domenica 14 dicembre 2014

Sintesi del Convegno su alluvioni e centraline sui nostri torrenti

Riceviamo da Antonello Brunetti una SINTESI DEGLI INTERVENTI AL CONVEGNO DI SILVANO d’ORBA del 15 novembre scorso  sulla gestione dei torrenti e sulle centraline idroelettriche della Scrivia e dell’Orba.
 
 

 
Michela Sericano
Ha richiamato il Piano Paesaggistico Regionale che deve orientare le decisioni di Province e Comuni e che attribuisce al Piota un ruolo di corridoio ecologico da preservare e migliorare dal punto di vista della biodiversità, con la riduzione degli impatti negativi sul paesaggio e sull’ambiente.
La lunghezza del canale (tra la traversa che si vorrebbe ricostruire e il punto di restituzione nel Piota, subito dopo la centrale, è di 2 chilometri.
La centrale e il canale ricadono in “Area con pericolosità molto elevata o elevata” nelle tavole del PAI e del Piano Regolatore del Comune di Silvano d’Orba e la zona tra la strada per la Pieve e l’alveo inciso del Piota su cui si vorrebbe realizzare l’edificio di centrale è stata invasa dalla recente piena.
Ha poi documentato con foto i fenomeni erosivi del fondo alveo e di tratti di sponda del Piota con la messa a nudo (nel 2011) delle condotte di gas e acqua al guado della Pieve.
 
Piero Mandarino ha cercato di demolire i luoghi comuni che spesso si sentono al “bar sport”: dal classico “hanno aperto le dighe” al “bisogna dragare i fiumi”.
Lo ha fatto utilizzando schemi animati, foto,documenti e studi delle autorità idrauliche e articoli di giornali. Ha illustrato la dinamica della piena dell’Orba del 16 ottobre originata da precipitazioni che hanno interessato intensamente solo una parte dei bacini degli affluenti. Ciò nonostante la piena ha invaso tutte le golene arrivando in certi tratti a lambire la sommità degli argini esterni e causando la distruzione di 20 metri di argine in sponda destra nei pressi di Fresonara.
La piena ha inoltre asportato alcuni tratti di strade golenali su entrambe le sponde .
I Piani di bacino prevedono dal 1996 una nuove arginature per restituire spazio alle piene del torrente non ancora realizzata per le osservazioni critiche presentate a suo tempo dai Comuni.
Resistenze delle Amministrazioni locali si erano registrate anche sui vincoli previsti prima dal PTO del Po e poi sulle aree di laminazione inserite dalle integrazioni al Piano di Assetto Idrogeologico.
Ha ricordato il rilievo topografico di 32 sezioni trasversali del Piota effettuato tra il 2007 e il 2008 nell’ambito degli studi sul Corridoio Ecologico (poi “diluito” nel Contratto di Fiume) quale base per verificare nel tempo l’evolversi della morfologia dell’alveo.
Citando Roberto Passino (già Segretario generale dell’Autorità di Bacino) ha ricordato che i “disalvei” (ossia il dragaggio del fiume) sono quasi sempre “soluzioni solo illusorie” : basti pensare alle intense escavazioni degli anni ’70 nell’Orba e affluenti e individuate dal CNR tra le concause della disastrosa e luttuosa alluvione dell’ottobre 1977.
I fattori che possono contribuire a facilitare l’innesco dei dissesti? Realizzazione di centri residenziali, aree produttive, infrastrutture nelle aree di pertinenza fluviale, errate progettazioni delle difese fluviali e delle opere di attraversamento (rii intubati, opere sottodimensionate), carenza di manutenzione e controlli, escavazione dissennata di materiali inerti dai fiumi (approfondimento degli alvei), incendi, aumento delle superfici impermeabili (cementificazione); ma è ancora troppo comodo attribuire l’alluvione al clima, alle “bombe d’acqua”, a presunti accumuli di inerti, alla vegetazione in alveo e, più recentemente, alla burocrazia.
 
