Grandi opere, gli segnala
che per finanziare il cosiddetto “K2” possano “andare a
prendere i fondi della Milano-Genova”, opera cui Incalza sembra
tenere molto». Il dirigente non pare granché contento, come
registrano gli investigatori: «[Se prendono i soldi lì] mi brucia
tante cose, ma tante cose guarda! Lo so già...».
Compensare
lo sconto
Cosa
sta succedendo? Lo «sconto K2» è previsto da un decreto
ministeriale del 2000, che ha introdotto un «abbassamento temporaneo
del canone di utilizzo dell’infrastruttura nazionale, commisurato
ai maggiori oneri di condotta connessi all’arretratezza tecnologica
delle linee gestita da Rete ferroviaria italiana». In pratica, si
paventa una diminuzione degli introiti per Rfi dalle concessioni
della rete, dovendo applicare in alcune aree uno sconto. E s’ipotizza
che la compensazione avvenga tagliando un po’ dai soldi per il
Terzo valico. Siccome nella divisione d’Incalza l’ultima opzione
è vista come il fumo negli occhi, si materializza la
proposta-monstre dell’assistente: «Propone - rimarca l’Arma -
una soluzione alternativa al definanziamento: “Sai cosa si dovrebbe
fare? Il ministro si fa un altro decreto di pedaggio (ovvero le
tariffe che le imprese ferroviarie pagano al gestore
dell’infrastruttura; ndr) e si scarica sul pedaggio per il valore
differenziale”».
«Si
rischia l’aumento»
Incalza
a quel punto ha un sussulto, perché sa come si rivarrà chi
eventualmente (Trenitalia per esempio) dovesse vedersi aumentare il
pedaggio: «Sì ma così fanno aumentare il prezzo dei biglietti...».
Tramonti capisce che sarebbe poco popolare, spiega che forse c’è
una via alternativa, ma poi insiste comunque sul fatto che bisogna
«scaricare» su Trenitalia (senza tenere alla fine troppo conto
delle ripercussioni sulla clientela). E rimette in guardia il suo
capo: «Questi si vanno a prendere i soldi dalla Genova-Milano!».
indice@ilsecoloxix.it
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Dopo
l’alluvione
Fondi negati al territorio
I
documenti votati da Parlamento e Consiglio regionale per chiedere al
governo di dirottare i soldi destinati al Terzo valico a favore del
territorio alluvionato non hanno avuto risposta. Dalle indagini
emerge che Ercole Incalza si era opposto. In un’intercettazione, il
ministro Lupi lo rassicura: «Tranquillo sono d’accordo con te».
Ecco perché non si possono toccare le risorse dell’ Alta capacità.
Il Comune di Arquata è stato l’ unico a proporre di dirottare i
fondi del Terzo valico. «Non abbiamo mai ricevuto riscontri - spiega
il sindaco Spineto - nonostante la priorità sia proprio mettere in
sicurezza il territorio e certamente non il Terzo valico». Ora -
dice il senatore Federico Fornaro - capiamo la ragione del silenzio
rispetto alla nostra proposta, votata da 70 senatori». Anche in
Regione maggioranza e opposizioni avevano votato una mozione.
[G.
C.]
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