Daniele Gamba
Ha parlato dell’ APPELLO PER LA SALVAGUARDIA DEI CORSI DACQUA ALLECCESSO DI SFRUTTAMENTO IDROELETTRICO con il quale le Associazioni ambientaliste, culturali e tecnico-scientifiche e i comitati di cittadini, prendendo atto
- del ritardo da parte del Governo italiano, delle Autorità di Bacino e delle Regioni nel completo recepimento della Direttiva Quadro sulle Acque, 2000/60/CE, che sostiene la necessità di ristabilire la buona qualità dei corsi dacqua e comunque di non degradarne le condizioni ecologiche;
- della necessità di promuovere azioni tese al risparmio delle risorse e dei beni comuni, alla conservazione e alla corretta gestione del paesaggio e al rispetto degli habitat naturali sulla base dei principi di partecipazione e di precauzione;
- meno del 10% dei corsi dacqua alpini mantiene ancora condizioni di naturalità elevata e anche nei corsi dacqua appenninici e nel resto del territorio italiano il livello di sfruttamento delle acque superficiali e la pressione sui corpi idrici sta rapidamente aumentando, al contrario di quanto richiederebbero gli obiettivi delle direttive europee;
- che gli incentivi statali alle fonti energetiche rinnovabili hanno scatenato una rincorsa alla costruzione di centinaia di nuove centrali idroelettriche, in particolare di piccola taglia;
- che ancora oggi molte grandi derivazioni non prevedono rilasci di deflusso minimo vitale a valle delle captazioni e più in generale le misure di mitigazione degli impatti della produzione idroelettrica sono estremamente limitate;
SOTTOLINEA  lurgente necessità di adottare tutti i provvedimenti necessari per garantire il conseguimento degli obiettivi di qualità ecologica previsti dalla Direttiva Quadro sulle Acque (2000/60/CE) e chiede, tra l’altro, alle istituzioni limmediata sospensione del rilascio di nuove concessioni e autorizzazioni per impianti idroelettrici su acque superficiali, comprese quelle attualmente in istruttoria e la contemporanea revisione degli  strumenti  di incentivo da mantenere solo per impianti che soddisfino tutti i requisiti di tutela dei corsi d’acqua e della biodiversità.
 
Gianni Repetto
Ha esordito citando un passo di “Passavamo sulla terra leggeri” di Sergio Atzeni, scrittore sardo che, raccontando la storia del suo popolo, magnifica soprattutto il modo con cui quegli antenati arcaici si muovevano “leggeri” sulla terra rispettando la natura e i suoi ritmi. Oggi, invece, il delirio di onnipotenza derivante da un malinteso umanistico (l’uomo al centro dell’universo) fa sì che gli uomini credano di poter cambiare la natura e andare contro di essa, nonostante le “lezioni” che continua a darci.
Ha citato il Vajont come esempio del fatto che in Italia non vale il principio di precauzione, ma si fa pur sapendo o facendo finta di non sapere quali saranno le conseguenze. Del resto ciò che conta è solo il denaro e forse quelle conseguenze sono funzionali a farne guadagnare ancora di più.
Ha lamentato l’abbandono del progetto di Corridoio Ecologico su Orba e Piota, ben differente dall’attuale Contratto di fiume spalmato sull’intero bacino dell’Orba. Mentre, infatti, il corridoio ecologico prevedeva delle norme cogenti di salvaguardia del corso d’acqua e delle sue sponde (fu commissionato uno studio al professor Cannata che delineò con rigore scientifico ciò che poteva o non poteva essere fatto per il bene idraulico del Piota e del tratto di Orba interessato), il contratto di fiume è sostanzialmente un accordo volontaristico tra comuni per effettuare interventi funzionali alle più disparate esigenze dei comuni stessi, che spesso non hanno niente a che fare con un’azione di salvaguardia. Per fortuna il reperimento dei fondi spetta agli stessi enti locali per cui si può ragionevolmente pensare che, se non altro, non riusciranno a fare danni
Altro punto dolente del territorio e quindi anche della gestione dei corsi d’acqua da lui evidenziato è la situazione delle Aree Protette regionali (Parchi e Riserve), considerate ormai un ingombro da chiunque vada a governare la Regione. La loro gestione, infatti,  corre seri pericoli di semplificazione e di riduzione all’ordinaria amministrazione, soprattutto se dovessero andare in porto i previsti accorpamenti di più realtà lontane tra loro, sia come distanza fisica che come problematiche dei rispettivi territori.
Ma è in generale l’idea di tutela dei territori che è in crisi, con una netta recrudescenza di clamorose infrazioni al diritto ambientale: mancanza di alcuni documenti autorizzativi e dell’analisi costi-benefici in una grande opera come il Terzo Valico, confusione tra controllore e controllato nell’espletamento della procedura di VIA, il secondo lotto dell’opera (quello che prevede la costruzione della galleria di valico) approvato senza lo studio sulle fonti, le continue deroghe alle norme di salvaguardia degli ecosistemi fluviali (ad esempio quella sul DMV, che nell’Orba consente che in estate la portata delle derivazioni sia doppia di quella che può dare il fiume).
 
Giampiero Godio
Ha illustrato il bilancio energetico, ambientale, sociale ed economico dell’idroelettrico in Piemonte.
Il 55% degli impianti hanno una bassa potenza (fino a 1 MW) ma coprono solo il 3% della potenza efficiente lorda.
Il grosso della produzione lo forniscono le centrali da oltre 10 MW (84,5%).
La produzione da idroelettrico in Piemonte è circa un settimo di quella di fotovoltaico.
In Piemonte ci sono oltre 4 milioni di mq di tetti in eternit da bonificare che potrebbero ospitare impianti fotovoltaici.
La produzione della prevista centrale sul Piota potrebbe essere la stessa erogata da impianti fotovoltaici su 5 capannoni da 1000-2000 mq oppure su una superficie di 80 x 80 mq.
Ogni anno la centrale produrrebbe 1 milione di KWh e preleverebbe 44 milioni di mc d’acqua per un tratto di 2 km (un terzo del volume del lago di Viverone).
Possiamo difendere contemporaneamente il clima e la naturalità dei fiumi con l’energia solare e con il risparmio energetico.
 
Renzo Penna
"Ha ricordato il precedente convegno dell’ottobre 2004, sempre a Silvano, dove venne lanciata l’idea del Corridoio ecologico del torrente Orba, un incontro utile (come questo organizzato 10 anni dopo)  per capire certe problematiche ambientali specialmente per un neo Assessore all’Ambiente in Provincia proveniente dal Sindacato quale lui era in quel periodo. E che il tema della tutela dell’ambiente aveva incontrato in vertenze di fabbrica – Eternit di Casale Monferrato e Acna di Cengio – legate alla difesa della salute nei luoghi di lavoro che però finiva di coinvolgere e interessare il territorio. 
Un assessorato lasciato con un anno di anticipo a cui è seguito un forte rilassamento sulle questioni ambientali. Soprattutto perché si è tornati a unificare le deleghe dell’ambiente con quelle dell’agricoltura, a scapito delle prime. A proposito dell’eliminazione dell’Ente Provincia si è meravigliato della poca contrarietà manifestata dalla politica specie in una realtà, come la nostra, dove i comuni sono molto numerosi (190), con pochi abitanti e che avranno difficoltà a far sentire la propria voce nei confronti della Regione.
Ha accennato al dibattito riemerso nel corso del recente convegno sul ventennale dell’alluvione del Tanaro: opere dimensionate per una portata di 3500 mc al secondo ma non sufficienti a contenere una piena analoga a quella del 1994, superiore ai 4000 mc -  senza realizzare le previste casse di espansione. E dove certi ponti probabilmente sono stati colpevolizzati ingiustamente.
Il modello fisico del nodo idraulico della città di Alessandria era, infatti, pronto, si aspettavano le risultanze delle prove, ma la demolizione del ponte Cittadella è stata ugualmente decisa.
Oggi il Tanaro è più basso del 1994. Sono stati estratti 10 milioni di mc di inerti lungo tutto il suo corso. Passino, il presidente dell’autorità di bacino del Po, nel 2000 in una audizione alla Camera ammise che sarebbe bastato un volume di gran lunga inferiore, ma le pressioni dei Sindaci e dell’opinione pubblica furono enormi.
Un accenno è stato fatto anche alle grandi opere che sono causa di problemi e spesso collegate ad attività di natura criminale.
Ha concluso ricordando che il paese si trova di fronte a due gravi emergenze: la disoccupazione, in particolare, giovanile e il dissesto idrogeologico causato da un eccesso di cementificazione e di consumo di suolo. In entrambi i casi un impegno sociale forte e determinato è indispensabile." 
 
Interventi dal pubblico
 
Tino Balduzzi
La maggiore produzione di energia pulita sta cambiando il mercato: L'ENEL ha appena chiuso 23 centrali termoelettriche. Ma l'energia pulita non è tutta uguale: le centrali lungo i fiumi possono influire sulle piene, il fotovoltaico no. Quelle centraline vanno quindi fermate perché, oltre che dannose per l'ambiente, sono pericolose.
Ma chi decide, la politica, spesso segue interessi diversi da quello collettivo ignorando geografia e pericoli. Basta vedere come insiste nel voler realizzare il Terzo Valico, progettato quando il pescaggio delle navi più grandi era di circa 12 metri mentre le navi più grandi di oggi non potranno entrare nei 15 metri del porto di Voltri, ma dovranno invece utilizzare, una volta terminato, il nuovo terminal da oltre 20 metri del porto di Vado Ligure che mette fuori gioco il Terzo Valico.
Francesco Fossati - Noviconsult
Il proponente del progetto della nuova centrale idroelettrica sul Piota presso la frazione La Pieve ritiene che si debba uscire “dal nostro orticello” e pensare in generale, trovare un compromesso.
Qualcuno deve rinunciare a qualcosa. Abbiamo lavorato mesi e mesi al progetto che è di dimensioni limitate: “il locale di centrale misura 6 metri  per 10 e non crea problemi”.
C’è il lago a monte (Lavagnina) che rilascia una portata artificiale e noi la turbiniamo.
Faremo un monitoraggio continuo e fermeremo l’impianto se ci dovessero essere impatti negativi.
L’impianto comporterà benefici: una convenzione che prevede l’installazione di un impianto fotovoltaico su un edificio pubblico, la spiaggetta dei silvanesi e cartellonistica.
Igor Albani  (ex Assessore Comune di Silvano oggi Consigliere di minoranza)
Lamenta il fatto che il Contratto di fiume non ha risolto niente e ritiene pericoloso il rifacimento a quota più alta della traversa. La portata rilasciata dalla diga a monte è fondamentale per la vita del torrente e non deve essere ulteriormente sottratta.
Il canale esistente, che dovrebbe convogliare l’acqua del Piota alla centrale, è a cielo aperto e serve a raccogliere le acque piovane ma nell’ultima versione del progetto lo si vorrebbe tombare realizzando una condotta in cemento.
Giuseppe Coco Vice Sindaco di Silvano
Ritiene che il convegno abbia fornito un’ottima rappresentazione della realtà.
Stima Fossati per il suo intervento contro corrente, ma ammette che in passato sono stati fatti degli errori e ritiene sia giusto dire no al progetto.
Giuliano Cannata non ha potuto raggiungere Silvano a causa del blocco strade e ferrovie a Genova. Purtroppo non abbiamo quindi il suo intervento che era quello più atteso.
 

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